Il Jazz delle “Morricone Stories” di Stefano Di Battista al teatro di Catanzaro: “Calabria musicalmente sorprendente”

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Catanzaro - Sarà in scena il 14 aprile alle 21 al Teatro Comunale di Catanzaro per la Stagione concertistica di AMA Calabria il jazz delle “Morricone Stories”, un’interpretazione in chiave del tutto inedita del repertorio del grande Maestro creata da Stefano Di Battista, noto sassofonista romano formatosi a Parigi che si esibirà in un quartetto composto da Fred Nardin al piano, Daniele Sorrentino al contrabbasso, André Ceccarelli alle percussioni. Il loro stile renderà magici di innovative contaminazioni i brani più celebri e quelli meno noti, da “Il Buono, il Brutto e il Cattivo” a “C’era una volta in America” fino a “Veruschka” e “Flora”, brano scritto da Morricone appositamente per il sax di Di Battista, che racconta così il suo legame con questo gigante della musica italiana d’autore.

Qual è per lei il nesso profondo fra la musica di Ennio Morricone e il jazz?

“Fino a poco tempo fa avrei detto che non esisteva affatto, ma poi ho capito che questi brani sono talmente meravigliosi e versatili da poter essere traslati in tutti gli stili musicali, finanche alle sonorità del jazz americano. Sono scritti con tale incredibile maestria da prestarsi ad infinite chiavi di lettura, da poter essere suonati in infiniti modi”.

Lei conosceva Ennio Morricone personalmente: cosa vi legava di più? Che ricordo ne ha?

“Ci legava naturalmente l’amore per la musica, e particolarmente per la sua musica, la specifica produzione artistica lasciata dal Maestro. A conoscerlo era una persona così semplice da farmi sentire capito, da farsi vicino al mio modo di essere. Vengo da un quartiere periferico di Roma, e non solo lui ha accolto la mia caratura di ragazzo di periferia, ma qualcosa di me lo ha colpito tanto da aprirmi le porte al privilegio della sua amicizia. Ho potuto vivere con lui un rapporto personale, ed è stata una cosa pazzesca”.

Se lei dovesse dire quale fra tutti i brani del Maestro la rappresenta di più, o rappresenta il suo legame con l’Autore, quale sceglierebbe?

“In realtà non c’è perché sono tutti stupendi, e provo sensazioni diverse quando suono ciascuno di questi capolavori. Ma se proprio dovessi sceglierne uno, penso che citerei “La cosa buffa”. Si tratta di un brano tratto dal primo film che vide Gianni Morandi in veste d’attore. Mi colpisce molto perché qui Morricone ha creato un crescendo sviluppato in senso verticale, con una successione di note e di intervalli complessi, ma l’effetto incredibilmente è quello di una musica semplice e romantica. In realtà, quando la suono mi sento avvolto da un incredibile romanticismo, pur suonando delle note che di per sé non dovrebbero evocarlo. Ѐ straordinario, mi stupisce ogni volta”.

Era già stato a suonare in Calabria? Cosa si aspetta dal pubblico e dal soggiorno?

“Non vengo molto spesso perché qui ci sono ancora poche occasioni di suonare jazz, ma ogni volta mi colpisce il grande fermento di talenti musicali. Ad esempio, ho tenuto un seminario in un Liceo, e sono rimasto sorpreso dal modo in cui i ragazzi amano la musica. Forse non è un posto semplice per chi sceglie di fare questo mestiere, ma c’è un grande impegno e una grande organizzazione. Ad ogni visita, la Calabria è sempre un posto musicalmente sorprendente”.

Giulia De Sensi

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