Lamezia, anche le operazioni "Alesia" e "Quinta Bolgia" nella relazione semestrale Dia

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Roma - “L’organizzazione della ‘ndrangheta, anche nel periodo in esame, mostra le connotazioni di una consorteria fortemente strutturata su base territoriale, ancorata ai tradizionali vincoli familiari e articolata su più livelli facenti capo ad organismi di vertice, che riescono ad orientare le linee strategiche, dirimendo al contempo eventuali controversie interne: un fenomeno risalente nel tempo, ma rivelatosi, dopo decenni di mediatica disattenzione, sicuramente al passo con i tempi, in grado di coglierne tutte le opportunità e capace di produrre potere e ricchezza”. Così viene descritta la ‘ndrangheta nell'ultima relazione della Dia, riferita al secondo semestre 2018. Un’analisi del fenomeno e dei profili evolutivi della criminalità organizzata calabrese emerge così dalla relazione semestrale. Viene tracciata anche “la sua spiccata vocazione imprenditoriale” che, è sottolineano ancora nella relazione, “favorita dalle ingenti risorse economiche di cui dispone, tenendo conto che può fare affidamento su diversificate attività illecite, che spaziano dal narcotraffico internazionale (gestito in posizione egemonica, come di seguito spiegato), all’infiltrazione negli appalti pubblici, dalle estorsioni al settore dei giochi e delle scommesse, i cui proventi vengono riciclati in attività legali”.

Importanti inchieste giudiziarie degli ultimi tempi hanno consentito di acquisire l’esatto “organigramma criminale” della ‘ndrangheta, con l’individuazione dei locali dislocati sia nel territorio di origine, ma anche attestati fuori Regione e all’estero.

Il territorio di Lamezia risulta ancora ripartito in tre aree

Per quanto riguarda il territorio di Lamezia Terme che risulta convenzionalmente ripartito in tre aree, sotto gli storici clan che, si legge nella relazione “nonostante l’efficace azione di contrasto degli ultimi anni che ha portato all’arresto di numerosi capi clan e gregari, i citati sodalizi continuano a manifestare evidenti segnali di presenza criminale su alcune zone del territorio”. Nella relazione vengono citate anche alcune operazioni come quella scattata nel mese di ottobre, denominata “Alesia”, la Guardia di finanza ha eseguito un decreto di sequestro nei confronti di 13 persone. Il provvedimento ha riguardato fabbricati, attività imprenditoriali, appartamenti, ville lussuose, terreni ed autoveicoli ed un “mini acquapark”, per un valore complessivo di circa 14 milioni di euro. Nel successivo mese di novembre, nell’ambito dell’operazione “Quinta Bolgia”, la Guardia di finanza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 24 persone, con il contestuale sequestro di beni per un valore di 10 milioni di euro. “L’attività di indagine - si legge ancora - ha riguardato l’operatività della cosca confederata degli Iannazzo-Cannizzaro-Daponte che aveva imposto, nel corso degli anni, il monopolio in alcuni servizi collegati al settore sanitario, come la gestione delle autoambulanze sostitutive del servizio pubblico, il trasporto del sangue, la fornitura di materiale sanitario e i servizi di onoranze funebri. Tra i soggetti raggiunti dalla misura restrittiva figurano anche alcuni politici, indagati per tentato abuso d’ufficio”.

La ‘ndrangheta, emerge dalla relazione, “sembra continuare a far leva sul bisogno di lavoro delle nuove generazioni anche per consolidare il controllo del tessuto socio-economico, offrendosi come sistema istituzionale alternativo”. In proposito viene anche citata, ritenuta “emblematica”, “l’operazione non a caso denominata “Nuove Leve”, condotta dalla Polizia di Stato nel mese di febbraio 2017 nei confronti di 11 persone ritenute le nuove leve della cosca lametina Giampà, e “Crisalide”, conclusa nel mese di maggio 2017 dall’Arma dei Carabinieri, che ha portato all’arresto di 52 persone riconducibili alla cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri, sempre di Lamezia Terme, accusate di associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, danneggiamento aggravato e rapina”.

“La mafia liquida”

Il maggior numero di operazioni finanziarie sospette riguardanti il nord Italia, inoltre, "può essere indicativo di una mafia liquida che investe in questa parte del paese in maniera occulta, utilizzando per i propri scopi criminali delle teste di legno. Una mafia latente che potrebbe, in prospettiva, manifestarsi con caratteri più evidenti". È quanto emerge dalle 568 pagine dell'ultima relazione della Dia. Sempre più spesso - si legge nel documento - si individuano soggetti esterni alle organizzazioni criminali, professionisti che "prestano la loro opera proprio per schermare e moltiplicare gli interessi economico-finanziari dei gruppi criminali". La Dia li definisce "facilitatori", "artisti del riciclaggio", capaci di gestire transazioni internazionali da località offshore, offrendo riservatezza e una vasta gamma di servizi finanziari. Queste nuove modalità d'intervento consentono ai mafiosi di radicarsi nelle altre regioni italiane e nel mondo, "legando i propri interessi con quelli della realtà economica locale".

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