Lamezia: presentato libro su “Salvatore Misdea” di Cefalì e Romeo

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Lamezia Terme - Chi è Salvatore Misdea? È un soldato, nostro corregionale che all’età di ventidue anni viene mandato a fare il servizio militare a Napoli, durante questo periodo è oggetto di continui atti di nonnismo che ledono la sua salute psichica. A quel punto Misdea si arma e con quarantotto colpi di fucile compie sette omicidi seriali. Il 21 giugno del 1884 viene condannato a morte: “Vi faccio vedere come muore un calabrese”. Queste le ultime parole del soldato e che richiamano ad un ulteriore riflessione l’uditorio presente presso Palazzo Baccari in via De Medici, dove è stato presentato il libro  “Salvatore Misdea. 1884: Follia criminale o determinazione di un soldato del Sud Italia?” presso la sede di Italia Nostra, circolo territoriale Michelina Di Cesare. Il volume edito Gigliotti è scritto a quattro mani da Francesco Antonio Cefalì e da Domenico Romeo. L’evento è stato moderato da Giuseppe Gigliotti e Franco Gallo, responsabili del Circolo Italia Nostra e Movimento unione Mediterranea.

Come può una figura cardine del post Unità d’Italia, come Salvatore Misdea, tramutarsi in un soldato serial killer compulsivo spinto da vessazioni di carattere razziale? Il libro risponde principalmente a questo interrogativo. Rappresenta un’opera approfondita dalla quale emerge una pseudocultura lombrosiana con retroscena che lasciano sbigottiti. Cesare Lombroso è colui che definisce Misdea come naturalmente criminale, rispetto a vicende irrilevanti: “Da questa storia si evince un grave dato culturale, cioè una serie di episodi razziali che portano verso una cultura negativa, l’interpretazione di un Sud inferiore al Nord, di una terra meridionale associata, ancora oggi, a terra di mafia”, afferma Gigliotti in apertura dell’evento.

L’art. 3 della Costituzione italiana richiama un principio fondamentale per la dignità umana: l’uguaglianza, conseguentemente non vi possono essere differenze ad esempio sul piano della sanità, della scuola, tra nord e sud: “Ogni passo della nostra storia serve per capire che siamo un popolo di schiavi” aggiunge il coordinatore regionale di Unione Mediterranea Franco Gallo. Molto importante nella ricostruzione storica, secondo quanto afferma Cefalì, è stato il ritrovamento di un disegno che raffigura Salvatore Misdea totalmente diverso dal disegno utilizzato da Lombroso. Misdea è sempre stato oggetto di una teoria atavica da parte del Lombroso, l’evoluzione al contrario, secondo cui i calabresi erano da considerarsi criminali in base ad una deformazione del cranio. Teorie assurde oggetto anche di parecchi studi scientifici che servivano per la giustificazione di un genocidio europeo. Ma sono stati i Savoia a servirsi del Lombroso o viceversa?

Si tratta di concetti criminali, tra questi quello fisiognomico, che non provengono certo da uno scienziato. Lombroso è colui che ha raccolto dei crani umani, tutt’ora oggetto di sequestri, e vi ha realizzato un Museo. Si tratta di resti umani trafugati illegalmente, tra i quali anche quelli di persone con disabilità: “Notizie di questo genere disonorano l’Italia che invece è uno dei paesi più belli al mondo - spiega Domenico Romeo secondo la sua visione da criminologo. Noi chiediamo che il Museo del Lombroso venga chiuso al più presto, motivo per cui è stata ideata anche una petizione on line”. Nel corso della serata vi è stato, su invito di Domenico Romeo, un momento di raccoglimento in ricordo di Adele Bruno, la ragazza di Lamezia Terme uccisa dal fidanzato quattro anni fa.   

V.D.

 

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