Quarant’anni di carriera e non sentirli: Tony Hadley inaugura la nuova edizione del “Festival d’Autunno”

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Soverato – Non si esce vivi dagli anni ’80. Era il 1999 quando gli Afterhours pubblicavano “Non è per sempre”, sesto album contenente un brano portatore (mal) sano di una grande verità. In realtà, si trattava perlopiù di un monito, una sorta di denuncia nei confronti delle nuove derive plastiche della società italiana, ma due decenni dopo, in tempi di eighties revival compulsivo, facile scorgere le sfumature di una premonizione quanto mai azzeccata. Se all’epoca, infatti, il ritrovato interesse verso certe sonorità e verso quell’immaginario, almeno in ambito indie, era ancora in embrione, sarà il nuovo millennio a sancire l’esplosione di un trend ormai dilagato nell’intera cultura pop, abbracciando non solo tutte le diverse sfaccettature di quel frullatore musicale rappresentato dagli anni ottanta, dal synth pop all’heavy metal, ma anche il mondo del cinema e delle serie tv. Ecco perché il ritorno in Calabria di un’icona del periodo come Tony Hadley - ex leader degli Spandau Ballet, alfieri dell’iconografia new romantic assieme agli acerrimi rivali dei Duran Duran - non può che assumere i contorni del grande evento.

D’altronde, era pur sempre la serata inaugurale di una kermesse prestigiosa come il “Festival d’Autunno”, rassegna ideata e diretta da Antonietta Santacroce che dal 2003 ha avuto il merito di portare a certe latitudini mostri sacri della musica (Patti Smith, Herbie Hancock e Franco Battiato, ad esempio), del teatro (Michele Placido, Monica Guerritore e Arnoldo Foà) e persino della danza. Una manifestazione trasversale e onnicomprensiva, che ha trovato nell’unica data al Sud dello storico frontman degli Spands la giusta chiave per ripartire con stile: le celebrazioni per i quarant’anni di una carriera che ha segnato in modo indelebile la pop music contemporanea. Già, perché ne è passato di tempo da quel febbraio del 1981, dall’inizio del “viaggio verso la gloria” della band britannica. Eppure, ascoltando la voce di un Tony Hadley in forma smagliante, non sembra esser passato neppure un giorno. Perché è forse questa la principale virtù del set del cantante londinese: esser riuscito a fermare, per una notte, il tempo, cristallizzatosi sul palco dell’Arena del Teatro Comunale di Soverato grazie a chissà quale marchingegno partorito con l’aiuto del Doc Brown di “Ritorno Al Futuro”.

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Una citazione non casuale, perché il sound scelto da Hadley con la sua Fabulous TH Band, pur rimanendo fedele a quel repertorio immortale, non ha paura di osare e virare su territori decisamente più moderni, “corrotti” da diversi elementi che, probabilmente, con synth pop e new romantic c’entrano ben poco (su tutti, il chitarrista Richard Barrett e il tastierista Adam Wakeman, figlio del sommo Rick, genio degli Yes). È il caso degli innumerevoli classici firmati Spandau, spogliati di buona parte della componente sintetica e persino degli interventi “romantici” dell’inconfondibile sax di Steve Norman: dal dittico tratto da “Diamond” (l’opener “Istinction” e l’indiavolato funky di “Chant No. 1”) all’album più saccheggiato della serata, “Parade” (degne di nota, in particolare, “I’ll Fly For You” e “Only When You Leave”), passando per i primi vagiti del successo di “Journeys To Glory” (“To Cut A Long Story Short”) e, ovviamente, la definitiva consacrazione del bestseller “True” (“Lifeline”, la titletrack e il tripudio finale di “Gold”). Menzione d’onore, poi, per una “Through The Barricades” da brividi, cantata in duetto, dopo aver sorseggiato un bel bicchiere di Jack Daniels, con la percussionista Lily Gonzalez, valore aggiunto di quella che Hadley ha definito la sua canzone preferita (e c’è da credergli!). Spazio, infine, anche alla sua produzione solista (“Obvious”, “Every Time”, la trascinante “Mad About You” e il singolo “Because Of You”, uscito in primavera), mentre, con le cover di “Radio Ga Ga” e “Let’s Stick Together”, l’ex Spandau ha dimostrato di potersi tranquillamente misurare con autentiche istituzioni quali Freddie Mercury e, soprattutto, Bryan Ferry, forse il principale punto di riferimento del movimento new romantic (assieme ai suoi Roxy Music, naturalmente). Archiviato con successo lo show del “soul boy” inglese, sempre più a suo agio nei panni di novello crooner anni ’80, è già tempo di pensare al prossimo evento targato “Festival d’Autunno”, che questa sera, alle 21, si sposterà a Tropea per il “Viaggio tra le canzoni di Mogol e Battisti” di Gianmarco Carroccia. Sarà un gran bell’autunno, this much is true.

Francesco Sacco

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