Svimez: Pil, nel 2023 sud in recessione a -0,4% e la Calabria a -0,9

pilsvimez_4e720_fc7b7_fba10.jpg

Roma - Nel 2023 il PIL meridionale si contrarrebbe nel 2023 fino a -0,4%, mentre quello del Centro-Nord, pur rimanendo positivo a +0,8%, segnerebbe un forte rallentamento rispetto al 2022. Il dato medio italiano dovrebbe attestarsi invece intorno al +0,5%. È quanto emerge dal Rapporto Svimez 2022, giunto alla sua 49esima edizione, presentato oggi alla Camera dei deputati. Un mezzogiorno ‘sotto shock’ prova a resistere e a rimettersi in gioco. Covid, ucraina, crisi energetica e inflazione impattano su famiglie e imprese e riaprono forbice tra nord e sud. Servirebbe: rafforzare interventi contro caro prezzi e rilanciare gli investimenti e politiche industriali.

pil-2022-11-28-alle-13.04.40_c3138.jpg

Istruzione

Tra i divari tra Nord e Sud rimangono preoccupanti quelli nella filiera dell’istruzione. I servizi socio-educativi per l’infanzia sono caratterizzati dall’estrema frammentarietà dell’offerta e da profondi divari territoriali nella dotazione di strutture e nella spesa pubblica corrente utilizzata dalle Amministrazioni locali. In Italia la percentuale dei bambini di età compresa fra i 3 e i 5 anni che frequenta una struttura educativa (93,2%) è più alta della media europea (89,6%). Nella scuola d’infanzia, la carenza d’offerta a sfavore del Mezzogiorno riguarda soprattutto gli orari di frequenza.

Nel Mezzogiorno è molto meno diffuso l’orario prolungato (offerto solo al 4,8% dei bambini); viceversa è più diffuso l’orario ridotto (20,1%) rispetto al Centro-Nord: 17,0% e 3,6% rispettivamente per orario prolungato e ridotto. Mentre nella scuola primaria la percentuale di alunni che frequenta a tempo pieno è più bassa nelle regioni meridionali (18,6%) rispetto al resto del Paese (48,5%). Nel Mezzogiorno circa 650 mila alunni delle scuole primarie statali (79% del totale) non beneficiano di alcun servizio mensa. In Campania se ne contano 200 mila (87%), in Sicilia 184 mila (88%), in Puglia 100 mila (65%), in Calabria 60 mila (80%). Nel Centro-Nord gli studenti senza mensa sono 700 mila, il 46% del totale. Circa 550 mila allievi delle scuole primarie del Mezzogiorno (66% del totale) non frequentano scuole dotate di una palestra. Solo la Puglia presenta una buona dotazione di palestre mentre registrano un netto ritardo la Campania (170 mila allievi privi del servizio, 73% del totale), la Sicilia (170 mila, 81%), la Calabria (65 mila, 83%). Nel Centro-Nord gli allievi della primaria senza palestra corrispondono al 54%. Analogamente, il 57% degli alunni meridionali della scuola secondaria di secondo grado non ha accesso a una palestra; la stessa percentuale che si registra nella scuola secondaria di primo grado.

Inoltre, emerge che il tasso di occupazione femminile nel Mezzogiorno è molto lontano dalla media europea.

Svimez: misure contro caro prezzi e politiche industriali

La situazione delle regioni meridionali impone una duplica sfida alle politiche nazionale: rafforzare gli interventi contro il caro prezzi e rilanciare gli investimenti e le politiche industriali. È la conclusione a cui giunge il Rapporto Svimez, presentato alla Camera dei Deputati. Secondo l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, va assicurata continuità alle misure contro il caro energia: per mitigare l’impatto sui bilanci di famiglie, soprattutto le più fragili per le quali i rischi di una nuova povertà energetica sono più concreti; a favore delle imprese, per salvaguardarne l'operatività, rinnovando lo sforzo profuso durante l’emergenza Covid. Dall’altro, è essenziale accelerare sul fronte delle misure di rilancio degli investimenti pubblici e privati dando priorità alla politica industriale attiva per ampliare e ammodernare la base produttiva soprattutto meridionale, condizione imprescindibile per la creazione di buona occupazione.

"Nonostante gli obiettivi chiari - si legge nel rapporto - ci troviamo ancora in un quadro di politica industriale complessivamente poco incisivo e alquanto frammentato nel quale manca una strategia che guidi il nostro Paese verso l’individuazione di obiettivi e aree tecnologiche e produttive prioritarie. La debole selettività di buona parte delle misure di politica industriale rappresenta una delle cause delle difficoltà dell’Italia a superare i divari produttivi con gli altri paesi europei e del Mezzogiorno a superare quelli con il Centro-Nord". 

© RIPRODUZIONE RISERVATA