Lamezia, ancora tanti i beni confiscati e mai assegnati: il caso simbolo degli appartamenti vuoti a Ginepri

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Lamezia Terme - Luoghi simbolo della vittoria dello Stato sul malaffare, testimonianza e presidio di una società sana che resiste, i beni confiscati alla criminalità organizzata sono un’occasione di cambiamento e di giustizia che ritorna all’intera collettività. Anche a Lamezia Terme, dove - come affermato di recente nel corso di un'iniziativa pubblica da don Giacomo Panizza, fra i primi titolari di un bene sottratto alle mafie con la Progetto Sud - non sempre quest’occasione viene sfruttata.

I beni non ancora assegnati

Ne sono un esempio le 79 unità abitative confiscate situate in località Ginepri. Collocati in un’unica particella catastale nell’ultimo elenco regolarmente pubblicato a inizio anno sul sito del Comune, gli appartamenti, non ancora destinati, sono suddivisi a seconda della loro attuale agibilità: 13 risultano “da ristrutturare”, i rimanenti 66 sarebbero invece in buono stato e ristrutturati, ma ugualmente, al momento attuale, rimangono privi di una destinazione. Tutti risultano semplicemente a disposizione del Comune, in quanto “oggetto di finanziamenti POR Calabria per il Turismo Sociale” – e con questo termine si intende in genere: soggiorni per anziani, colonie estive per bambini, persone disabili, soggetti fragili o svantaggiati, luogo di villeggiatura per famiglie disagiate. Un primo finanziamento, per l’ammontare di 1.570.000 euro, era già stato assegnato nel 2010, nell’ambito di un progetto PON Sicurezza per lo Sviluppo promosso dal Ministero dell’Interno, sempre con la destinazione del turismo sociale. Nel 2013 sui beni di località Ginepri vengono iniziati i lavori di ristrutturazione ed efficientamento energetico, secondo un progetto abbastanza innovativo, che prevedeva anche un impianto di climatizzazione, nuovi infissi in vetrocamera e la coibentazione delle pareti. Poi sulle possibilità di destinazione degli stabili scende il silenzio. In realtà l’ultimo tentativo noto di occuparli in maniera utile risale al marzo 2020, quando si decide di demandare il Dirigente del Settore Promozione e Valorizzazione del Patrimonio e del Territorio Comunale di valutare la possibilità di adibire gli alloggi a “centro deputato all’accoglienza dei profughi Ucraini”.  Per avere una visione globale del problema relativo ai beni confiscati e alla loro effettiva destinazione occorre tuttavia allargare la visuale, e analizzare le altre 34 particelle catastali rese note dal Comune nell’elenco con intenti di trasparenza. Tutte sono relative ad altrettanti singoli beni – in genere unità abitative a uno o più piani, box, strutture con terreni annessi – ma solo 15 risultano “in buono stato” e comunque “assegnati” – alle realtà più varie: dall’Avis alla Croce Rossa, dalle associazioni alla Caritas Diocesana alla Lucky Friends, fino naturalmente alla Comunità Progetto Sud, che ne gestisce da tempo una fetta consistente. Ma le altre 19 particelle – a parte un caso in cui la confisca sarebbe stata revocata – non hanno ancora un destinatario e, quasi sempre, non risultano affatto in buono stato. In tutto 15 risultano regolarmente assegnati.

Le difficoltà legate all'assegnazione

È evidente che deve esserci un problema a monte, ed effettivamente è ciò che segnala don Giacomo Panizza di Comunità Progetto Sud, spiegando che alcuni degli alloggi di Ginepri “sono stati ristrutturati due volte, la seconda con fondi Europei” e rinnovando l’invito alla coprogettazione fra realtà sociali e istituzioni. Nell’ultimo di numerosi interventi sul tema, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2023, don Panizza auspica la pratica di una giustizia che non badi solo ai doveri da far rispettare ma anche a tutelare e “rendere effettivi quei diritti che rischiano di essere solo diritti sulla carta”, e più espressamente, una giustizia che “intervenga per correggere i ritardi e le inefficienze delle Pubbliche Amministrazioni”.

“La proposta – conclude - è la scommessa di impegnarsi per un migliore utilizzo dei beni confiscati, intrecciando differenti soggetti quali lo Stato e le varie Istituzioni, il profit e il non profit, cultura e socialità. Sul territorio di ogni comunità un bene confiscato parla da sé, dice di cittadinanza o di indifferenza, di libertà o di sottomissione, a seconda di come un popolo gli si rapporta. E la credibilità democratica di ogni comunità umana e politica passa anche da qui”.

Lunedì a Catanzaro il ministro dell'Interno firma nuovo protocollo

Un primo passo verso la soluzione del problema si potrebbe compiere lunedì 13 febbraio, con l'arrivo in Calabria del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, che nella Prefettura di Catanzaro firmerà un protocollo d'intesa che prevede una serie di atti amministrativi utili all’intervento sui beni confiscati.

Giulia De Sensi

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