Lamezia, Comitato per l’ordine e la sicurezza, Reppucci: “Siamo in guerra”

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Lamezia Terme, 9 agosto - “Siamo in guerra. Dobbiamo essere più pretoriani e miliziani, via i disertori da Lamezia, l’unica grande città calabrese in crescita che meriterebbe di essere capoluogo di regione”. L’appello forte e deciso a favore della città della Piana è arrivato questa mattina dal prefetto di Catanzaro Antonio Reppucci, il quale con i suoi consueti modi schietti e risoluti ha voluto lanciare l’ennesimo invito ai lametini, per una presa di coscienza ed un rinnovato senso di responsabilità a livello comunitario. Con questa finalità, l’ufficiale di governo ha convocato il comitato per l’ordine e la sicurezza nel salone del municipio lametino di via Perugini; all’invito di Reppucci hanno risposto i vertici provinciali e locali di polizia, carabinieri e guardia di finanza. Presenti all’incontro anche i rappresentanti lametini in Parlamento e al consiglio regionale. A fare gli onori di casa, il sindaco Gianni Speranza con gli assessori della giunta e diversi consiglieri comunali. Alla riunione sono stati invitati anche gli esponenti del mondo dell’associazionismo e delle categorie produttive. Reppucci, che ha introdotto i lavori, ha ricordato le recenti operazioni Medusa e Medea, condotte brillantemente da forze dell’ordine e magistratura.

Il prefetto ha ricordato anche gli arresti per estorsione dell’operazione “Doppio colpo” di due giorni fa. Azioni investigative che hanno praticamente sgominato una delle cosche più potenti in città. “In particolare – ha commentato il funzionario governativo – quanto è emerso dall’operazione ‘Doppio colpo’ ha dimostrato quanta tracotanza e voglia di mettere sotto scacco la città, ci fosse ancora da parte di alcuni esponenti delle cosche. Con queste recenti e fruttuose indagini – ha aggiunto ancora Reppucci – abbiamo imboccato un percorso virtuoso. Siamo in una fase cruciale: la società deve svegliarsi ed avere fiducia nello Stato. Occorrono più Muzio Scevola che Ponzio Pilato”. Il prefetto ha rivolto un appello accorato alla società civile lametina, alla Chiesa, alle tante realtà associative attive sul territorio, al mondo economico ribadendo “che questo è il momento giusto per operare quella svolta tanto agognata. Non è vero che lo Stato non esiste – ha rimarcato Reppucci – lo Stato siamo tutti noi. O vinciamo insieme o perdiamo. Il momento del riscatto è adesso: ora o mai più ”. Il sindaco Gianni Speranza ha evidenziato che “ci sono segnali di incoraggiamento per quanto riguarda il risveglio della società lametina e che il ruolo del Comune non sarà fazioso, ma l’ente continuerà a mettere in campo un’azione unitaria. Bisogna costruire un tessuto connettivo – ha detto il primo cittadino di Lamezia – I magistrati, le forze dell’ordine, il prefetto hanno svolto un lavoro encomiabile e tutto questo non può essere vanificato. Non possiamo fare passi indietro. Nelle recenti operazioni che hanno portato all’arresto di decine di persone affiliate alle organizzazioni malavitose, è stata colpita una sola cosca criminale ma ce ne sono altre, ed anche molto potenti ed infiltrate, che governano gli affari illeciti del territorio. Allora – ha proposto Speranza – nei prossimi mesi, magari già da settembre, dovremo favorire ulteriormente e quindi ampliare l’importante esperienza dell’antimafia su tutto il territorio”.

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Gli interventi

C’era tutta la classe politica lametina al comitato per l’ordine e la sicurezza convocato questa mattina dal prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, nel salone municipale di via Perugini a Lamezia.

