Lamezia, l’ex pilota militare Antonio Zaffina festeggia i cento anni: “Ho servito con orgoglio l’uniforme”

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Lamezia Terme -  “Ho servito con orgoglio l’uniforme azzurra per quarantadue anni”. Ora che di anni ne ha compiuti cento, il sambiasino Antonio Zaffina quella mitica divisa dell’Aeronautica militare la sente ancora addosso. A festeggiare l’importante traguardo del pluridecorato pilota (che ha volato su vari velivoli in tutta la Seconda guerra mondiale), in una elegante location alle porte della città, i suoi familiari, alla presenza del capitano Luca Docimo, comandante della 132^ Squadriglia Radar Remota di Crotone, che ha consegnato a Zaffina una lettera con gli auguri del capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, il generale di squadra aerea Alberto Rosso, oltre a tanti altri riconoscimenti. Con il capitano Docimo, c’è il luogotenente Domenico Mamertino, presidente dei sottufficiali graduati e militari di truppa sempre della 132^ Squadriglia Radar.

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Zaffina ringrazia più volte tutti per l’affetto, che definisce una “ricchezza” e, nonostante l’età, è lucidissimo. E ricorda alla perfezione molti episodi del Secondo conflitto mondiale. A leggere uno stralcio del foglio matricolare del sottotenente (che comprende la motivazione della promozione a maresciallo pilota per Merito di guerra, quella della Medaglia di bronzo al Valor militare e quella della Croce di guerra al Valor militare) si resta a bocca aperta. Tra le tante voci, spiccano “pluridecorato al Valor militare con 94 missioni di guerra e 13 incidenti di volo; decorato con Medaglia d’oro di Lunga navigazione aerea” e quell’episodio, che Zaffina descrive con grande emozione nei minimi particolari, accaduto il 7 novembre del 1940, quando il pilota venne abbattuto da aerei inglesi e recuperato in mare dopo cinque ore. Zaffina è rimasto fermo per quel lungo lasso di tempo sui rottami del suo velivolo a venti miglia da Valona (Albania). Addirittura, a dimostrazione di un coraggio fuori dal normale, e di un altrettanto straordinario attaccamento al dovere, racconta di “essere rientrato subito in servizio, rifiutandomi di andare a Napoli per la visita di controllo”.  “Festeggiamo questa sera i cento anni di un padre, di un nonno, ma anche di un grande aviatore. Per noi, è un orgoglio” dice il comandante Docimo. “Mi ha sempre detto di chiamarlo Antonio, perché siamo colleghi, anche se lui è un sottotenente. Quando lo incontro a Sambiase, mi fermo a parlare con lui” afferma il luogotenente Mamertino, che conosce molto bene Zaffina. 

Giuseppe Maviglia

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