Lamezia, sit-in associazioni, studenti e istituzioni: "Giù le mani dall'ospedale" - VIDEO

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Lamezia Terme - "Giù le mani dall'ospedale"; “Curiamoci a casa nostra. Ma come?”; “Cotticelli ci hai presi in giro” e “Tutti uniti per il nostro ospedale”. Queste le scritte che campeggiano sui cartelli in mano agli studenti delle scuole cittadine che occupano la prima fila del sit-in davanti all'ospedale lametino organizzato dal "Coordinamento Sanità 19 marzo” a difesa del nosocomio dopo la recente chiusura dell'ambulatorio di Ginecologia. “Abbiamo il dovere di manifestare per migliorare la nostra vita. Il nostro ospedale è in sofferenza da anni. Non si autorizzano le assunzioni. È questo il punto. E l’Asp si nasconde dietro motivazioni economiche” afferma Maurizio De Nisi, studente del Liceo “Galilei”.

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Decisamente contenuta l’adesione della cittadinanza, ma molte le associazioni e i sindacati che si sono dati appuntamento davanti all'ingresso del “Giovanni Paolo II”. Presenti molti politici di ogni livello. C'è anche il sindaco Paolo Mascaro, che ha effettuato un tour nella struttura per avere contezza dello stato dei fatti. Lapidaria la sua dichiarazione: “La situazione della sanità oramai ha raggiunto un limite che ha superato l’umana sopportazione da parte di una comunità”. Tuttavia, qualcosa si sta muovendo. Infatti, gli organizzatori incontreranno nel primo pomeriggio la commissaria dell’Asp Franca Tancredi e il direttore sanitario del Pou Antonio Gallucci.  

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“Lamezia è stanca – tuona Oscar Branca del "Coordinamento Sanità 19 marzo” - non è possibile lasciare una città senza servizi di assistenza sanitaria. Sono stati soppressi gli ambulatori di Ginecologia, Cardiologia e Medicina. Siamo stufi. La politica lametina è assente su queste problematiche serie. Non c’è tutela dei cittadini”. Fanno sentire la loro voce anche i genitori dei bambini con disabilità che frequentano il Servizio di recupero e rieducazione funzionale dell’Unità operativa dipartimentale Fragilità e cure intermedie di Lamezia. Dice Antonia Palazzo: “Siamo qui, come tutti, per evitare ulteriori chiusure in tutto l’ospedale. Una situazione inaccettabile per un ospedale che serve un bacino d’utenza di quasi 150 mila persone. Ma chi ci va di sotto – lamenta la mamma – sono proprio i più deboli”.

Giuseppe Maviglia

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