La mano dei Giampà sull'economia del Lazio: la relazione della Dia traccia la geografia della mafia lametina

dia-direzione-investigativa-antimafia-relazioan-2020.jpg

Catanzaro - La nuova frontiera della 'ndrangheta è specializzarsi in reati finalizzati a ripulire il "denaro sporco" e garantire una ricchezza sempre crescente nelle tasche dei boss. Soprattutto all'estero, attraverso la pratica ormai consolidata dell'intestazione fittizia di importanti e lucrose attività economiche. La relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia dedica corposi passaggi alla mafia calabrese e oggi - dopo la presentazione nei giorni scorsi in Parlamento - è stata illustrata nella sede di Catanzaro dal nuovo capo sezione il vice questore Giuseppe Maria Emiddio.

Una 'ndrangheta, dunque, sempre più internazionale, sempre più infiltrata nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione e ancora fortemente radicata in Calabria, tanto da spingere Emiddio a sollecitare maggiore consapevolezza nell'opinione pubblica: "Sono ancora troppo poche le denunce, troppo pochi gli esposti. La collaborazione nel contrasto alle mafie è requisito fondamentale e in Calabria occorre rompere quel sentimento di accettazione e quasi di abitudine alla cultura mafiosa". La relazione semestrale della Dia non rivela soprese negli ingranaggi criminali e passa in rassegna le diverse consortorie operative sui territori. Nel lametino, i riflettori della Dia per ricostruire la geografia criminale partono dall'operazione Reventinum del gennaio 2019 e dagli arresti che hanno toccato i clan Scalise e Mezzatesta. "L'operazione - scrivono gli investigatori della Dia - ha consentito di delineare con chiarezza gli assetti storici e attuali, nonché gli interessi criminali di due distinte e contrapposte cosche (Scalise e Mezzatesta) derivanti dalla scissione del gruppo storico della montagna nell'area catanzarese del Reventino, nonché numerosi omicidi che, a partire dal 2013, hanno coinvolto esponenti di entrambe le fazioni in una vera e propria faida".

La relazione conferma la piena operatività delle cosche storiche Giampà, Cerra-Torcasio-Gualtieri nella zona di Nicastro e Iannazzo-Daponte-Cannizzaro a Sambiase e nelle aree limitrofe. Il dato che emerge, piuttosto, è la capacità delle cosche lametine di proiettare i propri interessi fuori regione, e viene presa ad esempio l'operazione "Erostrato" coordinata dalla Dda di Roma e realizzata nel gennaio 2019, con l'esecuzione di 13 ordinanze di custodia cautelare e la distarticolazione di un gruppo criminale che avrebbe avuto a capo un affiliato di una cosca satellite ai Giampà. "Il sodalizio criminale - scrive la Dia - operava pratiche estorsive nei confronti dei negozi compro oro, locali notturni ma anche nel settore del recupero credito a Viterbo e provincia, riuscendo a imporsi sul territorio grazie al supporto prestato da soggetti albanesi per la commissione di numerosi atti violenti. Le azioni - si legge nella relazione - sono risultate collegate a una strategia criminale unitaria, promossa da un soggetto lametino trapiantato nel Viterbese da oltre 15 anni, intento ad assumere e mantenere il controllo di attività economiche". Confermato ancora il legame e il mutuo soccorso fra le cosche lametine Cerra-Torcasio-Gualtieri con le potenti consorterie di Limbadi (clan Mancuso) e di San Luca.

Giulia Veltri

© RIPRODUZIONE RISERVATA