Lamezia, Valentina Gigliotti si racconta: “Così ho portato la pole dance in città”

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Lamezia Terme – Come regalo per la sua laurea specialistica ha voluto un palo per la pole dance e da allora è iniziata la sua avventura, un’avventura tanto difficile quanto entusiasmante in una terra come la Calabria che è ancora poco avvezza a considerare questa attività come una vera e propria disciplina sportiva. Il viaggio di Valentina Gigliotti parte da Lamezia, dove sin da piccolina ha iniziato a praticare danza senza mai più abbandonarla. Una passione la sua, che l’ha spinta a perfezionarsi sempre più, sino a restare in seguito completamente folgorata dal mondo della pole dance, che in Calabria adesso vanta solo tre scuole riconosciute, due a Reggio Calabria e una a Lamezia grazie a Valentina.

Intrapreso il percorso di studi in diagnostica dei beni culturali a Cosenza con il conseguimento della laurea specialistica, ha però poi capito che la sua strada era un’altra, quella che aveva iniziato da bambina e che la faceva sentire davvero viva. È proprio per aver portato avanti con caparbietà i suoi sogni che oggi Valentina raccoglie i primi frutti in una disciplina che ha iniziato solo due anni fa da autodidatta, come il secondo posto al “Poledance Championship Exotic Moon 2018” nella categoria "amateur woman", che si è tenuto il 2 giugno a Torino. Per la nostra rubrica LametinoY, Valentina ci ha raccontato un po’ di sé e di come ha introdotto la pole dance in città, a Lamezia, non negando qualche pregiudizio ancora esistente.

La pole dance non è stata il tuo primo amore, come è nata di preciso la tua passione per questa disciplina?

“La mia passione per la danza inizia da quando ero proprio piccolina, quattro anni. Già da allora però sentivo più una propensione verso la ginnastica e l’acrobatica. Terminato questo percorso, avendo vissuto sino ad allora solo di danza, e non sapendo cosa fare della mia vita, ho deciso come tutti di intraprendere un percorso di studi all’università. Non realizzando ancora che era la danza il mio futuro, ho iniziato a studiare fino a conseguire la laurea magistrale in Scienze e Tecnologie per la Conservazione e il restauro dei Beni Culturali, ma sentivo che non era realmente quello il mio percorso".

"Su internet sono poi rimasta folgorata dalla Pole dance, ho pensato ‘non so in che modo, ma io devo impararla’. Così la prima cosa che ho fatto è stata chiedere a mio padre il palo come regalo di laurea. L’ho piantato in salotto, per la gioia di mia madre (ride, ndr), e da lì è iniziata la mia avventura da autodidatta, cercando di carpire figure e posizioni su youtube o instagram. Sono partita esattamente due anni fa, e tra il 2016 e 2017 ho preso il diploma per insegnare, frequentando dei corsi a Roma. Non essendoci ancora alcuna scuola a Lamezia, ho capito che forse era proprio questa l’occasione per far conoscere questa disciplina qui in città e devo dire che i corsi al “Centro sport e benessere”di via Misiani, hanno riscosso grande successo, quest’anno ho avuto una bella classe”.

Possono praticare tutti? Quali sono i benefici?

“Praticano con me allieve di tutte le età, dalla ragazzina di 14 anni alla signora di 60 e ho avuto anche allievi maschi. È sicuramente una disciplina adatta a tutti perché non ci sono limiti di peso, età o conformazione fisica. L’unico limite è per chi non è costante e determinato. È comunque una disciplina che richiede davvero molta fatica ma se la si fa in maniera continuata porta ad avere dei risultati incredibili a livello di benessere psicofisico, di muscolatura e coordinazione, oltre ad essere una vera e propria valvola di sfogo”.

Si parla di una disciplina che nonostante i pregiudizi sta lottando per essere riconosciuta dal Coni…

“I pregiudizi ci sono, soprattutto per chi la confonde con la lap dance, altra disciplina che ad ogni modo va rispettata. Ma per quanto riguarda la pole, si può scegliere tra una diversa tipologia di varianti: come pole art, pole sport, exotic pole, ecc. In Italia si sta appunto lottando perché venga riconosciuta dal Coni e per poter essere ammessa alle olimpiadi. Qualche esitazione l’ho riscontrata però, soprattutto sull’abbigliamento. Le stesse ragazze alle prime lezioni si vergognano, perché le donne, del resto, si vedono difetti ovunque, anche dove non ci sono".

"Ma nella Pole è molto importante avere la pelle nuda in quei punti in cui è necessario ottenere maggiore aderenza al palo, soprattutto su quelli in metallo. Ed è per questo che si tratta di una disciplina che prevede l’utilizzo di pantaloncini e top. Le ragazze all’inizio sono sempre titubanti, ma la necessità di voler realizzare le “figure” ad ogni costo, le porta a dimenticare i loro difetti. È una danza che serve infatti proprio a questo, ad avere consapevolezza del proprio fisico, ad eliminare le insicurezze e sentirsi speciali. Anche i genitori delle allieve minorenni, quando vedono quanto impegno, passione e lavoro c’è dietro, fanno sparire ogni pregiudizio”.

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Qual è invece lo stile solitamente più soggetto a critiche?

“Sicuramente lo stile con il quale mi sono esibita a Torino alle competizioni di “Poledance Championship Exotic Moon 2018” lo scorso 2 giugno, in cui mi sono classificata seconda. Si tratta della categoria solitamente considerata più “mal vista” perché prevede l’utilizzo di alti tacchi, oltre ad essere la più sensuale. Ma anche lì, c’è dietro un gran lavoro. I tacchi non sono utilizzati poi solo per bellezza. Completano sì lo stile ma sono anche un vero ostacolo, rendono più difficile l’esibizione. Dietro al genere "exotic" non ci sono dunque solo figure sensuali ma anche delle posizioni, a terra e al palo, molto difficili”.

Ti aspettavi una seconda posizione?

“È stata una vera e propria sorpresa. Essendo la mia prima gara, la tensione era molta. La coreografia è stata realizzata per me da una campionessa italiana, Chiara Salvadè, e poi l’ho studiata da sola, ho portato una coreografia di Michael Jackson. Le italiane non erano nemmeno tantissime perché era un concorso internazionale con cinque giudici campioni a livello mondiale. Il fatto di essermi presentata come autodidatta, e di essermi classificata seconda su trenta, mi ha regalato una maggiore soddisfazione, ancora non ci credo”.

I tuoi obiettivi futuri?

“Mi piacerebbe riuscire a coinvolgere più persone possibili perché si tratta di una disciplina che fa davvero bene. Vorrei incrementare le lezioni con i tacchi, fare corsi differenziati, come il pole sport, ma anche dare sempre più spazio a chi vuole semplicemente avvicinarsi a questa disciplina per divertirsi e sfogarsi. Mi ritengo già molto fortunata se penso a quando, sia davanti ai miei genitori che al mio fidanzato, immaginavo ad occhi aperti di riuscire a portare la pole dance in Calabria e di insegnarla a Lamezia. E ci sono riuscita, questo significa che non abbandonare mai i propri sogni ripaga”. 

Alessandra Renda