Due valori dell’economia di pace: sussidiarietà e capitale sociale

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Lamezia Terme - Proseguendo il discorso sull’economia di pace, iniziato esattamente un anno fa, da queste colonne, da Nelida Ancora, ci stiamo convincendo sempre di più che lo sviluppo del Mezzogiorno non può prescindere da due fattori fondamentali, contenuti e proposti dalla dottrina sociale della Chiesa: la sussidiarietà e il riferimento ai valori umani (dignità della persona umana, solidarietà e bene comune).

Nel sistema economico moderno, accanto allo Stato ed al mercato devono poter operare le organizzazioni della società civile, che rappresentano il cosiddetto capitale sociale, inteso come insieme di valori, di stili di vita, di norme di comportamento che indirizzano le scelte individuali verso la promozione del bene comune.

A questi organismi va riconosciuto -  grazie al principio di sussidiarietà – il diritto di nascere ed ai cittadini di organizzarsi in tal senso anche per poter accedere ai luoghi delle decisioni pubbliche e partecipando alla vita democratica. Questa visione porta a spostare il focus della auspicata ripresa verso la periferia dello Stato, attuando  il pluralismo dei sottosistemi sociali, dai quali deve venire la spinta per un nuovo sviluppo. Lo sviluppo va rapportato all’attivismo di una società civile impegnata nella promozione  dell’interesse collettivo; possiamo dire che nei territori dove è alto il livello di capitale sociale maggiori sono le possibilità per una ripresa.

Ma cosa intendiamo per capitale sociale? Il termine ha una duplice connotazione: capitale produttivo e capitale relazionale , frutto della declinazione di  due principi cardine dell’essere cittadino: “fiducia e  reciprocità”. Il rapporto tra  capitale sociale e bene comune  in un territorio è il solo parametro per misurare la capacità della comunità di trascendere l’immediato interesse del nucleo familiare (familismo amorale), causa ed effetto del sottosviluppo dei  territori nel Mezzogiorno.

Anche a livello macro il diffondersi e il moltiplicarsi della fiducia generalizzata o interpersonale permettono la creazione di reti sociali (social networks), fiduciarie, formali e informali, che stimolano reciprocità e cooperazione, qualificando il capitale sociale. La mancanza di un rapporto fiduciario tra cittadini ed istituzioni è un fattore chiave del sottosviluppo di un territorio: in questi contesti va rafforzato l’investimento nel capitale sociale di tipo relazionale.

Un investimento, questo,  che inciderà anche nello sviluppo economico oltre che sociale, infatti il capitale sociale permette di ridurre i costi di transazione e di incertezza associati agli scambi economici e di incoraggiare gli investimenti. La “fiducia” in  una determinata area geografica rappresenta il termometro della crescita  socio-economica della stessa. Nelle società “ad alta fiducia” si investono meno risorse per la  tutela degli interessi individuali  (contro comportamenti opportunistici nelle transazioni economiche,  contro violazioni illegali-criminali) liberando risorse da destinare ad investimenti di sviluppo.

Al contrario una “bassa fiducia” scoraggia investimenti in innovazioni e sviluppo. L’assenza di fiducia è uno dei principali fattori alla base del ritardo dei processi di sviluppo non solo del Mezzogiorno, ma a livello mondiale. Nel Sud è necessaria  la forte presenza di una società civile organizzata e motivata per promuovere  la consapevolezza di essere “popolo”.

Una società civile responsabile e protagonista di nuovi processi avrebbe effetti  positivi  anche su altre sfere dell’economia come, ad esempio, la pratica della Responsabilità Sociale d’Impresa  (RSI) o Corporate Social

Responsibility (CSR) per le imprese profit;  il non-profit, in questo caso, diverrebbe un “alleato” per le imprese competitive al fine di migliorare il contesto in cui operano.

Il collegamento fiduciario tra popolo, professioni e territorio gioca un ruolo fondamentale per il buon funzionamento dei mercati e la sostenibilità dello sviluppo economico.

La fiducia crea partecipazione, aumentando la reputazione e riducendo gradualmente l’incertezza e la sfiducia,  migliorando così  la performance dell’intero sistema economico di un territorio.

Per uscire dalla Grande Depressione del 1929 fu necessario il New Deal (programma di investimenti collettivi), per superare l’attuale lunga crisi economico-finanziaria  diventa strategico il modello della produzione di valore:  un valore economico che sappia legare i territori alle  persone ed all’ambiente,  ecologia umana, ritornando alla capacità di fare un’economia partendo dalla valorizzazione del territorio.

In questo legame popolo e territorio vanno ricordate le incisive espressioni pronunciate dal S. E.za Mons. Luigi Cantafora nel suo recente  discorso augurale alla Città di Lamezia Terme, in occasione del Santo Natale, che richiamano le parole del libro scritto dall’allora Cardinale Bergoglio ha risuonato per noi come voce esperta, vicina e autorevole: “Noi come cittadini. Noi come popolo”.

 

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