Lamezia, al liceo “Galilei” incontro con professor Santilli su criticità della Dad

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Lamezia Terme – “A pochi giorni dall’atteso ritorno degli studenti delle scuole superiori nelle aule scolastiche, che in Calabria ha però largamente riconfermato la scelta delle famiglie di continuare con la Dad, il Liceo Scientifico “Galilei”, guidato dalla Dirigente Teresa Goffredo, ha organizzato un momento di riflessione sulle relazioni e le criticità della didattica al tempo della Dad. Ospite prestigioso del seminario il professore Santilli, esperto di Neuroscienze e Psicologia Didattica” è quanto si legge in una nota dell’Istituto. 

“Dopo i saluti di rito – precisano - la Dirigente Goffredo ha sottolineato, agli studenti presenti, l’importanza di rifondare un senso di appartenenza alla scuola, che non può non essere prima di tutto comunità scolastica. L’idea dell’incontro di oggi, ha sottolineato all’unisono il professore Santilli, nasce proprio da questa volontà di rimettere al centro gli studenti e dall’esigenza di uscire mentalmente, prima ancora che fisicamente, dalla Dad”. “Il cervello- ha sottolineato- ha una struttura sociale e relazionale”. Il trauma del primo lockdown ha, invece, cominciato a creare un “effetto grotta”, cioè una chiusura forzata, almeno all’inizio, che col tempo si è normalizzata ed ha innescato una tanto inconsapevole quanto pericolosa dipendenza dalla Dad. 

“Le vostre paure- ha continuato l’esperto- sono rimaste chiuse in casa con voi e il cervello ha spento alcune emozioni, come quelle del contatto. Vi siete allontanati addirittura dai suoni non digitalizzati, dei compagni, dei vostri professori, e così i neuroni dell’apprendimento hanno perso un substrato fondamentale, fatto di abbracci, sorrisi, voci, fisicità”. Da qui la necessità di riaccendere l’interruttore delle emozioni, del cervello e dell’apprendimento, che sono l’unica strada percorribile per riappropriarsi della normalità, a cui tutti aspirano, ma che non può in alcun modo realizzarsi compiutamente se si rimane confinati in un’asettica e sterile “comfort zone”. “La Dad è diventata protettiva di un trauma- ha continuato il professore Santilli- e si è registrato un allontanamento da tutto ciò che è emozione e che, a sua volta, attiva memoria e apprendimento”. 

"Il presente di solitudine finisce, dunque, col gettare ombre sempre più pesanti sul futuro, perché l’abitudine a restare immersi in questa grotta ha alimentato una sorta di autoreferenzialità, di narcisismo, in cui ci si è convinti di stare bene". “Se gli scrittori di fantascienza- osserva ancora- avevano già immaginato che l’uomo del terzo millennio avrebbe avuto come maestri dei robot e sarebbe stato chiuso in casa, forse è perché l’uomo era già prima in questa solitudine. In questo senso potremmo dire che il Covid è un virus che ha trovato davanti a sé un uomo debole”. "Quella che si presenta - precisano - paradossalmente, potrebbe essere allora una straordinaria possibilità: fondare un nuovo umanesimo, sostituendo alla distanza la presenza e alla solitudine le relazioni. Interessanti anche i numerosi interventi degli studenti che hanno animato la discussione, facendo emergere sicuramente il desiderio di tornare a scuola, ma anche il senso di una comunicazione educativa che la Dad, nonostante l’impegno di docenti e studenti, ha reso comunque deficitaria, perché ha limitato l’elettromagnetismo del cuore".

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