Lamezia, l'ironia del trascendente nella mostra "Reti, Teste, Nuvole" di Alessio Patalocco dal 5 al 26 maggio in città

mostra-Alessio-Patalocco171fa_52aaf.jpg

Lamezia Terme - Arte come metafora del divenire, della mutevolezza estrema della vita, del pensiero, della materia; arte che trascende il dissolversi del mondo attraverso l’arma potente dell’ironia, contaminandosi di equilibri orientali: la troviamo in Alessio Patalocco, classe 1982, umbro di Terni, architetto e docente di Comunicazione Visiva presso l’Università per Stranieri di Perugia, in mostra nella galleria Spazioarte57 in via Garibaldi 47. L’esposizione, a cura di Giovanna Adamo, Antonella Bongarzone e Sergio D’Ippolito, conta un piccolo numero di opere molto significative: una delle più complesse, “You’ll be challenged tomorrow”, nasce per essere esposta all’archivio di Stato di Vibo Valentia, nella collettiva d'arte “Segni dei tempi” tenutasi nel 2022. L’opera consta di cinque pannelli affiancati a rappresentare le cinque stagioni della vita nel feng-shui, attraversati da una simbolica linea temporale magenta, che passa sugli occhi di altrettante teste umane. Gli occhi sono coperti da biscotti cinesi della fortuna, in un gioco sul rapporto fra la caducità della vita e la deperibilità alimentare che sembra richiamare Cattelan. “I biscotti sono posti in luogo delle monete che venivano lasciate sugli occhi dei morti come mercede da pagare a Caronte per il transito nell’Aldilà” spiega l’artista, “un modo ironico per prendersi gioco della morte, facendo al nocchiero un ultimo regalo”. Infatti l’ultimo biscotto è stato aperto, e il messaggio che c’era dentro, scelto totalmente a caso da Patalocco per dare il titolo all’intera opera, è appunto “You’ll be challenged tomorrow”, ovvero “Sarai sfidato domani”, in un capovolgimento di ruoli in cui la morte stessa viene sottoposta al destino umano, alla fine del tracciato fluorescente d’elettroencefalogramma di una vita che scorre fino all’ultimo. Altrettanto suggestive le altre opere, in particolare “Sindonie gondemboranee”, del 2018, già esposta nella mostra "Tracce XIII edizione. Medioevo oggi" tenutasi a Narni.

mostra-Alessio-Patalocco_73f0d.jpg

L’opera, dal profondo messaggio sociale, trasmette il capovolgimento del concetto dell’Amor Cortese nella contemporaneità, attraverso il richiamo allo sfruttamento sessuale, di cui sono particolarmente vittime le donne africane. Lo fa attraverso l’installazione di una rete di tessuto creata cucendo insieme dei brandelli di intimo femminile provocante. Il risultato è una sorta di drappo sospeso che riflette la sofferenza di una Sindone dei nostri giorni, e allo stesso tempo, come suggerito dal titolo, la relazione canzonatoria con un’Africa che subisce le violenze del mondo “civilizzato”. Ancora, l’opera “Nuvole”, due sculture in rete metallica che, secondo le parole dell’autore, “suggeriscono una leggerezza molto maggiore rispetto al materiale di cui sono fatte”, e la cui forma – come nel caso della rete – può essere modificata ogni volta che vengono installate, incarnando una mutevolezza che spinge l’osservatore a riflettersi in esse e a proiettare una forma, come in quel gioco suggestivo che si faceva da bambini con gli occhi al cielo. Lo stesso gioco si può fare con "Quadri riciclati", una composizione geometrica creata con il riutilizzo di scarti derivati da modelli usati in architettura, in cui la bellezza rinasce dal riciclo. Infine, "Imploding plastic inevitable”, un modello per un’opera di dimensioni maggiori che doveva essere esposta a Venezia in una mostra annullata causa covid, e che si è trasformato in un’opera compiuta, eppure anch’essa in continua trasformazione.

mostra-Alessio-Patalocco190b_ca2fb.jpg

“La figura umana al centro, imprigionata nel cellophane, è fatta di plastilina - spiega infatti l’autore - e in questa situazione non si asciugherà mai: dunque è destinata a rimodellarsi e a disgregarsi lentamente”. Forte il richiamo alla pandemia, ad un’umanità schermata e imprigionata da involucri plastici di vario genere che “proteggono, sì, ma allo stesso tempo isolano, disgregano, e creano un ambiente anaffettivo”. Alessio Patalocco, che ha all’attivo numerose pubblicazioni e anche una collaborazione con l’architetto Massimiliano Fuksas, è in mostra a Lamezia per la prima volta e le sue opere possono essere ammirate a Studioarte57 fino al 26 maggio tutti i pomeriggi dalle 17 alle 20.

Giulia De Sensi

mostra-Alessio-Patalocco-847e695f0200_43666.jpg

mostra-Alessio-Pataloccoba4c76d_f4ebe.jpg

© RIPRODUZIONE RISERVATA