Nelida Ancora: immigrazione, “deficit della politica” sfida per la pace

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Lamezia Terme - In questi ultimi giorni numerose le voci che si sovrappongono a commento delle parole pronunciate da S. Ecc.za Mons. Nunzio Galantino, Segretario della Conferenza Episcopale Italiana, con riferimento non ad un semplice problema bensì a quella che rappresenta una emergenza epocale,  una priorità “politica”, non solo italiana bensì universale,  quella che Papa Francesco ha definito “la terza guerra mondiale combattuta a puntate”. E’ questa l’origine dei flussi migratori in atto nel mondo  che da tempo hanno superato la soglia della governabilità per i singoli governi nazionali,  rappresentando una vera sfida per  l’umanità del terzo millennio. Sono grata a Mons. Galantino come cristiana per aver dato voce ai tanti cattolici italiani che da tempo, in silenzio,  avvertono l’esigenza di una Chiesa, di un popolo,  capace di impegnarsi non solo a difesa dei principi non negoziabili bensì per indicare con coraggio la direzione da seguire per affrontare e costruire il futuro, governando il  contingente. Gesù Cristo è morto e risorto per la salvezza dell’umanità, tutta,  non per rappresentare un eroe del  suo tempo storico. Sono grata a Mons. Galantino come cittadina per aver avviato, con coraggio, un processo nel nostro paese, piaccia o meno, “di confronto e di riflessione” sul senso della politica e sulla necessità di “recuperare fiducia nella fede e nella politica”. (Lectio Magistralis Fondazione Alcide De Gasperi Pieve Tesino 18 agosto 2015). Una necessità avvertita da tutti quei cattolici, ed io tra questi, impegnati nella “evangelizzazione” attraverso la Dottrina Sociale della Chiesa consapevoli della necessità di una elaborazione culturale per affrontare la sfida posta dalla globalizzazione ed in coerenza con  i nostri valori, i nostri fini ultimi: giustizia e pace. La denuncia di un deficit della politica credo sia un dovere ed una responsabilità di tutte le persone cristiane e non che abbiano a cuore il futuro del nostro paese, un deficit che percepiamo ogni giorno riscontrando un  malessere diffuso nel nostro paese ed in particolare tra i nostri giovani.

Questo non vuol dire prendere posizione contro la politica, contro il governo, “NO”, bensì una assunzione di responsabilità per contribuire al “bene comune”, fine ultimo anche della politica. Un cristiano ha ben chiaro quanto Gesù ha insegnato: «Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio», da qui il fondamento della democrazia, quale unica via, fino ad oggi conosciuta,  per coniugare il rispetto della persona e l’interesse della comunità.  Il Cardinal Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco, il 16 ottobre 2010 in occasione della XIII Giornata di Pastorale Sociale tenne un discorso da cui il libro “Noi come cittadini, noi come popolo”,  un discorso diretto a tutti ed in particolare ai governanti, in cui parlò di “deficit della politica”: “Abbiamo quindi un deficit di politica, intesa nel senso ampio del termine, come “la forma specifica che abbiamo per relazionarci  in  società. L’aspetto politico ci comprende tutti ed è responsabilità di tutti, anche se non siamo direttamente impegnati in attività politiche”… .Questa situazione chiama direttamente coloro che sono impegnati nell’attività politica… . E’ ora di riconoscere e di ammettere con coraggio che, in quanto dirigenti, spesso non siamo stati all’altezza della sfida che abbiamo dovuto affrontare”… la diagnosi del divorzio tra governanti e popolo tra élite e popolo figura nella maggior parte dei lavori di analisi sulla nostra evoluzione storica… .” Parole rivolte ad un Paese, l’Argentina, ma parole nutrite da quella “Verità” che supera ogni barriera di spazio e di tempo, molto appropriate anche alla nostra attualità italiana. E’ questo richiamo chiaro e forte alla nostra responsabilità, di cristiani e di cittadini,  di riappropriarci del nostro diritto-dovere di partecipare alla costruzione del nostro futuro attraverso quel confronto e riflessione a cui Mons Galantino fa riferimento, un invito alla nostra coscienza di contribuire a colmare questo “deficit”, delineando tutti insieme un “orizzonte più ampio, un orizzonte utopico condiviso”. “Per questo di fronte agli impegni socio-politici attuali, dobbiamo fare lo sforzo di recuperare questa dimensione individuale, personale…per farla interagire con la dimensione sociale, collettiva e strutturale della vita comunitaria… a questo obbedisce il titolo “noi come cittadini, noi come popolo; come cittadini in seno ad un popolo” (Card. Bergoglio).

Le parole di Mons. Galantino possono offrire a tutti noi, italiani,  l’occasione per superare le nostre miopi divisioni prendendo coscienza della “realtà” ed avviare il processo per diventare “popolo”, chiedendoci come cittadini non solo come poter soddisfare il nostro interesse privato bensì come poter  contribuire al bene comune, questa è azione politica, non necessariamente attività partitica. Ho letto con interesse l’intervista di Arturo Celletti ed Eugenio Fatigante a Romano Prodi su Avvenire del 20 agosto 2015, nella quale facendo una attenta analisi dello scenario mondiale europeo ed italiano denuncia un “deficit della politica” parlando  di “leaders barometrici, leaders  con visione corta, che si fanno guidare da sondaggi, incapaci di progettare, di ragionare sul futuro”. Se noi cittadini italiani, cattolici e non,  sapremo attivarci per “farci popolo”, riappropriandoci della nostra storia,  riscoprendo la  nostra identità “creativa”  saremo artisti del nostro sviluppo,  promotori di giustizia e messaggeri di pace.

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