Lamezia, sopralluogo di Nicotera e Regione all’ex Opificio

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Lamezia Terme – “Non è possibile che un bene demaniale di questa portata non venga custodito ed utilizzato, o meglio, riutilizzato dalla Regione, ma da altri soggetti che non si capisce cosa facciano qui dentro. Questa situazione non può più continuare”. Così l’avvocato Giancarlo Nicotera davanti al cancello, fatto da pedane di legno e da una ruota di ciclomotore per facilitarne l’apertura, che blocca l’ingresso all’ex Opificio regionale in contrada Bellafemmina a Sant’Eufemia, mai entrato in funzione a distanza di cinquant’anni. Finalmente, Nicotera, a seguito delle 250 firme della petizione (un’iniziativa di Nicotera, Roberto Galati, dell’Associazione Ferrovie in Calabria, e Giosy Gigliotti di Italia Nostra) indirizzata al governatore Oliverio, ha ottenuto l’autorizzazione a effettuare un sopralluogo alla grande struttura abbandonata al suo destino di degrado per comprenderne le reali condizioni. In una precedente visita all’esterno dell’opera (che doveva divenire la più importante raffineria di olio d’oliva della Calabria, con macchinari assai innovativi, con diversi edifici e con un binario che portava direttamente alla Stazione centrale), a Nicotera è stato “impedito il passaggio da un soggetto, ritengo di etnia rom, che con fare agitato e con una zappa in mano e mi ha intimato di tornare indietro”. Tanto da costringere Nicotera a presentare denuncia ai carabinieri di Lamezia Terme Scalo, e poi alla Procura della Repubblica, perché – sottolinea l’ex consigliere comunale - anziché produrre effetti benefici per la collettività l’opera è diventata potenziale fonte di pericolo per la salute pubblica e per la collettività, in merito al presunto possibile smaltimento e traffico di rifiuti speciali, nonché per la presenza di possibile discariche ed i connessi danni ambientali”.

Oggi, con l’avvocato lametino ci sono i giornalisti, il funzionario regionale Nicola Giancotti (al suo fianco i collaboratori Domenico Lubello e Attilio Brigante) e Roberto Galati, dell’Associazione Ferrovie in Calabria. Lo scenario è desolante: quello che potrebbe diventare uno snodo intermodale nella logistica e nel trasporto su gomma e linea ferrata, è invece una struttura diroccata (in cui si possono comunque ammirare pregiati reperti di archeologia industriale), avviluppata per buona parte da una fitta vegetazione, in cui si trovano rifiuti di ogni natura, cumuli di calcinacci, con lastre di Eternit, resti di roghi di spazzatura e alloggi di fortuna, con tavoli, sedie e molto altro. Il benvenuto non è dei migliori: cani randagi fortemente agitati e una persona, all’interno dell’area, che invita ad andare via con toni abbastanza accesi. Non solo. C’è anche un innocuo clochard, che si aggira spaesato sostenendo di essere lì per fare lavori di manutenzione. È stato quindi ritenuto opportuno richiedere la presenza dei carabinieri di Lamezia Terme Scalo. Tuttavia, l’arrivo dei militari ha riportato la calma, consentendo così di poter effettuare il sopralluogo in totale tranquillità. L’ex Opificio rientra nell’elenco dei beni che la Regione intende alienare o valorizzare. Ma, a oggi, nessuna buona nuova.

Giuseppe Maviglia

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