L'odissea di un fuorisede rientrato a Lamezia: "Ancora nessun tampone, ho paura di essere positivo"

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Lamezia Terme - “Sono abbandonato a me stesso e ho paura ad avvicinarmi ai miei cari”. A raccontare la sua odissea, a il Lametino.it è un 29enne fuori sede che vive e lavora a Milano, potenziale positivo al coronavirus, in quanto venuto a contatto con un operatore sociosanitario, suo coinquilino in Lombardia, risultato positivo. Il giovane ha avuto anche i sintomi del virus. Una quarantena senza fine per il 29enne che, dopo i mesi rimasto chiuso in casa in Lombardia è tornato a Lamezia (dove si è messo nuovamente in isolamento) in attesa di effettuare il tampone a domicilio per paura di essere positivo. Esame a cui, nonostante diverse chiamate e mail, non è ancora stato sottoposto.

“Sono rientrato presso la mia residenza di Lamezia domenica 17 tornando da Milano con la mia auto. Ancor prima di partire dalla Lombardia - racconta - avevo già provveduto a contattare le autorità sanitarie di Lamezia e anche l'Asp di Catanzaro per avvisarli del mio rientro in regione e capire se fosse possibile farmi fare un tampone al mio rientro perché purtroppo durante la quarantena in Lombardia sono entrato in contatto con il virus Covid-19 perché coinquilino di una persona risultata positiva, riscontrando io stesso molti sintomi tipici dell’infezione e accusando diversi malesseri più o meno importanti ma fortunatamente poi scomparsi. Dall'Asp di Monza a cui facevo riferimento sono stato seguito giornalmente e sono stato obbligato alla quarantena obbligatoria per 21 giorni ricevendo assistenza dal medico preposto dall'ASP che mi ha tenuto sotto osservazione per tutto il tempo necessario fino al termine della quarantena domiciliare obbligatoria imposta per legge. A seguito delle mie continue chiamate ai sanitari di Lamezia Terme e all’ASP di Catanzaro non ho ricevuto mai nessuna risposta". "Da precisare che ho utilizzato esclusivamente i numeri di riferimento per l’emergenza Covid indicati sul sito dalla regione Calabria".

Il giovane, precisa che, “una volta arrivato a Lamezia la sera di domenica 17 maggio ho deciso volontariamente di mettermi in quarantena in un domicilio diverso dalla mia residenza vista la possibilità di essere infetto e pericoloso per la salute dei miei familiari alcuni dei quali con patologie che li pongono ad un rischio più elevato rispetto ad altri soggetti sani se vengono in contatto con il virus. Con tutte le difficoltà del caso mi sto adattando ormai da diversi giorni in una struttura di fortuna che solitamente è stata utilizzata come deposito agricolo proprio per adempiere al mio ruolo di cittadino rispettoso dell’incolumità pubblica facendo il possibile per evitare conseguenze tragiche, cosa del tutto diversa da quello che stanno facendo le istituzioni e la sanità pubblica, nello specifico ASL di Lamezia Terme e ASP di Catanzaro che mi ha abbandonato a me stesso con la paura di non poter avvicinarmi ai miei cari e senza sapere quando potrò riabbracciarti senza che questo rappresenti un pericolo”.

“Nonostante l’invio di una PEC all'ASP di Catanzaro - conclude - mediante l’intercessione del mio medico di base, richiedendo con urgenza un tampone domiciliare visto che ho contratto il virus nelle settimane scorse, ancora non ho ricevuto nemmeno una chiamata da nessuno. È inammissibile una cosa del genere, non solo per il trattamento ricevuto da me e da tutti i fuori sede che sono rientranti in regione in questi giorni, ma è irrispettoso verso tutta la popolazione calabrese che è inconsapevole di questa mancanza di responsabilità che la regione deve assumersi per il bene della salute dei propri cittadini”.

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