Fondi ai gruppi consiliari, la Corte dei conti condanna 5 consiglieri regionali e un dirigente

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Catanzaro - La Corte dei conti ha condannato i consiglieri Pino Gentile, Antonio Scalzo, Francesco D’Agostino, Giuseppe Neri e Giuseppe Graziano a rifondere 63.732 euro ciascuno alle casse pubbliche. Condannato anche il dirigente Luigi Danilo Latella che dovrà restituire 212.440,00 euro. "Non c’è nessuna “rimborsopoli” in salsa calabrese - spiegano in una nota stampa Graziano, Neri e Scalzo - ma di una sentenza della Corte dei Conti di condanna dei componenti dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per questioni inerenti ad una delibera di stanziamento fondi attribuiti ai Gruppi consiliari e varata all’inizio della X Legislatura regionale (nel 2015)".

"Va subito chiarito - aggiungono - che non si tratta di spese sostenute dai 5 componenti dell’Ufficio di Presidenza i quali pertanto nulla hanno lucrato sulle spese dei gruppi consiliari. Si tratta, invece, di cifre attribuite – su indicazione del responsabile dell’ufficio di ragioneria del Consiglio regionale – ai Gruppi consiliari e di cui non si è fatto alcun utilizzo. La sentenza (che verrà sospesa a seguito di appello) fa riferimento all’applicazione a tutti i gruppi dei principi sanciti dalle Sezioni Riunite della stessa Corte dei Conti a proposito delle spese per il personale ritenute assolutamente regolari. Nessuno sperpero di fondi, quindi, come si è fatto intendere, ma solo uniformità di trattamento per tutti i gruppi (per come proposto dalle competenti strutture interne del Consiglio sulla scorta anche di un preciso parere legale) seguendo le chiare decisioni delle Sezioni Riunite su spese assolutamente identiche".

"La vicenda ha trovato origine - scrivono in una nota i consiglieri Neri e D'Agostino - dalla deliberazione n. 26/2014 della Sezione per il Controllo della stessa Corte dei Conti, mediante la quale veniva contestata ai gruppi consiliari l’illegittimo rimborso delle spese imputabili al personale istituito presso i medesimi gruppi. Le Sezioni Riunite della Corte dei Conti, tuttavia, pronunciandosi successivamente sull’opposizione promossa da alcuni gruppi consiliari, in riforma integrale dei rilievi mossi dalla Sezione per il Controllo, dichiaravano invece come assolutamente legittima tale voce di spesa. Per l’effetto, l’ufficio di Presidenza di cui siamo stati componenti, su parere esplicito dell’Ufficio Legale del Consiglio Regionale e su espressa e motivata proposta del Settore competente, si determinava a quel punto con delibera n. 37/2015, di estendere il giudicato formatosi sulla pronuncia delle Sezioni Riunite anche a quei gruppi consiliari che non avevano invece mosso impugnazione agli originari rilievi della Sezione per il Controllo".

Ancora Neri e D'Agostino: "Le ragioni di tale modus operandi sono banali e facilmente intuibili anche al più distratto dei lettori, essendo inimmaginabile sul piano dell’equità sostanziale che è principio di matrice costituzionale, che nell’ambito della stessa legislatura alcuni gruppi consiliari avessero potuto usufruire delle spese per il mantenimento del personale per quanto espressamente statuito dall’Autorità Giudiziaria, al contrario invece di quei gruppi che per motivi diversi non avevano personalmente agito avverso gli originari rilievi della Sezione per il Controllo. Senza voler entrare dal punto di vista tecnico nel merito delle motivazioni della decisione della Corte dei Conti, fra l’altro non ancora definitiva, un dato inequivocabile è possibile comunque ricavare dal pronunciamento espresso dall’Autorità Giudiziaria. Nessuno fra i componenti dell’Ufficio di Presidenza - concludono - men che meno i sottoscritti ha mai provveduto a rimborsare per sé stesso alcun quattrino". C'è da dire che - tranne D'Agostino - gli altri sono tutti attualmente candidati alle regionali.

 

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