"Indovina chi viene in classe?" Francesco Bevilacqua intervistato dai ragazzi della scuola secondaria Nicotera Costabile

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Lamezia Terme - Francesco Bevilacqua si presenta a scuola vestito da “cercatore di luoghi perduti”. È così che i ragazzi della scuola secondaria Nicotera Costabile hanno imparato a conoscerlo in queste settimane di preparazione per il quarto appuntamento del progetto “Indovina chi viene in classe?” come un “cercatore non solo di luoghi, ma anche di saperi, di parole e di pensieri perduti”. Ecco l’intervista dei ragazzi all’avvocato, scrittore e naturalista Bevilacqua.

“Vittorio: Che cosa l’ha spinta ad intraprendere la carriera di scrittore? E quando ha capito di essere portato per la scrittura? ‘Me ne sono accorto tardi, ma ciascuno di noi ha dentro di sé un daimon che gli farà scoprire qual è la sua vocazione, il suo talento, quello che vuole fare nella vita. Avevo deciso di studiare per diventare avvocato, ma sentivo questo desiderio di scrivere, di cui ora non posso più fare a meno. L’uomo si distingue dagli animali proprio per il linguaggio, è il mezzo attraverso cui l’uomo è divenuto potente’.

Lorenzo: Quando era bambino leggeva molto? ‘Da bambino leggevo poco. La voglia di leggere mi è venuta da grande, dopo la scuola. Finchè è stata un’imposizione non l’ho accettato. Ma vi chiedo di provare. È come assaggiare un cibo nuovo’.

Che messaggio vuole lanciare con i suoi libri? ‘Chi scrive libri non deve avere in mente di lanciare un messaggio, deve essere un bisogno. Quando inizio a scrivere, non so bene cosa scriverò. Ognuno deve raccontare ciò che fa.. io racconto di quello che ho fatto, anche per convincere ragazzi come voi a non andare via da qui. Per scrivere mi alzo molto presto la mattina, perché poi per il resto del giorno devo lavorare, tra udienze, clienti e giudici’.

Filippo: Molti parlano male della Calabria a causa della sua scarsa economia. Lei cosa ne pensa della Calabria e delle sue risorse? Molti calabresi scelgono di visitare luoghi all’estero, tralasciando siti meravigliosi della nostra Calabria? Come si spiega questo disinteresse?Con questa domanda mi inviti a pasta e carne! Vecchio detto calabrese. Questa è la mia passione: raccontare la Calabria, farla conoscere. Voi lo conoscete il vostro territorio? Telara, il torrente Cantagalli, il piano di San Mazzeo, Gabella Acquafredda, Valle Ricciarda, il luogo della memoria di Sambiase? Sono luoghi che sembrano non valere come il Louvre, o Venezia, ma sono la vostra identità, la vostra storia. Sembra che offrano poco…ma non è così. Ci sono tanti giovani che hanno deciso di tornare a vivere in luoghi dove c’è tranquillità e vivere magari in solitudine. I nuovi tre lussi dell’occidente sono: spazio, tempo e silenzio. Il segreto per rimanere in Calabria forse è questo, inventarsi un lavoro con cui regalare a chi viene qui spazio, tempo e silenzio’.

Giulia e Serena: Quando ha iniziato ad avere la passione per l’esplorazione e come mai va in cerca di luoghi perduti? ‘I luoghi perduti non sono luoghi che non esistono. Sono perduti alla memoria degli uomini, anche se esistono comunque e siamo noi a doverli ritrovare’.

Raffaele: Per quale scopo è nato il festival delle erranze e della Filoxenia? Il Festival ha lo scopo di divertire e di far pensare allo stesso tempo. L’erranza è l’andar via, l’emigrazione, lo spopolamento. La filoxenia è l’ospitalità per lo straniero, che è qualcosa che noi abbiamo nelle nostre tradizioni più antiche. Se gli abitanti vanno via, gli erranti si faranno abitanti, possono abitare quei luoghi. E difatti nei nostri paesini più sperduti ci sono molti stranieri che abitano le case che sono state abbandonate’.

Francesco Le cascate di Platania possono competere con le altre più conosciute? ‘Pensate che questa cascata non la conosceva nessuno, neanche quelli che abitano a 10 minuti di cammino da quel luogo, neanche gli abitanti di Panetti. Studiando le carte ho capito che poteva esserci un salto di quota, ho cercato quel punto l’ho fotografato e una vecchietta a cui ho mostrato la foto mi ha detto la Tiglia!’.  

Paolo. Nella sua ricerca di luoghi sconosciuti ha mai trovato reperti utili per ricostruire le storie e le abitudini del passato? ‘Due domeniche fa in una grotta sopra Cleto abbiamo trovato un dente di squalo fossilizzato che poteva servire per incidere le ceramiche, o il pellame’.

La parola misteriosa che i ragazzi hanno scelto è dono, sembra rispecchiare uno dei miei desideri più vivi, dice Bevilacqua, quello di realizzare a Platania una Università del dono, in cui ad insegnare siano i vecchi, quelli che possono raccontare le storie e il territorio, insegnarci a fare il pane con il lievito madre,  la ricotta, come si intaglia un flauto di canna o una zampogna. Voglio che rivivano le tradizioni dei luoghi e che su quelli rinascano persone che possano tornarvi. La mia presenza qui, oggi, vuole essere un dono, che voglio concretizzare lasciandovi un libro, e se volete, prima che finisca l’anno, potrete leggere qualcosa e richiamarmi per farci su una piccola discussione. Il cercatore di luoghi perduti se ne va, ma non prima di aver svuotato il suo zaino. Sembra disordinato, ma aggiunge: l’ordine che c’è qui dentro, non c’è in nessun altro luogo della mia vita. I ragazzi lo lasciano andar via a malincuore. Lo hanno ascoltato come si ascolta un sapiente oppure un amico che ti racconta di viaggi fatti di cammino, di strade e di segreti”.

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