Trame.6, “Il salotto in tv” con Formigli e Vianello: l’audience è la droga del nostro mestiere - VIDEO

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Lamezia Terme - “Sono tutti molto più attenti a cosa succede nel giardino di casa e disattenti alle cose a cui non riusciamo a porre una soluzione. Non vogliamo ascoltare discorsi a cui non sappiamo trovare un rimedio. Forse in parte è dovuto al fallimento della nostra classe politica. E non credi più che le persone che vengono in televisione a parlarti della mafia abbiano una soluzione. Per molti ascoltatori è una battaglia persa per sempre. E non è di interesse nazionale”.

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Intervista di Maria Arcieri

Questo è uno degli interventi di Corrado Formigli, giornalista di punta di La7, conduttore e autore di “Piazza Pulita” che ha discusso de “Il salotto in tv” nel corso di Trame.6, festival dei libri sulle mafie in piazzetta San Domenico. Un’attuale e interessante tematica che con, Andrea Vianello, giornalista ed ex direttore di Raitre e Gaetano Savatteri, giornalista e direttore del festival, hanno affrontato con un costruttivo dibattito sulla crisi del talk show. Un’argomentazione di interesse pubblico che ha visto riempire il piazzale del dibattito di curiosi e patiti di questo genere televisivo e ha cercato di scovare il motivo del suo disinteresse.

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“Il salotto in tv” era il tema del confronto tra i tre professionisti del giornalismo televisivo che hanno cercato di analizzare il fulcro della crisi e di quello che anni fa creava alti indici di ascolto e che oggi fa quasi scappare il telespettatore da quello che un tempo si chiamava salotto in tv ora si chiama talk show. Per Corrado Formigli “il genere è nato proprio sulla mafia. Da ‘Samarcanda’ a ‘Rosso e Nero’ e raccontavano le stragi di mafia e dove si offriva un discorso pubblico che si è sicuramente perso.    E quando uno ti viene a proporre una storia di mafia non sai bene cosa dire. E soprattutto, pensi, ma a chi interesserà e quanto ascolto farà. Oggi la dimensione pubblica si sta  restringendo”. Per Savatteri che lo ha incalzato con domande spinose “E’ impossibile che ci si debba occupare solo di programmi che aumentino l’auditel. E  forse è questo che ha portato i giornalisti a scegliere i temi dei programmi”. Mentre per  Andrea Vianello, che ha iniziato in Calabria la sua carriera professionale, “ci sono responsabilità complesse e collettive. E bisogna riportare in televisione il sud, perché è un patrimonio scomparso. Ma - aggiunge - non è facile proporlo perchè ormai l’audience è la droga del nostro mestiere, che ti fa capire se quel che hai fatto funziona. Il servizio pubblico quando si rivolge a pochissime persone rischia di non esserlo più. Cercare l’ascolto è importantissimo e vuol dire capire cosa vuole vedere la gente. E anticipa le cose che vuol sentirsi raccontare. C’è un decadimento dell’impegno civile del paese, un atteggiamento più egoistico” per l’ex direttore di Raitre. Per i relatori, il termine show, accanto al talk è un termine, in questo momento sotto accusa.

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“Non c’è il sud negli ascolti dei programmi - dice il presentatore di Piazza Pulita - forse perchè non si vede rappresentato”. “I maggiori fruitori dei talk show - aggiunge Vianello - sono soprattutto cittadini del nord-ovest e del nord-est”.Per Formigli, “non funziona più in televisione l’analisi di qualunque tema complesso che non ha soluzione  e che  pone una questione complicata”. “E per questo che le scalette dei talk-show sono ormai impazzite e se non succede qualcosa ogni due minuti sembra che la trasmissione si fermi. E’ una nevrosi che porta il rischio di non avere più una controprova e forse dovremmo iniziare a fare il nostro mestiere perbene e di raccontare.  Forse siamo vittime del pregiudizio che la mafia non fa più ascolto. E, così non è, - ha concluso il giornalista che conduce uno dei programmi più seguiti su La7”.

Maria Arcieri

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