Biologo marino Bernardo: “Sulle spiagge dello stretto di Messina trovati pesci abissali”

pesce_89ecf.jpgIl pesce "beccaccino" (Nemichthys scolopaceus) è inconfondibile per il suo corpo lungo e sottile e le lunghe mascelle dall'estremità divergenti, simili a un becco. Vive fino a 2000 metri di profondità.

Reggio Calabria - Il biologo marino, Luciano Bernardo, racconta il suo viaggio nelle acque del Mediteranneo e nello specifico come lui stesso spiega: “C'è una zona in Italia dove può capitare di passeggiare sulla spiaggia e rinvenire pesci abissali: lo Stretto di Messina. La sua particolare conformazione a imbuto e il fondale che sul versante ionico risale rapidamente da oltre 1000 metri fino a 75 metri, determinano fortissime correnti di marea che, unitamente al vento e al moto ondoso, possono sorprendere e gettare sulla costa queste strane creature quando di notte risalgono dalle profondità per cacciare il plancton. Le condizioni migliori per gli spiaggiamenti si hanno con il flusso "montante", da sud verso nord, e il vento di scirocco”.

“La corrente "discendente", che si alterna alla prima ogni 6 ore, è generalmente più debole e priva di spinta verso l'alto, quindi è meno favorevole per la "cattura" di fauna abissale. Esiste perfino un giorno, che cade nel novilunio di Marzo, dedicato a questo fenomeno unico al mondo, l'abyss day. Anche le fasi lunari, infatti, sono importanti, in quanto con la luna nuova e piena si hanno le maree maggiori (sigiziali) e quindi correnti più forti. Questi pesci abissali o, più propriamente, batipelagici vivono – sottolineane - tra i 200 e oltre i 2000 metri di profondità e sembrano esseri d'un altro pianeta, mostruosamente belli. Spesso hanno bocche e denti enormi e stomaci dilatabili, perché in profondità il cibo è scarso e quando si trova bisogna approfittarne. Molti hanno grandi occhi per captare la poca luce che arriva a quelle profondità, altri invece sono completamente ciechi. La caratteristica più sorprendente è la presenza in tantissime specie di organi luminosi (fotofori) in grado di produrre una luce "fredda", di origine chimica, verde o blu. Questa capacità è detta bioluminescenza  e può servire come richiamo sessuale, per attirare le prede o spaventare i predatori”.

pesce-2_2c45c.jpgIl "pesce vipera" (Chauliodus sloani) ha una bocca sproporzionata per le sue dimensioni e la mandibola protrusibile. Possiede numerosi fotofori nella bocca e lungo il corpo, uno è situato all'estremità di un lungo filamento dorsale ed è utilizzato come esca luminosa. Vive ad oltre 300 metri di profondità.

“La bioluminescenza – spiega ancora il bologo Marino - non è legata solo alle forme di vita abissali. Ad esempio, la comune "medusa luminosa" Pelagia noctiluca è capace di emettere lampi di luce verde; mentre  l'alga unicellulare Noctiluca scintillans quando è molto abbondante colora l'acqua d'arancione, ma di notte illumina le onde con spettacolari bagliori azzurri. Non dimentichiamoci poi delle lucciole che emettono una luce gialla, intermittente nei maschi e fissa nella femmine, come richiamo sessuale... ormai un lontano ricordo di romantiche sere d'estate”.

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