Covid, un anno dal primo caso in Italia: da inizio pandemia oltre 95mila le vittime

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Roma - Dodici mesi esatti sono trascorsi dalla sera del 20 febbraio 2020, quando all'ospedale di Codogno arrivò il risultato del tampone fatto a Mattia Maestri: il 38enne ricercatore di una multinazionale con base a Casalpusterlengo risultò positivo al Sars-CoV2 trasformandosi in un attimo nel paziente 1. Oggi, nel corso della cerimonia per la prima Giornata Nazionale del personale sanitario, quella data rimbalza nei discorsi istituzionali sottolineando i grandi passi avanti fatti dalla scienza con il vaccino. Ma a nessuno sfugge che il virus è ancora un feroce nemico: dall'inizio dell'epidemia in Italia il Covid ha falciato 95.486 vite, di cui 326 camici bianchi, gli ultimi due medici di famiglia di Ivrea e Verona.

Il Capo dello Stato Sergio Mattarella nel messaggio inviato in occasione della celebrazione alla Federazione nazionale degli Ordini dei medici ha rivolto "a nome di tutti gli italiani, un saluto riconoscente a tutto il personale sanitario", oltre che la "commossa vicinanza ai familiari dei caduti per la salvaguardia della salute di tutti". E ha sottolineato che "il sistema sanitario nazionale, pur tra le tante difficoltà, sta fronteggiando una prova senza precedenti e si dimostra più che mai un patrimonio da preservare e su cui investire, a tutela dell'intera collettività". Gratitudine per i camici bianchi anche dalla seconda carica dello Stato, la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, che ha voluto mettere l'accento sul legame tra salute ed economia: "Finché il Paese non verrà messo in sicurezza, tutte le filiere produttive non saranno in condizione di ripartire e ridare ossigeno ad aziende, professionisti, lavoratori. Senza salute non c'è ripresa economica".

Dal canto suo il presidente della Camera Roberto Fico ha sottolineato: "La Sanità pubblica è il pilastro della nostra democrazia e quando parliamo di fondi rispetto al Recovery, la Sanità deve essere un asset fondamentale, perché è lì che dobbiamo investire con lungimiranza". Un 'pensiero speciale' per medici, infermieri e operatori sanitari uccisi dal virus, è arrivato da Papa Francesco, che ha ricordato "lo svolgimento generoso e a tratti eroico della loro professione vissuta come una missione". Intervenendo alla cerimonia organizzata dalla Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) il ministro della Salute Roberto Speranza ha richiamato il diritto alle cure e i vaccini: "Il diritto a esser curato, sancito dalla Costituzione, è la grande bandiera della nostra civiltà. E se questo è vero, e vero anche rispetto alla campagna di vaccinazione: un diritto non un privilegio di pochi. Dobbiamo batterci affinché sia gratuito e affinché sia un'opportunità per tutti, senza differenze tra popoli e nazioni".

Dopo un anno passato in trincea, la celebrazione di questa giornata è sembrata quasi segnare uno spartiacque tra la storia e la cronaca. Ed è proprio dalla quotidianità del lavoro in prima linea per salvare vite che arriva la lettera aperta a Mattarella: la scrive il presidente nazionale del 118 Mario Balzanelli sottoponendo al Capo dello Stato "le gravissime, irrisolte, perduranti criticità del primo fronte sul territorio della gestione dell'emergenza-urgenza sanitaria". Balzanelli chiede "la riforma legislativa nazionale del 118 ed il suo potenziamento". Sul fronte degli ospedali invece era stato il maggiore dei sindacati dei medici ospedalieri, Anaao Assomed, a sollecitare forti investimenti per superare le gravi carenze emerse con l'emergenza, a cominciare dall'assunzione di medici e infermieri, al superamento dell'arretratezza della buona parte degli ospedali italiani, costruiti 60-70 anni fa, dove mancano ancora posti letto, comprese le terapie intensive.

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