Il voto al Sud. Un’interpretazione

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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filippo_veltri-05182018-090146.jpgL’affermazione dei 5 Stelle al Sud, nella consultazione elettorale del 4 marzo 2018, potrebbe non essere altro che l’atto conclusivo di un dramma già consumatosi nei decenni scorsi, quando si avviò la rottura del sistema politico della Prima repubblica ad opera della Lega Nord e la progressiva sostituzione della “questione meridionale” con la “questione settentrionale”.

Quali connessioni potrebbero esserci, non solo politiche ma anche culturali, tra queste due vicende? Quali elementi di continuità nella costruzione di una peculiare visione dell’Italia e della sua storia nazionale? Si è trattato di una regressione antropologica a forme antiche di ribellismo o è stato, invece, un adeguarsi a un cambio di ceto dirigente dato ormai per scontato a seguito dell’esaurirsi definitivo di un intero ciclo storico-politico? So bene che ci sono anche altre ragioni interne ed esterne al Mezzogiorno che hanno determinato l’esito del voto.

Ma vorrei seguire questo percorso di ragionamento, questa pista ipotetica, per verificare l’esistenza di aspetti sottovalutati nelle analisi di questi giorni e che potrebbero invece aiutarci a comprendere meglio il successo dei grillini. Come ha scritto il politico e storico Enzo Santarelli, il Mezzogiorno è la vera cartina di tornasole con cui misurare le diverse interpretazioni della storia nazionale. E allora vediamo se anche in questo caso, tale criterio funziona.

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