Lamezia, convegno “Giustizia e Sicurezza: tra impegno e vocazione” al 'Galilei': ricordato il giudice Livatino

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Lamezia Terme - Nell'ambito delle attività sui percorsi di legalità, il Liceo Statale “Galileo Galilei” di Lamezia Terme, diretto dalla Dirigente Teresa Goffredo, nella mattinata del 4 febbraio, ha organizzato un evento dal titolo: “Giustizia e Sicurezza: tra impegno e vocazione”, che ha visto coinvolte le prime classi dell’Istituto. Ospiti la dottoressa Lia Staropoli, presidente dell’Associazione ConDivisa, Don Nino Vattiata, dell’Associazione Capitano Ultimo e la Dottoressa Claudia Vecchio, presidente dell’associazione Casa Giudice Livatino. "I lavori - spiegano - sono stati introdotti e coordinati dalla Prof.ssa Monica Pascuzzi, che ha presentato la tematica puntando sul principio di uguaglianza come elemento prioritario per combattere la criminalità organizzata grazie alla passione e dedizione di uomini e donne che credono fermamente che si possono pienamente realizzare i principi di dignità della persona umana, di libertà, di uguaglianza, di pari opportunità per tutti i cittadini, che si può aspirare alla realizzazione di uno stato democratico e alla pace sociale".

"I saluti iniziali - continuano - sono stati dati dalla dott.ssa Lia Staropoli, che si è rivolta agli alunni esaltando la loro capacità di impegnarsi e partecipare alle discussioni. “I ragazzi comprendono tutto, ma vanno al di là delle parole, vedono innanzitutto gli esempi”. Nella giornata di oggi, infatti,  si è ricordato la figura del Giudice Livatino, “martire di giustizia” e Beato. Una delle frasi che ripeteva spesso, ricorda la Dott.ssa Staropoli, è: “che essere credenti dobbiamo essere credibili”, cioè l’impegno in tutto quello che facciamo deve essere autentico e gratuito.  Illuminante - aggiungono - è stato l’intervento sul concetto di giustizia di Don Nino Vattiata, o Padre Vento, nome di battaglia datogli da Capitano Ultimo per rappresentare  le voci degli ultimi facendole volare in alto. Don Nino cita due frasi del Vangelo: “Chi pratica la giustizia si procura la vita, chi segue il male va verso la morte” e “Chi aspira alla verità proclama la giustizia, il falso testimone proclama l’inganno”.  La giustizia abita il cuore di Dio, bisogna fare le cose giuste e lo si può fare cercando di discernere il bene dal male. La giustizia non deve essere praticata solo nei tribunali, ma deve essere praticata, afferma Don Nino, ogni giorno, cercando di capire dove sta il bene e dove sta il male, affidandoci alla nostra coscienza, la capacità, cioè di confrontarci con noi stessi". 

"Emozionante - si legge ancora nella nota del Liceo - è stata la presentazione del Giudice Livatino da parte della Dott.ssa Claudia Vecchio, attraverso la sua dimensione privata, presentando fotografie della quotidianità del Giudice. Foto che lo ritraggono da bambino, nel giorno della sua Prima Comunione o nel giorno della sua Laurea. Una descrizione di un uomo comune, che amava i fumetti, che catalogava le sue videocassette, e questa sua rigorosità è fortemente presente  anche nel suo lavoro. Il Giudice Livatino è stato ucciso, il 21 settembre 1990, per il suo rifiuto ad ogni compromesso. Una delle cose che più colpiscono nel percorso umano e professionale del Giudice Livatino è la coerenza assoluta tra i principi proclamati e la sua condotta di vita. Ad accompagnare questa sua coerenza è la fede incondizionata verso Dio, il Vangelo e il crocifisso, che sono stati sempre presenti sulla sua scrivania. Le pagine delle agende private del giudice con delle annotazioni che egli faceva su quanto gli capitava, si chiudevano quasi sempre con la sigla “STD” che decifrata, vuol significare: “Sotto la tutela di Dio”.  Aveva rifiutato  la scorta, offertagli perché stava lavorando a delle indagini molto delicate, per non dare preoccupazioni agli anziani genitori e per non mettere in pericolo la vita di alcuni padri di famiglia. Un uomo comune, il Giudice Livatino, ma nello stesso straordinario, con un senso forte del dovere, onesto e responsabile, sempre attento a camminare “Sotto lo sguardo di Dio”. 

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