Lamezia, la poetica dell’abbandono nel libro di Pasquale Allegro "Seconda persona singolare" presentato al Chiostro

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Lamezia Terme - Una scrittura gentile, che scivola in punta di piedi in una storia narrata sottovoce, dove l’abbandono diventa attesa del ritorno di una felicità perduta, che non si può smettere di ricordare. La troviamo nel nuovo libro del noto autore lametino Pasquale Allegro, “Seconda persona singolare”, Ensemble Edizioni, presentato al Chiostro San Domenico nell’ambito della rassegna Ormeggi Preview, che presenta una serie di anteprime letterarie ad introduzione dell’omonimo Festival. Hanno dialogato con l’autore la docente e scrittrice Daniela Grandinetti e il giornalista e scrittore Antonio Chieffallo, in un incontro animato dalla chitarra classica del Maestro Luca Laganà. È emersa l’immagine di un’opera densa, strutturata in paragrafi brevi, ognuno dei quali rappresenta un momento di riflessione dispiegato in una prosa che confina con la poesia, nel consueto inconfondibile stile di Allegro, che trasfigura e alleggerisce la sofferenza raccontandola senza sensazionalismi.

“È un libro che racconta un dolore, misurato e fortissimo nella sua intensità” dice giustamente Chieffallo a questo proposito, accordando con la scelta di Daniela Grandinetti di avvicinare l’opera ai quadri dell’artista americano Hopper, il pittore della solitudine. Ed effettivamente è nella solitudine che avviene il racconto, un monologo in prima persona rivolto però costantemente ad una seconda, un’assenza presente, che spiega con la sua viva evanescenza il perché, secondo Allegro, “il vento è un luogo” per chi lo abita. E ad abitarlo è anche il narratore, uno scrittore che offre il pretesto all’autore per parlare di scrittura, ma che non si identifica con lui. “Questo non è un libro autobiografico” chiarisce infatti Allegro, “ma ci sono dentro le mie paure, cose non accadute e che tutti abbiamo paura possano accadere, come l’abbandono di chi amiamo. È una paura ancestrale, che viviamo fin dalla nascita, quando ci staccano da nostra madre. Per questo io non sono il protagonista del mio libro: in alcuni casi, perché non voglio esserlo”. Ne scaturisce un modo velato di raccontare l’angoscia, “simile a un’eco” secondo Grandinetti, un’immedesimazione distante e sottile, che porta il lettore verso un finale inaspettato tutto da scoprire.

Giulia De Sensi

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