Doris Lo Moro

A prendere la parola per prima è stata la deputata del Pd, Doris Lo Moro, la quale ha ringraziato i magistrati e le forze dell’ordine per il loro impegno profuso sul territorio e per il brillante esito delle ultime azioni investigative Medusa e Medea. “Tuttavia – ha commentato Lo Moro – proprio dall’ordinanza dell’operazione Medusa, ci rendiamo conto che siamo arrivati in ritardo e che la cosca Giampà, che ora è stata sgominata, per almeno dieci anni ha lavorato indisturbata. Inoltre – ha rimarcato Lo Moro – sempre da questa operazione viene fuori una classe imprenditoriale inerme, povera culturalmente, certamente non sana ma assoggettata al potere malavitoso”. Secondo la parlamentare, rispetto al passato,  “Lamezia è passiva ed incapace di reagire. La città ha bisogno di riferimenti veri e non di continuare a sventolare la bandierina dell’antimafia”.

Ida d'Ippolito

Per Ida d’Ippolito (Udc) la città della Piana è una parte di Calabria che riflette i problemi e le difficoltà dell’intera regione. “Quella lametina è un’area strategica – ha dichiarato la parlamentare – una ampia zona favorita dalla sua posizione geografica e per questo molto appetibile per gli affari illeciti. Da ciò la necessità di rendere ancora più forti i mezzi di contrasto al potere malavitoso perché – ha sottolineato d’Ippolito - la criminalità esiste e non possiamo far finta di niente. In questo momento lanciamo la sfida alla società civile perché faccia risvegliare questa città pigra e sonnecchiosa. Una sfida che deve partire dalla scuola per un’educazione alla legalità che veda protagonisti prima di tutto i piccoli, gli uomini del futuro ”.

Giuseppe Galati

Ai lavori del comitato è intervenuto anche Pino Galati, deputato del Pdl, il quale ha ricordato che Lamezia ha vissuto negli ultimi vent’anni due scioglimenti del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. “La politica ha pagato per questi due scioglimenti. Tra mafia e antimafia c’è un confine molto labile  – ha asserito il parlamentare – Allora bisogna lavorare sui fatti concreti, ognuno secondo le sue competenze e facendo la propria parte”.

Francesco Talarico

Anche Francesco Talarico, presidente del consiglio regionale, ha plaudito al lavoro compiuto da giudici e forze dell’ordine “ ma gli esponenti dello Stato da soli non ce la possono fare se la città non fa rete, ci vuole maggiori fiducia nelle istituzioni e maggiore collaborazione con chi deve garantire sicurezza e giustizia. Tutti noi – ha esortato Talarico – dobbiamo attivare una diffusa opera di sensibilizzazione che coinvolga tutta la società civile su queste tematiche. La nostra è una città che ha realtà importanti come l’aeroporto internazionale e l’area industriale. Allora dobbiamo scendere in campo tutti per difendere ciò che abbiamo”. Talarico ha aggiunto: “Le forze politiche devono saper rinunciare a qualche centinaio di voti e inserire nelle liste elettorali persone ‘pulite’ e capaci. L’auspicio – ha concluso il presidente dell’assemblea di Palazzo Campanella – è che iniziative, come la riunione di oggi, si ripetano al più presto ”.

Mario Magno

Il consigliere regionale Mario Magno ha parlato di due livelli di criminalità: quella diffusa e quella dei grandi interessi. A peggiorare la situazione c’è l’omertà che è profondamente radicata nel tessuto sociale. “Se non capiamo che siamo finalmente ad una svolta – ha commentato Magno – allora non avvieremo mai quel cambiamento di cui sempre si parla. Bisogna dare un taglio netto al passato e liberarci dalla piaga della criminalità”.

