Da Conflenti al Regno Unito, la storia di Gianluca tra la passione per le lingue e i timori della Brexit

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Lamezia Terme - “La sera del 31 gennaio ho sentito i fuochi d'artificio nel vicinato. Festeggiavano l'uscita dall'Ue. Quei fuochi mi hanno molto colpito”. In questa frase Gianluca Raso, 38 anni, partito da Conflenti, (piccolo paese del lametino) da 12 trapiantato nel Regno Unito, racchiude tutta la sua amarezza e i timori per questa nuova situazione. In Inghilterra, Gianluca, ha conosciuto sua moglie e ha messo su famiglia. Lavora come docente ed è responsabile dell’insegnamento di lingue. Un sistema, quello educativo, che ha imparato ad apprezzare, basato solo sulla meritocrazia.

Resta, quindi, ancora alta la preoccupazione dopo la Brexit per migliaia di italiani, e anche calabresi, che vivono nel Regno Unito dove nonostante tutto continuano a lavorare e a dare il massimo lontani dall’Italia. Come tanti giovani anche lui ha lasciato il Bel paese per trovare fortuna altrove, precisamente a Bracknell, nella contea del Berkshire. Ci ha raccontato la sua vita in Inghilterra ma, soprattutto, l’amore immenso per la sua terra d’origine: “è più facile dire cosa non mi manca di Conflenti”, ha svelato a il Lametino.it raccontando la sua esperienza di “cervello in fuga”.

Ti definiresti un Cervello in fuga?

“Cervello in fuga. In fuga lo sono stato sempre, cervello no. Un piccolo aneddoto: alla gita scolastica a Parigi con un piccolo gruppo di compagni di classe scappammo per andare a Disneyland senza autorizzazione. Ora che sono professore, se i miei studenti facessero una cosa simile mi verrebbe un colpo al cuore. In seguito, la ‘mini fuga’ all'Università di Cosenza. Poi la fuga in Spagna con il progetto Erasmus e infine la fuga definitiva in UK. Il cervello lo avevano gli altri. Fin da quando mi sono trasferito a Conflenti e poi nelle varie fughe mi sono sentito circondato da persone con un gran cervello e potenziale. Credo che forse ho sempre cercato di copiare le qualità delle persone che mi circondavano”.

Parlaci della tua formazione…

“Vengo da un liceo scientifico che francamento non mi ispirò. Poi privo di idee mi buttai nelle lingue e nel turismo - tedesco, inglese e spagnolo. Il tedesco non durò a lungo e mi concentrai nello spagnolo e nell’inglese. Ebbi la fortuna di visitare e vivere in entrambi i paesi. Senza ombra di dubbio per imparare una lingua bisogna vivere in quel paese. Studiare altre materie interessanti, piano piano mi aprì la mente ed ebbi anche la fortuna di avere insegnanti/lettori che venivano da altre realtà e luoghi diversi. In poco più di tre anni mi sono laureato con 105/110. Non male per uno con poco cervello”.

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Quali sono le criticità del sistema universitario italiano?

“Al sistema universitario, ai miei tempi, quindi quasi 20 anni fa, non c'era niente da criticare... magari le solite cose, un po’ di organizzazione, qualche fondo in più. Francamente mi ritenevo fortunato di essere in quel mondo vibrante di giovani con voglia di vivere”.

Un messaggio ai tanti giovani che stanno valutando di fare le valigie…

“A chi vuole fare le valigie non posso dire ‘non partite’. Il mondo va visto. Bisogna sperimentarlo. Conoscere culture e modi di pensare differenti. Anche se a prima vista quello che è diverso può sembrare strano o anormale. Ma solo viaggiando si capisce cosa ci sia dietro, anche nelle piccole cose. Quello che però consigliere ai giovani, o meno giovani, che partono è di non dimenticare i luoghi di origine e di avere la forza di tornare per riportare con loro quel nuovo bagaglio culturale. Riuscire ad avere l'energia di condividere quelle esperienze e trasformarle in opportunità, è un discorso complicato, ma a volte non ci si rende conto come anche una piccolezza possa influenzare la vita dei piccoli che ci circondano”.

Cosa ti manca di Conflenti?

“Conflenti, su questo tema ci potrei stare ore... la prima cosa che mi viene in mente è un detto di mio padre, me lo disse solo una volta, qualcosa tipo "aru paise tuo, puru e petre te parranu". Di Conflenti mi manca tutto. La stradina ripida in salita per arrivare alla fontanella, quando torno la percorro sempre di corsa come quando avevo 15 anni. Mi mancano le montagne verdi e il cielo azzurro. Il colore del tramonto. Mi mancano le signore sedute ai gradoni che non so mai come salutarle. I sapori, la musica, le iniziative con gli amici e paesani, sapersi divertire con poco e le tante fesserie che se non sei di Conflenti non si possono capire. La tranquillità nel vivere la giornata. Magari bisognerebbe invertire la domanda in, cosa non ti manca di Conflenti? Una domanda alla quale non riuscirei a rispondere”.

Stai valutando un eventuale ritorno?

“Il ritorno? Per ora no...”.

Cosa pensi della Brexit?

“Vivo in Inghilterra. La Brexit... mi sforzo di capire perché siano arrivati a tanto. Cerco di vedere il lato positivo, ma alla fine credo sia un errore gravissimo da parte della Gran Bretagna. Io dovrò fare domande per il "settled Status". Mia moglie l’ha fatta ...30 minuti su internet. Prevedere cosa succederà è difficile. Molti colleghi e amici condividono i miei stessi timori. Francamente in questi 3 anni non sono mai riuscito a confrontarmi con un Brexiteer. Li sento alla radio o li vedo in televisione. La sera del 31 gennaio ho sentito i fuochi d'artificio nel vicinato. Festeggiavano l'uscita dall'Ue. Quei fuochi mi hanno molto colpito. Ancora ci penso. Magari presto ci sarà una Italexit e poi si uniscono con la Gran Bretagna.... comunque a questa domanda potrò rispondere meglio tra 2 anni… vedremo”.

R.V.