Studenti del liceo Galilei di Lamezia al Festival Sciabaca

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Soveria Mannelli - Si è appena conclusa a Soveria Mannelli la quinta edizione del Festival Sciabaca che ha visto la partecipazione anche quest’anno, nonostante l’emergenza Covid, degli studenti del Liceo Scientifico Galilei di Lamezia Terme, in quello che è un appuntamento ormai consolidato con la casa editrice Rubbettino, organizzatrice dell’evento. Il Liceo Galilei, diretto dalla Dirigente professoressa Teresa Goffredo, ha voluto presenziare all’iniziativa nella convinzione che la cultura, la conoscenza e l’istruzione non debbano fermarsi, neppure in momenti di emergenza come quello che si sta attraversando. Le due classi dell’Istituto coinvolte, la 4^ C e la 4^ D, guidate dai docenti Piera Adamo, Emanuele Cartella, Pina Luciano e Francesco Volpe, hanno partecipato agli eventi osservando i protocolli anti-Covid messi in atto dall’organizzazione, senza per questo rinunciare al vivere e all’apprezzare a pieno tutte le proposte culturali offerte.

La manifestazione, che nell’edizione di quest’anno ha portato il titolo “Viaggi e culture mediterranee”, è stata un muoversi tra passato e futuro, in un continuo e affascinante percorso tra origini e storie della Calabria. Nella “tre giorni” dedicata, gli studenti, entusiasti dall’offerta del festival, hanno avuto l’opportunità di compiere un viaggio culturale all’insegna della scoperta, il cui centro dell’indagine conoscitiva è la nostra regione Calabria, le sue potenzialità, i suoi aspetti caratterizzanti e le prospettive storico – culturali verso le quali guardare per valorizzarla e promuoverla. Ricco ed eterogeneo il programma del Festival, all’interno del quale gli studenti hanno avuto modo di conoscere le peculiarità identitarie del nostro territorio, quali il Codice Romano Carratelli, pregevole raccolta del XVI secolo contenente novantanove acquerelli illustranti le città fortificate delle coste calabresi, per poi passare alle preziose testimonianze storiche conservate nel Museo delle Pergamene di Bianchi, nonché al percorso enogastronomico dal titolo “Aspettando Terra Madre” organizzato da Slow food, fino ad arrivare alla scoperta del cedro di Calabria, frutto simbolo della regione, conosciuto sin dai tempi più remoti e fortemente legato alla cultura ebraica.

Di forte impatto è stata la lectio magistralis della professoressa Antonella Minelli, archeologa preistorica presso l’Università del Molise, la quale ha illustrato alcune scoperte sul nostro territorio che pongono ancora una volta all’attenzione di tutti l’importanza della preservazione del ricchissimo patrimonio culturale e storico della nostra regione. In particolare è stato presentato lo scavo risalente al 2017 che ha portato alla luce un elefante preistorico, l’Elephas Antiquus o Palaeoloxodon Antiquus, databile tra gli 800.000 e i 40.000 anni fa, rinvenuto allo stato quasi integro presso le rive del Lago Cecita. Il ritrovamento del pachiderma, unico nel suo genere nel sud Italia, testimonia come gli attuali laghi artificiali della Sila, in passato, fossero bacini d’acqua naturali, e lo scenario silano in cui vivevano questi grandi mammiferi si presentava simile all’odierna prateria africana, arida, con specchi lacustri e con poca boscaglia. Inoltre, la presenza in Europa attesta che questi animali originari dell’Africa, abbiano compiuto nel corso dei millenni, spinti dai cambiamenti climatici, le stesse rotte migratorie degli uomini. Un altro recente e importante scavo presentato dalla stessa prof.ssa Minelli riguarda invece la sepoltura di uno scheletro, risalente al 5000 a.C. e rinvenuto perfettamente completo, all’interno di una nicchia naturale della grotta di Sant’Angelo a San Lorenzo Bellizzi (CS), sul monte Pollino. La scoperta, non di poco conto, introduce un nuovo tassello nelle conoscenze della storia degli antichi insediamenti umani, testimoniando la presenza umana in età paleolitica di unità abitative e sepolcrali in grotte in altura.

Sciabaca ha dato modo di riflettere sul grande valore intellettuale dell’opera di Saverio Strati, scrittore contemporaneo originario di Sant’Agata del Bianco, definito, dalla nipote e scrittrice Palma Comandè e dal prof. Domenico Talia, quale “scrittore in viaggio” per aver vissuto in prima persona il fenomeno dell’emigrazione e per aver identificato il viaggio fisico e il viaggio letterario come un unicum nel quale il vissuto diventa esperienza narrata. Nella conferenza si è sottolineato come Saverio Strati, in quanto precursore del neorealismo antropologico, debba essere annoverato tra i più importanti autori italiani e incluso di diritto tra gli scrittori oggetto di studio nelle scuole, avendo saputo mostrare e raccontare, attraverso una nuova visione letteraria, il dinamismo intrinseco delle masse, attraversate da fremiti di vita. E infatti per l’autore le masse non sono più inermi e passive come nella visione più propriamente neorealista, ma i contadini e gli operai di Africo – con i quali lo stesso Strati per anni aveva lavorato – esprimono non una mera rassegnazione bensì la presa di coscienza che il sapere possa essere volano di crescita e strumento per rivendicare i propri diritti e per migliorare le proprie condizioni di vita. La portata di questo messaggio si impone ancora oggi, nonostante i mutati scenari sociali e storici, come fortemente attuale e di grande valore culturale per le nuove generazioni. Suona come un vero e proprio auspicio di riflessione per le nuove generazioni la definizione della parola “cultura”, fil rouge del Festival, che il prof. Mario Caligiuri ha definito quale parola magica che collega il cielo con la terra, derivante sia da “culto”, nel senso di pratica divina, e sia da “coltivare” che ci riporta alla terra e al suo significato originario, come fonte di vita e di civiltà.   

"Un Festival come Sciabaca che costruisce reti non può prescindere dal rapporto forte con il mondo della scuola, con il capitale immateriale più prezioso che abbiamo che è costituito dai ragazzi. Anche quest'anno il Liceo Galilei di Lamezia Terme è stato protagonista attivo del Festival, partecipando con entusiasmo a tutte le iniziative. Ringrazio la dirigente Teresa Goffredo e i docenti che hanno creduto, anche in un anno difficile come il 2020, nell'importanza della contaminazione non solo tra mondo della scuola,  dell'impresa e della cultura, ma nel valore formativo per i ragazzi dell'esperienza attiva nella progettazione e organizzazione di un evento culturale": questo il commento del Dottor Florindo Rubbettino a conclusione dell’evento.

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