Lamezia, convegno di Libera sul nuovo codice antimafia: “Obiettivo è ‘staccare la corrente’ alla criminalità organizzata prima che sia tardi”

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Lamezia Terme - “Il nuovo codice antimafia: novità, sfide e rischi”: questo il tema del convegno di Libera, associazione di nomi e numeri contro le mafie, che ha visto incontrarsi a Lamezia rappresentanti dei coordinamenti provinciali di Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone e del presidio universitario di Libera dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, per ascoltare le parole del segretario generale Cgil Calabria Angelo Sposato e del deputato Davide Mattiello, quest’ultimo fra i relatori del testo di legge sul nuovo codice antimafia e componente in parlamento sia della Commissione Giustizia che della Commissione Antimafia.

L’incontro, presieduto dal referente regionale di Libera don Ennio Stamile e moderato dall’avvocato Lucia Lipari, referente regionale dello sportello S.O.S. Giustizia, ha avuto come oggetto specifico proprio le varie sfaccettature della nuova legge, approvata in Senato nel luglio scorso e alla Camera a settembre, con 259 voti a favore, la cui proposta era partita proprio da Libera che, attraverso una raccolta di firme effettuata fra il 2012 e il 2013, ha sfatato il mito dell’impossibilità che per iniziativa popolare si possa incidere sulle decisioni dei legislatori, anche con una proposta propria.

“Già nel 1995 Libera aveva raccolto un milione e mezzo di firme a sostegno della Legge sull’utilizzo sociale dei beni confiscati – ha sottolineato Mattiello – ma allora la proposta in sé era partita dallo stesso Parlamento”.

Un Parlamento che ora approva questo nuovo testo sul codice antimafia, che va a perfezionare e completare in particolare proprio la normativa relativa alla confisca dei beni, attraverso l’importante introduzione del cosiddetto sequestro preventivo, differente dal sequestro penale successivo alla condanna.

Per farlo scattare è necessario un indizio di colpevolezza tale da denotare pericolosità sociale, ma non basta: l’essere indagati innescherà infatti un’indagine patrimoniale eseguita da un giudice terzo, finalizzata ad individuare l’eventuale presenza della disponibilità diretta o indiretta da parte dell’indagato di un patrimonio che risulti palesemente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati e all’attività economica resa nota.

Ciò farà scattare la confisca preventiva, andando anche ad allargare ai cosiddetti “commensali abituali” del soggetto la cerchia di coloro che saranno esclusi dall’amministrazione futura del patrimonio in questione. Compresa inoltre una procedura a garanzia e difesa dei terzi in buona fede – eventuali lavoratori di aziende confiscate -  coinvolti nella procedura, di cui in particolare si occupa Sposato.

“Ora occorre monitorare la legge, perché realizzi la politica per la quale l’abbiamo voluta” – continua Mattiello, il quale dichiara comunque che l’intento della Legge è quello di “staccare la corrente” alla criminalità organizzata prima che sia tardi, ma che per sconfiggerla bisogna ancora una volta andare alla radice del problema, eliminando corruttela e cattiva politica su un piano spiccatamente culturale e sociale.

Giulia De Sensi

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