Lamezia, i legami tra 'ndrangheta e massoneria in un incontro a Palazzo Nicotera con Claudio Cordova

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Lamezia Terme - È un’opera che prova per la prima volta ad accendere una luce nuova, più profonda e vera, sul nesso finora insondato – o comodamente misconosciuto – fra la ‘ndrangheta, la massoneria e i servizi segreti deviati, quella realizzata dal giornalista reggino Claudio Cordova, fondatore della testata “Il Dispaccio” e da sempre impegnato in lavori d’inchiesta di forte impatto sociale, che nel 2019 lo hanno portato a conquistare il prestigioso Premio Paolo Borsellino per il giornalismo. Con “Gotha”, scritto nel corso di ben 5 anni di studio, esperienze e ricerche sul campo, Cordova fotografa una Calabria che si pone pericolosamente al centro di vicende, trame, alleanze non meramente di portata regionale, ma che, secondo le parole dell’autore, “hanno orientato la storia del nostro Paese, ed è un fatto inquietante che la cosa sia pubblicamente sconosciuta”. La Calabria - dal punto di vista geografico un “territorio a perdere”, come il Messico per gli Stati Uniti, dove occultare i segreti peggiori – è infatti il luogo dove alla fine degli anni ‘60 nasce “La Santa”, organizzazione sovrastrutturale che raccoglie i vertici più potenti e intoccabili della ‘ndrangheta, e che comincia a dialogare, come dichiarato da un pentito, con “le divise”: togati, professionisti di alto profilo, anche ecclesiastici. Ed entrando così a pieno titolo nei giochi di potere che le consentiranno di ottenere non tanto denaro ma “immunità e impunità”.

Claudio Cordova esplora e documenta la storia antica che lega due mondi sommersi, portando alla superficie gli indizi della loro salda connivenza, riconsiderando il delitto Moro, il periodo stragista, la rivolta di Reggio Calabria, il presunto suicidio del notaio Marrapoti, testimone chiave di inconfessabili verità che coinvolgono una massoneria che devia, anche perché, come sostiene l’autore, “dietro ideali di filantropia nasconde l’esistenza di un centro di potere, una scorciatoia per arrivare prima all’obiettivo. Alla base delle sue regole la “riservatezza”, traducibile come segretezza. E tutto ciò che non è chiaro si presta a devianze. Anche perché gli affiliati devono obbedire prima di tutto alla “Fratellanza Massonica”, e se ad esempio un dirigente pubblico deve obbedire a qualcosa che non sono le leggi dello Stato, il cittadino ha il diritto di saperlo. Ci vuole trasparenza”. Non sono giudizi gratuiti quelli di Cordova, che si avvale largamente nel suo lavoro di atti giudiziari e documenti accuratamente raccolti e disseminati in un’opera definita “monumentale e necessaria” dal giornalista, Antonio Chieffallo, che ne ha discusso con l’autore insieme al vicepresidente dell’Associazione culturale Glicine, Antonio Pagliuso, a Palazzo Nicotera alla presenza dell’assessore alla cultura Gargano, in un incontro inscritto nella rassegna “Ciak, ripartiamo da Lamezia” che ha animato in questi giorni una città desiderosa di stimoli nuovi.

Giulia De Sensi

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