La lametina Teresa Calimeri tra i vincitori del premio Roche per la Ricerca

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Lamezia Terme - Teresa Calimeri, 37enne originaria di Lamezia Terme che fa parte dell'Unità Linfomi dell'Ospedale San Raffaele di Milano ha ricevuto il premio Roche per la Ricerca. Il suo progetto riguarda i linfomi del sistema nervoso centrale e, in particolare, la messa a punto di un nuovo metodo per diagnosticare il tumore basato su marcatori molecolari. La Calimeri studierà un modo per individuare un linfoma tramite prelievo del liquor, andando a studiare specifiche mutazioni genetiche. Questo sarà possibile grazie alla multinazionale svizzera che ha finanziato con un premio di 100mila euro i progetti di otto giovani scienziati italiani under 40: sette donne e un uomo, tra loro, anche due calabresi, Michela Lupia e la lametina Teresa Calimeri.

La giovane ricercatrice ha raccontato a il Lametino.it gli obiettivi del suo progetto di ricerca e la sua formazione presso l’Università di Catanzaro: “Ho avuto la fortuna di riuscire ad avere accesso ad un istituto come il San Raffaele che offre tantissime opportunità dal punto di vista della ricerca, però, tutto il percorso che ho fatto è partito dall’Università di Catanzaro, una cosa che abbiamo sottolineato molto anche al premio Roche dicendo, sia io che Michela Lupia, che venivamo dall’Università di Catanzaro che ci aveva offerto la possibilità di fare tantissime esperienze di ricerca sia mentre eravamo all’università sia dandoci la possibilità di avere accesso ad istituti prestigiosi anche all’estero.  L’esperienza americana è una cosa bellissima che consiglio a tutti i giovani per una questione personale e professionale perché ti apre la mente sotto tanti punti di vista. Ma tutto è partito dalla Calabria, da Catanzaro ed è una grande soddisfazione per la nostra terra”.

Un riconoscimento importante, quindi, sia per la ricerca scientifica italiana che per il talento e l’impegno di una giovane donna che dalla formazione all’Università di Catanzaro ha svolto anche un periodo di studi a Boston, negli Stati Uniti all'interno di centri all'avanguardia a livello mondiale per poi ritornare in Italia nell’Unità Linfomi del San Raffaele.

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Il progetto di ricerca

“L’obiettivo - spiega la ricercatrice Teresa Calimeri a il Lametino.it - è quello di identificare precocemente i linfomi primitivi del sistema nervoso centrale: cerchiamo di riuscire a fare quello che in oncologia è uno degli obiettivi più importanti che è la diagnosi precoce. Lì dove non puoi fare la prevenzione bisogna cercare di identificare il più precocemente possibile: quanto prima si arriva alla diagnosi quanto prima si riesce a trattare la malattia. In questo caso il problema è che interessando un sistema nobile come il sistema nervoso centrale, quanto più la malattia resta a contatto con il tessuto cerebrale tanto più i danni diventano irreversibili. La diagnosi precoce, quindi, è estremamente importante per evitare che questi danni irreversibili si possano instaurare e diventare permanenti. Non vogliamo solo dare una vita lunga ma vogliamo anche dare una vita di qualità al paziente”.

“In sostanza - sottolinea ancora l’oncologa - cerchiamo di integrare la diagnostica classica (risonanza e biopsia cerebrale), con una diagnostica molecolare che si basa sulla identificazione del liquido cefalorachidiano, che è un liquido che circonda il nostro sistema nervoso centrale, e di tre marcatori molecolari: vogliamo cercare di creare un algoritmo utilizzando i tre marcatori molecolari che ci consenta di integrare la diagnostica classica e di diagnosticare più precocemente possibile soprattutto quei casi che sono di difficile interpretazione”. L’altro obiettivo, spiega la ricercatrice, è che questo progetto possa essere applicato anche in altri centri per poter un giorno divenire fruibile per tutti e applicabile anche ad altre patologie.

Ramona Villella

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