Un viaggio alla scoperta della ricchezza del patrimonio floristico calabrese nel libro “Etnobotanica in Calabria"

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Lamezia Terme - Sono tante le cose che stanno sotto i nostri occhi ma rimangono un segreto. Tante le cose che osserviamo ogni giorno ma che ci appaiono sostanzialmente estranee, cose di cui ignoriamo il valore, la capacità d’uso e con essa il rispetto che nasce da una perduta affinità. Oggi che il mondo è alla portata di uno schermo pretendiamo di sapere tutto mentre in realtà abbiamo tutto da imparare dall’osservanza delle leggi della natura da cui tutti noi dipendiamo ma che non rispettiamo.

Adesso in un libro, tre calabresi ostinati si sono assunti la responsabilità di guidare il lettore in un viaggio di meraviglia e stupore alla scoperta della straordinaria ricchezza del patrimonio floristico calabrese, non solo in termini di biodiversità, ma anche come patrimonio di risorse naturali sapientemente utilizzate dal mondo rurale. Il libro si intitola “Etnobotanica in Calabria. Viaggio alla scoperta di antichi saperi intorno al mondo delle piante” (Rubbettino, 2017, pp. 341). I tre autori portano lo stesso cognome, Lupia, Carmine, Raffaele e Antonella, etnobotanico e presidente della Riserva della Valli Cupe il primo, padre e figlia gli ultimi due, lei laurea in scienze fisiopatologiche e specializzata in biochimica clinica, lui esperto in scienze agrarie e forestali. Questa volta non c’è stato bisogno di uno “straniero” per scoprire le cose di casa, invertendo l’acuta osservazione di W. G. Sebald, il geniale scrittore tedesco di casa in Gran Bretagna, che ebbe a dire che “Il nativo del luogo vede raramente quel che vede lo straniero”.

I Lupia le cose le vedono invece, in un dialogo serrato con le piante ne sanno cogliere il significato profondo e unico che restituiscono in questo lavoro. Cinquecentotrenta (530) piante raccontate sia dal punto di vista scientifico che storico-culturale, in una pubblicazione tra le più complete e affascinanti nel panorama etnobotanico italiano. Memoria orale e scienza indagate e mixate con rigore e intelligenza da professionisti di solida formazione, ma soprattutto mossi da una strenua passione per il proprio habitat.  Nel libro, frutto di una ricerca che va avanti da oltre venti anni, (il libro è l’approfondimento e l’estensione di un lavoro precedente) cura e rigore della ricerca s’incontrano con l’evidente sensibilità degli autori nel restituire con azzeccate narrazioni la magia di ciascuna singola pianta esaminata, facendo emergere come fiori ed alberi, piante ed erbe sono indissolubilmente legati al cammino dell'uomo attraverso i secoli.

Non solo descrizione scientifica, tattiche che le piante attuano per sopravvivere o per primeggiare verso altre specie o per cooperare, ma anche la testimonianza di una antica e delicata sintonia con l’uomo li dove vengono svelati gli usi tradizionali raccolti attraverso una lunga peregrinazione nelle diverse aree della Calabria: piante da cui è possibile ottenere gustose paste o decotti per lo svezzamento dei bambini con accompagnamento di recitazioni magiche; quelle per curare i disturbi intestinali di cani e gatti; erbe usate sulle ferite come emostatico; piante di cui si utilizzavano le capacità tossiche per pescare nei torrenti; e poi ancora, per preparare inchiostri, tisane, emollienti per la pelle dei bambini, antiparassitari, strumenti musicali, contenitori, erbe alimentari, per rituali magici, per rinsaldare amicizie o anche per allontanare gli influssi negativi, per giocare, per curare gli animali da gregge. Sia chiaro. I Lupia non sono profeti o santoni della new age, cantori di una presunta perduta arcadia in cui l’età media era 35 anni, i neonati morivano a frotte, la pellagra imperava e una banale infezione ti spediva all’altro mondo. Come si legge nell’introduzione questo libro vuole essere anzitutto “un riconoscimento al mondo rurale calabrese, depositario di un sistema di saperi di altissimo livello, anche se sprezzantemente e sbrigativamente liquidato, in cui si ritrova invece una straordinaria capacità di apprendimento dei più intimi meccanismi di funzionamento della natura, una competenza esemplare su piante e animali, una padronanza incredibile di esperienze e conoscenze pratiche, un bagaglio inesauribile di consapevolezza tanto da suscitare un profondo sentimento di rispetto e di ammirazione in chiunque si avvicina a questo mondo con la curiosità dell’intelligenza viva e la serenità di giudizio degli spiriti liberi”.

Questo libro è un ulteriore tassello per aiutare la leggibilità consapevole del paesaggio calabrese, uno stimolo alla conoscenza che produce rispetto, l’unica cosa che può far cambiare l’atteggiamento dell’uomo. In una delle tante camminate con Carmine un giorno mi ha fatto raccogliere il sigillo di re Salomone, una pianta che tutta la letteratura scientifica considerava tossica, non commestibile. Lui aveva scritto che da secoli in Calabria veniva mangiata, avendo l’accortezza però di raccoglierla in una specifica finestra di tempo. Era stato criticato da un professore inglese che con una mail gli aveva contestato “di volere uccidere la gente”. Invitato in Calabria il docente ha potuto sperimentare di persona che provette, alambicchi, reagenti e microscopi dovevano cedere il passo all’antica sapienza contadina. Mi sono fidato del racconto. La frittata con l’erba era divina!

Claudio Cavaliere

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