Dibattito a Catanzaro sulla riforma Cartabia: a confronto mondo della giustizia, politica e forze dell'ordine

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Catanzaro - Un confronto a più voci sulla riforma della giustizia si è svolto questa mattina nella sala conferenze del polifunzionale della Polizia di Stato a Catanzaro, dove ha avuto luogo il seminario dal titolo “La Riforma Cartabia in sede penale e gli effetti sull’attività della Polizia giudiziaria. Riflessioni pratiche sull’attività delle Forze di polizia”. L’incontro, organizzato dalla Segreteria provinciale Fsp Polizia di Stato di Catanzaro, con la partecipazione di Unarma e Uspp, si è aperto con i saluti di Rocco Morelli, segretario provinciale Fsp Catanzaro e del Questore Maurizio Agricola. Ad introdurre i lavori, moderati dal vice presidente Fsp, Franco Maccari, è stato invece Valter Mazzetti, segretario generale Fsp. Il seminario si è avvalso del contributo del Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio; del sostituto Procuratore generale di Catanzaro, Marisa Manzini; Felice Fioresta, Consigliere dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro; e del Sottosegretario all’Interno, Wanda Ferro. Le conclusioni sono state affidate Giuseppe Brugnano, segretario nazionale Fsp Polizia.

"La Riforma Cartabria - ha dichiarato a margine dell'incontro il procuratore Curcio - ha inciso notevolmente anche sull'attività di polizia giudiziaria sotto diversi aspetti. A cominciare dall'estensione della perseguibilità a querela di molti reati per cercare di deflazionare la risposta penale che indubbiamente ha avuto delle ricadute anche molto dibattute e anche certe polemiche, ultimamente, in relazione alla possibilità di procedere all'arresto nell'ipotesi di flagranza, di alcuni reati che un tempo erano procedibili d'ufficio e che oggi invece risultavano procedibili a querela. Proprio di recente, per rispondere a questa esigenza, è intervenuto il legislatore con una legge che è del 24 maggio di quest'anno e che entrerà in vigore il 16 giugno prossimo che ha modificato il regime dell'arresto obbligatorio in flagranza prevedendo la possibilità di procedere, in questa ipotesi, anche in mancanza della querela in ragione della non reperibilità della persona offesa, purché la querela stessa sia presentata nelle 48 ore successive. Tutto ciò è stato l'effetto di un'ampia discussione, alcune volte anche con tratti polemici, che si è avuta sia a livello politico sia a livello mediatico all'indomani dell'approvazione della Riforma Cartabria".

I correttivi apportati dal governo Meloni alla riforma Cartabria, tuttavia, non hanno soddisfatto a pieno il sindacato di polizia. "La riforma della giustizia - ha dichiarato Mazzetti - non ha tenuto in minimo conto degli aspetti che riguardano la sicurezza. Noi abbiamo sempre pensato che sicurezza e giustizia siano le due facce della stessa medaglia, due infrastrutture immateriali fondamentali per lo sviluppo, la democrazia e la pacifica convivenza. Purtroppo - ha rilevato il segretario - anche nei lavori parlamentari che abbiano seguito ci siamo resi conto che la sicurezza non è stata tenuta minimamente in considerazione. Le maggiori criticità della riforma sicuramente vanno sul versante di tutta una serie di reati che sono stati "derubricati" e passati a querela di parte, in sostanza lo Stato ha spostato l'azione di procedibilità in capo ai privati e questo vuol dire non tener conto delle diverse condizioni in cui versano le persone, delle situazioni economiche e sociali. Quello che maggiormente ci preoccupa sono anche le modifiche che sono state apportate lo scorso 24 maggio che di fatto hanno spostato le lancette dell'orologio molto in avanti per alcuni reati. Ad esempio sono stati rimessi a procedibilità d'ufficio tutti i reati che vengono perpretati con modalità mafiose. Lasciare agli operatori delle forze dell'ordine sul posto la scelta immediata di individuare se ci sono metodi mafiosi o meno, quando in molti casi risulta difficile accertarlo anche a seguito di tre gradi di giudizio, la troviamo una soluzione anomala e preoccupante".

Secondo il sottosegretario di Stato all'Interno, Wanda Ferro quello organizzato dal sindacato di polizia "rappresenta un momento di riflessione importante perché consente di ascoltare i contributi di autorevoli relatori anche hanno potuto constatare sul campo quali sono state le storture di una riforma che, all'epoca, noi di Fratelli d'Italia non abbiamo votato annunciando quelli che sarebbero stati i problemi che avrebbe creato la sua entrata in vigore. Ci sono stati dei correttivi rispetto all'improcedibilità che avrebbe visto tanti processi non arrivare a conclusione e tante vittime non essere riconosciute tali ma soprattutto il parlamento è intervenuto per correggere una disposizione che finiva per depotenziare l'azione dei magistrati nel contrasto alla criminalità organizzata come accaduto recentemente a Palermo".

B.M.

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