Il Lametino 222, Turi: “Confisca dei beni: arma vincente contro le cosche”

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Lamezia Terme - Il numero (222) de “il Lametino”, da oggi in edicola, si apre con un’intervista ad Antonio Turi, caposezione della DIA (Direzione Investigativa Antimafia), poi nelle pagine successive due inchieste: la prima sul fenomeno dell’immigrazione, la seconda sull’aeroporto di Lamezia Terme. Seguono un’intervista all’ex sindaco Speranza, i commenti sulla situazione politica, le rubriche di storia, le recensioni su alcuni libri in uscita.

L’intervista al vicequestore Turi tocca un particolare aspetto delle indagini contro la ‘ndrangheta che sta diventando sempre di più uno dei fattori determinanti per sconfiggere le mafie: la caccia ai beni patrimoniali delle cosche, ai prestanome, agli imprenditori che con la criminalità organizzata prosperano, distruggono la concorrenza onesta e nello stesso tempo rafforzano il potere delle mafie. Questo tipo d’indagine è prerogativa della DIA, ecco perché il vicequestore Turi nella prima parte dell’intervista spiega minuziosamente scopi, fini e direttive del lavoro della DIA, che lavora con la DNA (direzione nazionale antimafia). Nel lungo colloquio, il caposezione di Catanzaro parla delle confische dei beni riconducibili direttamente o indirettamente alle cosche del lametino, fornendo anche delle cifre milionarie, e infine parla della cosiddetta “mafia imprenditrice”, caratteristica emersa soprattutto nell’ordinanza Andromeda che ha colpito la cosca Iannazzo.

L’inchiesta sull’immigrazione, con un’intervista a don Giacomo Panizza e a padre Valerio Di Trapani, direttore locale della Caritas, è arricchita da alcuni dati estratti  dal dossier statistico “Immigrazione 2015”, curato dalla Idos in partenariato con la rivista “Confronti” con la collaborazione dell’Unar. Ne emerge, per quanto riguarda Lamezia un quadro di accoglienza e integrazione grazie alle strutture organizzate da don Panizza e dalla Caritas lametina.

L’inchiesta sull’aeroporto mette in luce alcune anomalie strutturali, non direttamente riconducibili alla gestione della Sacal (l’ente che gestisce lo scalo, su cui pubblichiamo un articolo a parte), l’assenza di una politica che faccia da tramite tra l’aeroporto e la città di Lamezia, la mancanza di infrastrutture. Ma sono in arrivo i fondi UE…

Buona lettura a tutti.

b.not.

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