Trame.7, la criminalità organizzata in Germania a dieci anni dalla strage di Duisburg

Strage-Dusiburg-Trame.jpg

Lamezia Terme - Una situazione quasi paradossale quella emersa dal confronto a due voci fra Sandro Mattioli e Bernhard Pfetschinger, invitati a discutere con Angela Iantosca sul palco di Trame dell’aria che si respira in Germania a 10 anni dalla strage di Duisburg, evento culminante di una faida fra le ‘ndrine Strangio e Pelle-Vottari che il 15 agosto 2007 si chiuse nello scontro a fuoco davanti al ristorante italiano “Da Bruno”, che costò la vita a sei persone. “La Germania era in uno stato di shock” dice il giornalista e regista tedesco Pfetschinger, che occupandosi del caso scoprì che la polizia tedesca era in possesso da tempo di informazioni che avrebbero potuto evitare la cosa. “Ma in Germania avviare inchieste senza prove, servirsi di intercettazioni o aprire la posta privata è cosa impossibile, anche per la polizia.” Come confermato anche dall’italo-tedesco Mattioli, presidente dell’associazione “Mafia?No, danke”,  la legislazione vigente nel paese risente fortemente del bisogno di scongiurare che il passato nazista possa ripresentarsi e attua in questo senso una serie di precauzioni in difesa dell’individuo, che vengono tuttavia spesso strumentalizzate per coprire gli “affari personali” di mafiosi o ex nazisti. “In Germania non esiste a tutt’oggi il reato di associazione mafiosa” sottolinea Mattioli – mentre esistono sanzioni applicabili nei confronti dell’associazionismo di matrice islamica, ad esempio. Il problema non viene negato, ma la gente “vuole dimenticare”, soprattutto per non subire danni d’immagine. Vige inoltre l’opinione falsa e diffusa che i mafiosi possano “normalizzarsi” se inseriti in contesti di sicurezza materiale.

“Dopo l’arresto dei colpevoli per la Germania il caso era chiuso” dichiara Pfetschinger, e Mattioli rincara che “per cambiare la situazione servirebbero altre dieci Duisburg”.  Assente la tutela nei confronti dei giornalisti che decidono di affrontare l’argomento e che sono sottoposti primariamente, e sopra ogni altra regola, al codice penale e civile valido per tutti i cittadini, e dunque se indagano e fanno dei nomi, anche fittizi, raccontando storie vere, vengono denunciati senza remore dai diretti interessati – cosa capitata di recente ad una nota cronista tedesca che sarà giudicata a fine mese e che rischia un’ammenda di 50.000 euro. Ma a quanto pare la cosa peggiore non è questa. Il fenomeno mafioso in Germania è in sorprendente crescita e manca ancora un approccio sistematico al problema, che si esprime soprattutto nel riciclaggio: un’enorme quantità di capitali vengono trasferiti e gestiti in maniera eclatante eppure poco tracciabile. “Ogni anno in Germania 100 milioni di euro vengono riciclati, e una buona parte sono sul conto delle mafie italiane”, dice ancora Mattioli, la cui associazione conta al momento circa un centinai d’iscritti. Difficile cercare un lato positivo o di sviluppo in questa situazione, e sembra che in Germania negli ultimi dieci anni non sia cambiato niente, se non attraverso la nascita di gruppi che decidono di associarsi - e possono farlo - contro la criminalità organizzata.

Giulia De Sensi 

© RIPRODUZIONE RISERVATA