Lamezia, al via il maxi processo “Rinascita-Scott”: oggi udienza dedicata alla costituzione delle parti

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Lamezia Terme - Al via oggi a Lamezia Terme, all’interno di una dell’aula bunker più grandi d’Europa, il maxi-processo “Rinascita-Scott”, scaturito dall’omonima inchiesta della Dda catanzarese, guidata da Nicola Gratteri, contro le cosche del Vibonese, in particolare contro la cosca Mancuso di Limbadi e sue ramificazioni.  Processo che in realtà riguarda il Tribunale collegiale di Vibo Valentia “titolare” per giurisdizione ma che si tiene nella città della Piana scelta per la sua posizione baricentrica e per la disponibilità di una struttura idonea alla celebrazione di un così “grande” processo.  

Sono 325 gli imputati chiamati a rispondere a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi ed esplosivo, ricettazione, traffico di influenze illecite, rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio, abuso d'ufficio aggravato, traffico di droga. Fra gli imputati, boss, presunti boss e loro affiliati, politici, colletti bianchi, esponenti delle forze dell’ordine e dell’imprenditoria. Tutti gli imputati sono stati mandati a processo dal Gup, Claudio Paris al termine delle udienze preliminari svoltesi a Roma nell’aula bunker di Rebibbia.

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In apertura, è stata il giudice Tiziana Macrì, ricusata per il rito abbreviato, a fare l’appello degli imputati e procedere con la costituzione delle parti. Quasi tutti gli imputati collegati in videoconferenza, con gli ufficiali di Pg al loro fianco e assistiti dai legali presenti in aula. Alcuni non presenti per problemi sanitari.

Al termine della costituzione delle parti, il Pm Gratteri, è intervenuto per ribadire la richiesta di ricusazione da parte della Dda del giudice Macrì anche per il rito ordinario. Ma ha anche polemizzato con le dichiarazioni della Macrì di astenersi per il prosieguo dell’udienza odierna. “C’è un’urgenza di proseguire e lei oggi potrebbe farlo”. La stessa però ha ribadito di rispettare la decisione della Corte d’Appello. Così come identica decisione di astenersi è stata assunta dai giudici a latere. Brigida Cavasina e Gilda Romano che, nell'ottobre scorso, per ragioni diverse, hanno emesso una sentenza nei confronti del clan Soriano di Filandari, in cui erano confluiti anche alcuni atti dell'inchiesta Rinascita.  Tuttavia, nel corso del dibattimento, Gratteri ha chiesto l’unificazione del rito immediato che riguarda gli imputati, Giancarlo Pittelli, l’imprenditore Mario Lo Riggio, l’ex sindaco di Nicotera, Salvatore Rizzo e l’avvocato Giulio Calabretta. Quindi l’udienza è stata sospesa e il collegio si è riunito in camera di consiglio per decidere sulla richiesta del Pm Gratteri. L’udienza è stata rinviata al 19 gennaio, in quella sede il nuovo collegio giudicante deciderà se unificare il procedimento con il rito immediato.

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Controllata e sorvegliata l'area d'accesso all'aula bunker

Grande l'attenzione mediatica su questo processo con inviati nazionali e internazionali scesi a Lamezia per raccontare gli avvenimenti di un procedimento che entrerà nella storia. Super controllata e sorvegliata tutta l'area d'accesso all'aula bunker e alle arterie per raggiungerla. Blindati scortati e massiccio pattugliamento delle forze dell'ordine. Rammarico per la mancata possibilità di effettuare le riprese televisive.

Tra i molti che hanno scelto il rito ordinario il sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, l’ex assessore regionale Luigi Incarnato e gli ex consiglieri regionali Pietro Giamborino. Mentre per Nicola Adamo, ex deputato del Pd, il processo si tiene in Tribunale a Cosenza. Adamo è accusato di traffico di influenze illecite in concorso con Giamborino, Giuseppe Capizzi e Filippo Valia. Tra i vertici della cosca, a giudizio anche  il  boss di Limbadi, Luigi Mancuso detto lo “zio”. Altri 91 imputati saranno processati il 27 gennaio con rito abbreviato.

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Le parti civili

Si sono costituite parti civili e hanno ribadito la loro presenza in aula i Comuni di Cessaniti, Filandari, Filogaso, Limbadi, Maierato, Mileto, Pizzo, Ricadi, San Costantino Calabro, San Calogero, San Gregorio d’Ippona, Sant’Onofrio, Stefanaconi, Tropea, Vibo Valentia (rappresentata dall’avvocato Maristella Paolì affiancata dal sindaco Maria Limardo), Zungri, Nicotera, la Provincia di Vibo, Regione Calabria, Eurospin Sicilia, l’associazione anti-racket, l’associazione Libera e Federazione nazionale interesse uomo.  Oltre duecento invece le parti offese elencate dal presidente del collegio giudicante. Parti civili anche la presidenza del Consiglio e il mistero dell’Interno.  Non sono mancati i difetti di notifica. Quasi fisiologici, in un processo così grande.  L’inchiesta “Rinascita-Scott” era stata portata a termine nel dicembre del 2019 dai carabinieri coordinati dalla Dda di Catanzaro sotto la guida del procuratore, Nicola Gratteri. Un'inchiesta, finalizzata a stroncare gli affari della cosca Mancuso e il connubio tra la ‘ndrangheta e alcuni pezzi dello Stato; la massoneria deviata ed esponenti del mondo politico.

Antonio Cannone

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