Lamezia: Iuffrida risponde al senatore Petronio e agli interventi sull’articolo “Lamezia in recessione"

Iuffrida_matitaLamezia Terme, 29 ottobre - In un importante dibattito pubblico che riguarda il tema dell’assetto futuro del territorio e della città che abitiamo, registro il tentativo di spostare l’attenzione, abbassando così il livello e deviando la messa a fuoco della discussione, dall’argomento alla singola persona: espediente infelice per depistare il cittadino dal reale interesse dei partiti in un momento caldo della contrattazione politica come quello attuale.

Nel confronto in atto non dovrebbe interessare l’esperienza di vita del singolo, ma il futuro delle nuove generazioni. Questo vuoto di prospettiva esiste nei fatti, da sempre, in questa città, ad eccezione della parentesi di governo locale dell’on. Doris Lo Moro (attualmente esponente del Partito democratico).

L’assenza di analisi degli interessi della tutela/conservazione/valorizzazione del territorio, proteggendo il futuro delle nuove generazioni – nel senso dell’insegnamento degasperiano –, è certamente una lacuna legata ai modelli di gestione della cosa pubblica che hanno caratterizzato negativamente molte esperienze di politica urbana in questa città. E non è questa la sede di presentazione di un lungo e noioso elenco.

Del resto, se Lamezia è prima (cioè centrale) per quello che la geografia le ha regalato, è seconda (se non terza, quarta, ecc.) per gli uomini che l’hanno governata: questa condizione non è responsabilità diretta dei singoli cittadini né dei dipendenti comunali senza compiti decisionali, quali le mie funzioni (annosa e noiosa querelle che viene ciclicamente e strumentalmente evocata per distrarre dalle reali responsabilità decisionali e gestionali). L’unico potere che rivendico come cittadino è quello del voto e della libertà di opinione, non quello di incidere su atti che, proprio per il ruolo di dipendente pubblico rivestito, non mi è consentito espletare. Ed è quantomeno strano che chi ha amministrato la città (direttamente o indirettamente) non abbia una conoscenza elementare dell’organizzazione della macchina comunale.

Cosa diversa è il mio diritto di cittadinanza, che sento il dovere di esercitare. Né la soluzione – che qualcuno ha suggerito – di rivolgermi alle istituzioni preposte all’amministrazione della giustizia è da me ritenuta la strada possibile per risolvere la qualità dell’assetto del territorio (rispetto al quale le stesse istituzioni giudiziarie invocate non mi pare abbiano fatto esercizi di tutela, perlomeno con la tempestività necessaria, ad eccezione della questione legata all’inquinamento marino e alla vicenda rom, su cui permangono peraltro molte riserve proprio di tipo urbanistico).

Se si sposta l’attenzione sul piano del dibattito politico – visto che sono stato chiamato in causa proprio per questo –, bisogna dire che la sensazione che emerge è la posizione strumentale del Partito democratico (in tutte le sue espressioni della concreta vita politica cittadina) rispetto ai temi urbanistici, che rimangono subordinati, come è evidente, alla contrattazione politica e ad un comodo quanto generico richiamo allo “sviluppo” e non al concetto pasoliniano di progresso.

Dai notiziari non mi sembra siano stati evidenziati, per esempio, concreti accenni ad interessi per temi generali incentrati sulla tutela/conservazione del territorio da parte di questo importante partito di centrosinistra (né nella pratica amministrativa – le vicende della Cittadella dello sport e del “turismo industriale” insegnano – né, per esempio, sui temi di tutela delle acque pubbliche, in sede di elaborazione del Piano strutturale). Una ragione (politica) ci sarà.

Giovanni Iuffrida

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