La Cina dello scrittore di gialli Qiu Xiaolong a Trame9

foto-trame9-1.jpg

Lamezia Terme - Uno spaccato vivido della Cina contemporanea si apre sul palco di Trame nelle parole dello scrittore Qiu Xiaolong, autore del giallo “L’ultimo respiro del drago” che unisce ad una trama mozzafiato l’attualissima tematica ecologista e di più la disamina sociale e politica di un paese che nasce alla modernità in una situazione innegabilmente controversa, segnata da un governo monopartitico che impone un controllo ossessivo dei media rendendo impossibile la condivisione e risoluzione dei problemi reali, in nome dell’imperativo categorico di una crescita economica a favore della quale tutto sembra permesso, anche distruggere per sempre aria, acqua, suolo, e di conseguenza la vita degli abitanti.

Molte le scoperte inattese che emergono nel dialogo con lo scrittore, prima di tutto la sua vita segnata da un vero e proprio esilio politico, raccontata in fase introduttiva dalla giornalista di La7 Francesca Fanuele. Infatti Qiu Xiaolong è considerato reo dal governo comunista di aver sostenuto e sovvenzionato economicamente dagli Stati Uniti la protesta di Piazza Tienanmen nel 1989, e questo gli ha impedito per un lungo periodo di far ritorno nel suo paese spingendolo a trasferirsi stabilmente negli USA dove insegna attualmente alla Washington University di St. Louis. Nel suo racconto l’immagine di una Cina dove è impossibile esprimere su qualsiasi argomento pareri che non siano allineati con quelli del partito al governo, in cui anche i post sui social possono essere cancellati da un sistema centrale per questa ragione, dove esistono corpi di polizia speciali preposti- i “poliziotti della rete”-  e dove un docente universitario può essere ammonito e sospeso per un anno anche solo per un singolo like. Ma il controllo non riguarda solo i media: “Ovunque ci sono telecamere – dice lo scrittore – anche nelle stanze d’albergo. Quando per brevi periodi ritorno mi sento seguito.” Regna fra gli autoctoni l’abitudine, tipica degli ambienti contaminati dalla mafia, delle mezze frasi, del “parlare obliquo” per non essere colti in fallo e “finire nei guai”. Ma regna anche la corruzione, mezzo preferito per cercare di aggirare il controllo oliando un sistema dove l’unica ideologia, ironicamente, è ormai il materialismo. Tutte cose di cui Qiu Xiaolong parla nei suoi gialli, scritti in inglese ma ormai tradotti anche in Cina, dove però prevedibilmente vengono tagliati e addirittura modificati, dove Shangai diventa “La città H” perché, dice la censura, “è impossibile che le cose scritte nel libro accadano qui”. Anche l’inquinamento, anche la Triade, la mafia locale, sarebbero, a quanto pare, semplice fiction.

Eppure la Cina è il paese al mondo con maggiore incidenza di tumori al polmone. Eppure il cielo diventa stranamente blu solo in corrispondenza delle Olimpiadi o dell’Assemblea del popolo, ovvero quando il paese è sotto i riflettori. Invece di solito il cielo della Cina è nero, e chi può va via, non tanto in cerca di più danaro quando di una qualità della vita migliore per sé e per i propri figli.

Giulia De Sensi

© RIPRODUZIONE RISERVATA