Coronavirus, la riflessione della psicologa Arturi: "Dopo la crisi arriverà il cambiamento"

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Marcellinara - In un periodo, segnato dalla pandemia del Coronavirus, la psicologa clinica e psicoterapeuta, Sonia Arturi, anche consigliera comunale delegata alle Politiche Sociali, Benessere e Coesione Sociale del Comune di Marcellinara, riflette sul cambiamento nel mondo e nelle vite di tutti che si aprirà dopo la crisi.

“In un tempo, senza tempo, in cui sono drasticamente cambiate le nostre abitudini - scrive la psicologa - anche la mente necessita di un adattamento a tale condizione. Un adattamento non sempre possibile. Al di là dei casi di forte disagio psichico o situazioni di estrema vulnerabilità psicologica, con un riferimento alle donne vittime dei loro aguzzini, questo tempo è un tempo di cambiamento, cambiamento della quotidianità, dell’attività di pensiero, dell’immaginazione, della progettazione. Guardiamo il mondo attraverso un vetro… come un fermo immagine… un mondo scandito dai nostri pensieri, che invece si susseguono veloci, senza ritmo, senza tempo e ci sentiamo in colpa per quella telefonata mai fatta, quel caffè rimandato, quel Ti Voglio Bene mai detto, quell’abbraccio mai dato, quel caffè mai preso, quell’incontro mai avvenuto. Ci sentiamo catapultati in una realtà che leggevamo nei libri di storia, che ascoltavamo nei racconti sfumati dei nostri nonni, ma senza sperimentare alcuna forma di appartenenza. Viviamo in una dimensione surreale eppure siamo a casa, nella nostra casa, quella che per molti, non per tutti, è la base sicura, quella dove generalmente ci sentiamo invincibili. Ma stiamo comunque combattendo in silenzio la nostra intima battaglia, subdola, con un mostro che di giorno in giorno diventa più feroce. Non voglio in queste note offrire consigli pratici su come gestire la quotidianità e la paura, e so per certo che alcuni colleghi l’hanno saputo spiegare in maniera precisa e puntuale, richiamo piuttosto ad una sana introspezione, ad intraprendere quel viaggio avventuroso all’interno di noi stessi, quel viaggio che forse non abbiamo potuto o forse mai voluto intraprendere, perché nella società del “non ho tempo” abbiamo perso i contatti anche con la nostra interiorit".

"Adesso - prosegue - che le circostanze ci hanno imposto, senza distinzione alcuna e trasversalmente, di passare dal “Non avere tempo ad averne troppo”…  siamo impreparati, ci sentiamo confusi, smarriti, incapaci di dare un ordine mentale e fisico a ciò che accade. Il tempo che scorreva frenetico ci impediva di fermarci, adesso siamo costretti a farlo, tutti, indistintamente. Mi colpiva l’immagine della Terra che dopo essersi fermata, inizia a respirare perché è esattamente quello che in ciascuno di noi dovrebbe avvenire … offrire a se stessi quell’ossigeno utile per la sopravvivenza, alimentare quella riserva interiore che ci servirà per affrontare e combattere, in futuro, altre battaglie. Ci sentiamo parallelamente tutti, ci sintonizziamo con lo stato emotivo dell’altro e del gruppo, condividendone da lontano sofferenze e pensieri, ci sentiamo parte di un sistema più grande, empaticamente vicini a chi soffre, a chi rischia, a chi muore e allo stesso tempo nessuno, estranei, a volte anche a noi stessi e sentimenti di vuoto, di tristezza, di malinconia si alternano e si susseguono in un vortice impetuoso di emozioni inarrestabili. Questo è un tempo per incontrare quel “me”, tanto amato e tanto rifiutato, attraverso una riflessione profonda sulla personale identità, sul proprio ruolo e sul proprio posto nel mondo, perché ciascuno di noi ne ha uno. Impariamo a tollerare il silenzio, e ad imparare da esso, così eloquente. Un tempo in cui dobbiamo sforzarci di riconoscere le emozioni, di dargli un nome e una identità, con la conseguente capacità di saperle gestire. Un tempo di embrionale elaborazione su come guarderemo all’altro. Riusciremo ancora a fidarci e affidarci come un tempo, senza riserve? Riusciremo a percepire l’altro, superata questa fase di coesione di gruppo ed elevata condivisione sociale, come qualcuno con cui camminare indossando le stesse scarpe? Oppure l’altro vivrà nei ricordi. come qualcuno che mi espone al pericolo, ad un danno che potrebbe degenerare e diventare fatale? A tal proposito è importante coltivare rapporti di amicizia, mantenere, seppur virtualmente, contatti con amici e parenti e sviluppare, pertanto, un sano senso di appartenenza, che ci fa sentire meno soli, seppur isolati, un nodo all’interno di una grande rete, ognuno con la propria storia e il proprio vissuto".

Così, sostiene infine la psicologa: "Nella capacità di “sopportare” il dolore e nella capacità di “accettare” questa condizione di forte pressione psicologica, si nascondono il coraggio, la forza, la determinazione … quel coraggio, quella forza, quella determinazione che ci spingono a credere fermamente che ne usciremo, con qualche consapevolezza in più ma ne usciremo. Accettare un limite personale, divenuto oggi sociale, significa accettare attivamente questo tempo, mantenendo salda la speranza tesa verso il futuro. Questo, oggi, è il nostro presente. Dopo la grande ‘crisi’, si aprirà lo scenario del cambiamento, in noi e fuori di noi, così come cambierà la percezione di quel fuori che lentamente diventa dentro… cambiandoci irreversibilmente”.

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