Lamezia: aggiornamento piano triennale anticorruzione, Commissione prefettizia approva adozione Linee guida

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Lamezia Terme – Adottate dalla terna commissariale le linee guida per l’aggiornamento del piano triennale anticorruzione riferito agli anni dal 2018 al 2020, “conformi in parte – come si legge nella delibera - a quanto già indicato con la deliberazione di C.C. n. 116 del 5.05.2017”.

Questi i punti: si parte dalla partecipazione, per la quale si specifica che bisogna “continuare a garantire non solo che nel processo di adozione del PTPC per il triennio 2018/2020 sia assicurato il massimo della partecipazione, attraverso l'impegno a stimolare con l'invio e la sollecitazione diretta, la presentazione di proposte ed osservazioni sullo schema di PTPC da parte degli stakeholder interni ed esterni, ma prevedere altresì forme di aggiornamento del piano in corso d'anno, sulla base delle osservazioni e/o proposte di modifica pervenute in ogni tempo da parte della società civile, anche quale contributo per individuare le priorità di intervento, in una logica di coinvolgimento e di sensibilizzazione dei cittadini e non ad una cultura della legalità, in conformità a quanto già effettuato”.

Si passa all’analisi di contesto esterno: “in cui si metta in adeguata evidenza, attingendo ai documenti disponibili, la condizione della comunità sui versanti, in particolare, della presenza di forme di criminalità organizzata e di episodi di corruzione, nonché di quanto contenuto nella relazione del Prefetto e nella proposta del Ministro dell'Interno allegata al Decreto Presidenziale di scioglimento del Comune di Lamezia Terme ai sensi dell'art. 143 del D.lgs. n. 267/2000, in corso di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale”; e all’analisi di contesto interno: “in cui si mettano in adeguata evidenza le condizioni organizzative ed i possibili fattori di anomalia e di rischio che si manifestano, anche con riferimento ad episodi di cattiva gestione ed alla incidenza di episodi di responsabilità che si sono eventualmente manifestati”.

La mappatura delle aree a rischio: “rinnovare l'analisi delle attività a più elevato rischio di corruzione, oltre che in quelle dettate dalla legge n. 190/2012, anche in quelle indicate dall'ANAC ed in quelle che nella condizione specifica si manifestano come tali e che possono essere individuate attraverso metodologie che riprendano le indicazioni del Piano Nazionale Anticorruzione”; i fattori a rischio: “rinnovare l'analisi volta all'individuazione dei principali fattori di rischio che si possono manifestare, graduandone il livello di rischio”.

Per quanto riguarda le misure di prevenzione, si sottolinea che debbano essere individuate quelle che “possono essere assunte, ponderandole in relazione al rischio, con individuazione delle cause entro il primo trimestre 2018”; e che si debba “completare il monitoraggio dei procedimenti e dei processi in modo da individuare quelli a più elevato rischio di corruzione e, per ognuno di essi, indicare i fattori specifici di rischio e le misure di prevenzione più adeguate, definendo idonee forme di monitoraggio e di verifica”.

Per quanto riguarda il carattere organizzativo delle misure di prevenzione della corruzione: “La previsione di adeguate misure di prevenzione e la loro efficacia è strettamente collegata a misure strutturali - organizzative dell'Ente che abbiano quale comune denominatore il paradigma chi fa - che cosa- come -entro quanto nell'ottica della piena responsabilizzazione dei soggetti che a vario ruolo sono chiamati alla gestione amministrativa”. “Al fine di garantire l'imparzialità e l'autonomia valutativa, - si legge ancora - il Responsabile della Prevenzione della corruzione non può svolgere attività di gestione e di amministrazione attiva all'interno dell'Ente in luogo dei Dirigenti. Inoltre, alla luce di quanto previsto nel nuovo co. 7 dell'art. 1, L. 190/2012 secondo cui il Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza indica «agli uffici competenti all'esercizio dell'azione disciplinare, al Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della

Trasparenza dovrà essere precluso l'esercizio dell'azione disciplinare, con conseguente adeguamento degli atti organizzativi in materia . Lo stesso è altresì tenuto, oltre che a segnalare i nominativi dei dipendenti che non hanno attuato correttamente le misure di prevenzione della corruzione e di trasparenza, a segnalare all'OIV e all'organo di indirizzo le disfunzioni inerenti all'attuazione delle misure di prevenzione della corruzione e della trasparenza", su richiesta e comunque con cadenza semestrale, a seguito di apposita attività di reporting . Al fine di garantire autonomia ed effettività, per come previsto dall'art .41 del D.lgs. n. 97 /2016, l'organo di indirizzo supporterà "le eventuali modifiche organizzative necessarie per assicurare funzioni e poteri idonei" al RPCT (responsabile prevenzione corruzione e trasparenza), anche mediante una struttura organizzativa di supporto adeguata”.

Si parla anche della rotazione dei dirigenti e del personale: “fermo restando il principio di prevedere dei meccanismi di rotazione nel conferimento degli incarichi di vertice per le materie ad alto rischio di corruzione, dovrà tenersi adeguatamente conto delle specifiche competenze e della professionalità posseduta dal personale dirigenziale in relazione alla materie di pertinenza dell'incarico da conferire. Scelte difformi al criterio della rispondenza fra competenza e professionalità posseduta e materia di propria di pertinenza dell'incarico devono essere adeguatamente motivate. Per il personale non dirigenziale, la rotazione deve essere attuata, nelle aree a rischio corruzione, come misura ordinaria di prevenzione della corruzione, prevedendo, nelle ipotesi in cui non sia motivatamente possibile ricorrere a tale istituto, misure organizzative come la trasparenza interna o la c.d segregazione delle funzioni (distribuzione delle competenze a soggetti diversi in relazione alle diverse fasi del procedimento). La rotazione del dirigente dovrà essere programmata in tempi diversi rispetto alla rotazione dei dipendenti dei settori interessati. Non è esclusa la possibilità di prevedere la rotazione anche in aree non a rischio corruzione”.

Previste inoltre “a forme di integrazione con le attività di controllo interno; forme di integrazione con il piano delle performance: si prevede che le misure di prevenzione della corruzione, come pure i livelli di trasparenza, debbano essere tradotti, sempre, in obiettivi organizzativi ed individuali assegnati agli uffici e ai loro dirigenti. Ciò agevola l'individuazione di misure ben definite in termini di obiettivi, le rende più effettive e verificabili e conferma la piena coerenza tra misure anticorruzione e livelli di trasparenza e perseguimento della funzionalità amministrativa. La valutazione della coerenza tra gli obiettivi di trasparenza e di prevenzione della corruzione sarà oggetto rimessa all'OIV, come pure la valutazione del raggiungimento o meno degli obiettivi inciderà ai fini della valutazione della performance”.

Si parla anche di formazione: “assicurare e predisporre adeguate risorse per una adeguata attività di formazione continua, anche attraverso il ricorso a soggetti formatori esterni, sia generale che specifica per le aree ma maggiore rischio corruzione”. 

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