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Il parere del mondo economico e dell’associazionismo

Commercianti e imprenditori sono stati tra i protagonisti della riunione del comitato per l’ordine la sicurezza convocato stamattina dal prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, nel salone del municipio di Lamezia. Sugli esponenti del mondo produttivo locale si è concentrata l’attenzione dello stesso ufficiale di governo che ha esortato le categorie economiche a ribellarsi alla schiavitù del  potere criminale. “Se viene qualcuno a chiedervi il ‘pizzo’ prendetelo a calci e cacciatelo fuori – ha affermato Reppucci rivolgendosi ai rappresentanti dell’ economica locale – Se non denunciate noi non possiamo sapere cosa succede e non possiamo venirvi incontro. Perciò – ha detto ancora il prefetto – non vi lamentate sempre a dire che lo Stato non c’è o che non fa nulla. Voi per primi non dovete più sottostare a certe situazioni di complicità e omertà. Dalla cultura della speranza dovete passare a quella della consapevolezza”. A dare voce alle realtà imprenditoriali locali è stato Giuseppe Panarello, coordinatore comprensoriale della Cicas (Confederazione imprenditori, commercianti, artigiani), il quale ha ripreso la considerazione del deputato Pino Galati sui due scioglimenti per mafia subiti dalla città. “Non solo la politica ha pagato – ha dichiarato Panarello – ma prima di tutto la città ha subito gravi conseguenze per i due scioglimenti del civico consesso”. Anche il rappresentante di Cicas ha parlato dell’ordinanza riguardante l’operazione Medusa “ da cui emerge una situazione dell’imprenditoria locale decisamente scioccante, che lascia tutti esterefatti. E’ indubbio – ha rimarcato Panarello – che nella cosiddetta ‘zona grigia’ i commercianti e gli imprenditori non ci devono stare. Noi rappresentanti del mondo economico dobbiamo riunirci per parlare del futuro della città. Un ‘domani’ molto prossimo in cui anche le banche dovrebbero fare la loro parte, decidendo da che parte stare e sostenendo l’economia sana”.

Michele Raffaele, esponente provinciale di Confcommercio, ha centrato l’attenzione sulla terribile piaga dell’usura. L’imprenditore ha spiegato che spesso titolari di imprese ed aziende si ritrovano con i conti in rosso e con le banche che non fanno più credito, nonostante imprese ed aziende debbano ricevere cospicui pagamenti da parte di enti della pubblica amministrazione. “Succede sempre più frequentemente – ha rilevato Raffaele – che un imprenditore compri del materiale o esegua un lavoro per conto di un ente pubblico ma, quest’ultimo, non procede nei tempi stabiliti al pagamento del dovuto. Allora gli assegni emessi non hanno più la copertura bancaria e, il titolare dell’impresa, per la disperazione si rivolge agli usurai finendo poi in un vortice senza fine”. Il rappresentante di Confcommercio ha anche fatto notare che questa grande difficoltà che quotidianamente si presenta per tutto il mondo dell’economia locale è stata illustrata all’ex procuratore della Repubblica Salvatore Vitello ed anche al mondo della politica. “Ma, a tutt’oggi – ha lamentato Raffaele – non abbiamo ricevuto alcun segnale, nessun aiuto concreto”.

Al dibattito è intervenuta Maria Teresa Morano, presidente della Fai ( Federazione nazionale antiracket) la quale ha ricordato in sintesi il percorso fatto dal 2005 dall’Ala ( Associazione antiracket lametina). “Siamo partiti quasi come dei ‘carbonari’ ma siamo riusciti a creare un movimento d’opinione che ha portato alla denuncia degli imprenditori contro i propri estorsori. Non c’è stato solo il caso Mangiardi  – ha evidenziato Morano –  abbiamo avuto anche altri esempi di imprenditori coraggiosi. Un risultato importantissimo, impensabile fino a dieci anni fa. Certo tutto ciò non basta, bisogna che facciamo tutti un esame di coscienza per un cambiamento reale”.

Anna Mancini, presidente dell’associazione Caduceo, ha fatto una proposta ben precisa ai rappresentanti istituzionali e della società civile: “Bisogna ripartire dall’ascolto – ha ribadito Mancini – E’ necessario dare più spazio al mondo dell’associazionismo attivo e propositivo che, ogni giorno, accoglie le istanze del territorio e ne conosce le problematiche più urgenti, insieme alle emergenze e alle criticità più impellenti”.

Maria Scaramuzzino

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