La Calabria la regione più colpita da crisi del lavoro, persi 67mila occupati dal 2008

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Villa San Giovanni - La Calabria è la regione italiana maggiormente colpita in termini percentuali dalla perdita di posti di lavoro: una emorragia di ben 67 mila occupati (da 579mila occupati nel 2008 a 512 mila nel 2016) che ha determinato una perdita del 12% di occupati rispetto al 2008. Il dato emerge dalla ricerca "Il lavoro dove c'è" realizzata dall'Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro confrontando rapporti statistici di recente pubblicazione sull'efficienza del mercato del lavoro, l'evoluzione occupazionale e la mobilità degli italiani. I risultati della ricerca sono stati presentati a Villa San Giovanni nel corso del meeting dei "Giovani consulenti del lavoro del Sud Italia". Il secondo posto della classifica é occupato dalla Sicilia (134 mila), con il 9% di occupati in meno, ed il terzo dalla Sardegna (44 mila). Seguono Puglia e Molise con il 7% di occupati in meno rispetto al 2008. "A questa difficoltà - é detto in una nota che accompagna i risultati della ricerca - i calabresi hanno risposto con intraprendenza decidendo, da un lato, di affacciarsi alla libera professione e, dall'altro, di ricercare lavoro stabile in altre regioni o all'estero. Sono soprattutto i giovani, scolarizzati e con una qualifica professionale, che si spostano alla ricerca di un lavoro. Durante i lunghi otto anni di crisi economica ed occupazionale (dal 2008 al 2015), 383.190 persone delle regioni del Mezzogiorno hanno trasferito la residenza in altre regioni d'Italia. Di questi 160 mila sono campani, 73 mila siciliani e altrettanti pugliesi, ai quali si aggiungono 54 mila calabresi. Tra le regioni di destinazione preferite troviamo la Lombardia, l'Emilia Romagna, il Lazio e la Toscana. A questi si aggiungono coloro i quali hanno preferito Paesi esteri. Per questi ultimi la nazione di riferimento resta la Germania seguita, quanto meno fino alla Brexit, dal Regno Unito. In questo quadro di evidente difficoltà per l'occupazione regionale, così come nella maggior parte delle regioni italiane, dal 2015 si assiste ad un miglioramento della domanda e dell'offerta di lavoro. Sono più di 2 mila i posti di lavoro creati negli ultimi mesi, in gran parte per effetto della decontribuzione messa in atto dal Governo".

"La Calabria, confrontata con regioni più solide economicamente come Abruzzo e Marche - si afferma ancora nella ricerca - raggiunge risultati migliori. Rispetto a questa lieve crescita, però, la Calabria non si presenta come una regione unita: nelle province di Reggio Calabria e di Cosenza tra il 2015 ed il 2016 il tasso di occupazione continua a calare, mentre cresce nelle province di Vibo Valentia, Catanzaro e Crotone". "In ogni caso, nonostante questo segnale di ripartenza - si aggiunge - la Calabria è attualmente chiamata con forza a migliorare le istituzioni che regolano il mercato del lavoro, visto il forte ritardo riscontrato ed il crescente numero di persone scoraggiate, soprattutto donne e giovani non scolarizzati, che non cercano lavoro. Si tratta di un fenomeno sociale diffuso e che contribuisce ad alimentare il lavoro nero ed illegale. Al tempo stesso, il segnale di ripresa occupazionale dovrebbe spingere le imprese calabresi a trovare sul proprio territorio quelle competenze tecniche e professionali. Per fare ciò è doveroso un buon sistema scolastico e universitario, capace di formare i ragazzi e dotarli di quelle competenze di cui il mercato del lavoro locale ha bisogno".

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