Murales "Maria Madia" realizzato a Pentone da artisti italocanadesi

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Pentone - Maria Madia, questo è il nome dell'opera che in questi giorni è stata realizzata a Pentone dagli artisti italo canadesi Sandra e Marcello Tarantino e Rosario Bonfanti. I tre creativi, nella  loro fatica  sono stati coadiuvati dai giovani studenti Francesco e Gabriella Calabrese. Inoltre, l'iniziativa si è avvalsa del sostegno dall'Amministrazione Comunale di Pentone con a guida il nuovo sindaco Michele Merante. L'enorme murales è collocato all'inizio del paese e  rappresenta la vita della giovane contadinella Maria Madia che la leggenda vuole che, dal rientro di una sua giornata di lavoro tra i monti della Sila Piccola, le è  apparsa la Madonna. In quest'opera, la fanciulla regge un fascio di legna sulla testa ed è circondata dall'atmosfera gradevole dell'ambiente della sua terra e dalla presenza della sua gente. Il murales è un dono che gli artisti hanno voluto fare al loro paese d’origine come gesto di riconoscenza per la gradevole ospitalità estiva che gli riservano gli abitanti di Pentone  durante i loro periodici rientri. E perché fortemente legati alla  devozione verso la miracolosa Madonna di Termine. I tre creativi, pur appartenenti alla stessa famiglia: papà, genero e figlia,  a Toronto, dove vivono e lavorano, si cimentano in discipline diverse: Sandra è  pittrice e ceramista, Rosario è scultore ed ideatore di istallazioni, Marcello cura la passione per la fotografia. In questa loro nuova opera monumentale in Calabria, insieme hanno trovato la sintesi per il gusto del bello che li accomuna e una nuova occasione per esprimersi in gruppo utilizzando la tecnica di pittura su cemento. Marcello, inoltre, a Toronto, è ideatore e organizzatore di eventi culturali che mettono in risalto la cultura italo canadese. Sandra è insegnante  presso la scuola d'arte Avenue Road Arts School di Toronto. Rosario Bonfanti vive da artista a tempo pieno e si esprime a livello internazionale attraverso  la tecnica del riutilizzo e ideando giocose opere in cemento. Ancora ce da dire che Sandra e Rosario sono marito e moglie e che hanno due splendidi figli. I loro ragazzi spesso sono figure presenti ed ispiratrici delle loro opere.

I due coniugi si sono incontrati circa 20 anni fa a Firenze dove entrambi hanno frequentato gli studi in una prestigiosa scuola d'arte legata a scambi culturali e didattici tra l'Italia ed il Canada. Insieme, una volta rientrati a Toronto, hanno proseguiti gli studi presso l'Accademia di belle Arti di questa città e poi si sono immersi nel favoloso mondo creativo dell'arte a tutto tondo. Da parte loro, numerosissime sono state le partecipazioni a mostre internazionali d'arte, ottenendone ambiti premi e riconoscimenti. Per di più hanno sperimentato strade alternative come quella di dar vita, sempre a Toronto, ad una galleria per dare oltre a sé, anche a tanti altri  giovani, l'opportunità di  esprimersi appieno ed essere meglio conosciuti ed apprezzati. Una nota particolare va espressa anche per la loro valida esperienza di utilizzare luoghi dismessi o abbandonati per farne dei contenitori d'arte e di cultura. In particolare volendo esprimere un parere nei confronti di Sandra mi piace sostenere che nelle sue opere  c'è molta ricerca  legata alla Environmental psychology (pscologia dell'ambiente) tema molto caro al famoso architetto ed artista Frank Gherry, ideatore, tra l'altro, del famoso Musey Guggenheim di Bilbao - Barcellona. Ispirandosi a lui, Sandra non dipinge quasi mai su superfici piane come può essere lo spazio di una tela o quella di una tavola di legno, o la facciata  piatta di un muro da interno o da esterno, ella predilige superfici  rotondeggianti, ovali, curve, sinuose. Allo stesso modo come è la vita entro la quale ognuno di noi, tutti i giorni, è immerso, con alti e bassi, gioie e dolori, entusiasmo e delusioni; con momenti di illuminazione, cedimenti,  incomprensioni. In questi spazi, Sandra trova l'atmosfera ideale per riportare le proprie emozioni. Nei suoi particolari, spesso c'è il proprio vissuto di figlia, di donna, di moglie, di mamma; di cittadina del mondo. Nelle sue opere compare forte lo spirito di un'anima bella, sempre alla ricerca di un proprio equilibrio legato al proprio contesto. Tutto ciò ella lo fa attraverso  macchie di colore e forme che lasciano nel fruitore  la forte consapevolezza di come questa tenace donna sia veramente brava nel suo lavoro di insegnante e di artista, e di quanto sia valida nell'esprimere le sue emozioni senza alcuna apparente invadenza nell'equilibrio della vita degli altri.  

Rosario, dal canto suo, nei suoi lavori attinge fortemente nei suoi ricordi di un’infanzia trascorsa tra i giocattoli presenti nella bottega orafa di suo padre. Con le sue giocose opere riesce ben a comunicare due forti turbamenti sempre presenti, soprattutto ora nelle grandi città metropolitane moderne: la pesantezza del vivere e la grande pressione psicologica con la quale tutti i giorni ci si deve confrontare. Tutto ciò si può ben leggere nelle sue opere in tecnica mista, (pittura-cemento), dove, in genere, la testa dei personaggi buffi che vi fanno parte, è sempre rappresentata  in forma compressa, schiacciata. Oppure nei suoi lavori con elementi del riuso dove spesso le figure che vi si trovano sono vittime di una morsa che le serra la testa. Ed ancor di più nelle sue monumentali installazioni in cemento dove i pupazzetti, gli orsacchiotti, i buffi elefantini  che ne fanno parte, danno sempre vita ad una leggerissima atmosfera giocosa, quasi infantile. Solo che questi personaggi, tratti dal mondo animale per bambini, non sono come nella realtà dove sono costruiti con delicate stoffe e soffici imbottiture, Rosario li realizza con del pesante cemento grigio e colorato. Così dalla sua mente creativa nascono istallazioni dall’apparente leggerezza ma allo stesso tempo sono strutturalmente molto pesanti. Direi ancor di più, pesantissime, così come spesso è la vita. Condizione dalla quale non ci si può sottrarre dalle fortissime forze gravitazionali nelle quali l’uomo è inserito come: il lavoro o la ricerca affannosa dello stesso,  la corsa verso il successo; il semplice muoversi da una parte all’altra di una grande città. Nell’utilizzo di tali figure legate quasi sempre alla sua età infantile, sicuramente Rosario ha tratto  spunto anche dai lavori  di un altro grande dell’arte contemporanea: Jeff Koons.  Tra i due, però, c’è  un bel distinguono: Jeff Koons con le sue colorate opere monumentali cerca una forte attenzione su di sé, tramite le quali è chiaro che vuole che chiaramente si dica: “Ma chi l’ha realizzata questa opera stupenda?”. Viceversa, Rosario predilige che si dia attenzione all’opera in sé e non verso chi l’ha concepita.

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