Lamezia, presentato fra musiche e canti "Del sangue e del vino" l’ultimo libro di Ettore Castagna

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Lamezia Terme - "Del sangue e del vino" presentato in una libreria lametina è l’ultimo libro dell’antropologo Ettore Castagna. Un libro presentato ‘in concerto’ in quanto sono stati suonati dall’autore strumenti della tradizione greca calabrese senza far mancare altri simboli, alcuni beneaguranti, della stessa tradizione. “Il libro - come ha spiegato Ettore Castagna - non è uno scritto etnografico ma un romanzo venuto fuori dopo lunghi studi e nel quale si intersecano varie storie riguardanti le vicende di una coppia di profughi”. Il volume raccoglie tanti, diversi elementi: quelli del romanzo storico, il fantastico e la fiaba, tutti elementi che caratterizzano l’opera di Castagna che non manca di intrecci con verità, leggenda, magia e la ricerca di una realtà superiore. Lo scritto parte dalla descrizione di un popolo e degli elementi fondamentali che lo caratterizzano.

Nel volume si narra delle vicende di tre generazioni di greci nell’Aspromonte greco. Nel massiccio montuoso dell'Appennino meridionale della Calabrìa giungono due profughi Dimitri un suonatore di lira e la sua compagna Agàti entrambi fuggiti dall’isola di Creta saccheggiata dall’invasione turca. Fra i protagonisti del romanzo, descritti peculiarmente da Castagna, oltre a Dimitri e Agàti vi è la loro figlia Caterina che partorirà Nino il quale andrà a completare la terza generazione nata dalla coppia cretese. “Caterina ha la passione della tessitura e pertanto vuole imparare quest’arte e ad insegnargliela è una magara del paese, una ‘strega’ dedita alle arti magiche, mentre il cattivo del paese è il prete don Monorchio che malvede i greci. Un altro personaggio è invece Ciccu Romeo il benestante del paese”. “Anche qui - ha precisato l’antropologo - non mancano alcune tradizioni che legano la cultura cretese con quella della Calabria aspromontana in particolare in alcuni cognomi greci (Scopellitis, Argirò…) riadattati poi in italiano (Scopelliti…)”.

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L’avvocato Francesco Bevilacqua con una pertinente esegesi del mondo greco-calabrese ha dialogato con l’autore sulle argomentazioni del libro evidenziando come alcune antiche usanze relative a quell’area sussistono ancora oggi, come il chiedere ad un’anziana “la sfascinazione, il malocchio”. Ne ha rimarcato poi l’accessibilità dello stile e altri temi come la sacralità che è elemento fondamentale nel panorama greco-antico. “Il senso del sacro nei greci è fondamentale, per loro la natura è sacra e viene prima delle divinità e quello che accade ‘succede perché deve accadere’, il fine della vita - ha continuato Bevilacqua - a differenza delle altre credenze è la morte”.

In merito alla storia riportata nel testo ha spiegato, “Il libro è ambientato fra la fine del 600 e l’inizio del 700 nel periodo dell’inquisizione spagnola e in un paese dell’Aspromonte Selenù, e tratta di due profughi accolti in Aspromonte. Questa accoglienza vuole rappresentare la filoxenia cioè l’amore e il rispetto dello straniero degli antichi greci i quali vedevano l’ospite, secondo tradizione, sacro perché poteva essere una divinità nascosta, mascherata e camuffata, che voleva metterli alla prova”.

Altro tema su cui si è soffermato Bevilacqua è il magismo, la magia raccontata nel libro. “È la fiducia in un evento magico che ti fa guarire”. Bevilacqua ha poi decantato il linguaggio di Castagna, “un linguaggio che permette al lettore di immedesimarsi nel racconto perché completo di gerghi dialettali sia calabresi sia di altri derivanti dal greco”. A ‘lasciar parlare il libro’èstata Maura Gigliotti che ne ha letto alcuni brani. Il tutto è stato inframezzato da musiche e canti suonati con gli strumenti tipici dell’Aspromonte greco. A introdurre libro e ospiti Gioacchino Tavella.

 Francesco Ielà

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