Lamezia, messa in coena Domini del Vescovo Schillaci: "Sia ora credibile l'amore per gli ultimi"

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Lamezia Terme - Una messa in coena Domini che pur rinunciando al gesto rituale della lavanda dei piedi, nel pieno rispetto delle norme vigenti, si riempie del calore di parole che sanno esprimere vicinanza profonda, distillando di quei gesti il vero significato, e arrivando ad abbracciare col loro afflato chi si trova nelle case, invitato anche, là dove possibile, a rinnovarli per la propria famiglia, fra le mura domestiche. Perché “è la Pasqua del Signore comunque”, dice il vescovo Schillaci, che accompagnato da don Carlo Cittadino, don Vittorio Dattilo e don Roberto Tomaino, apre con questa messa il Triduo Santo, cuore dell’anno Liturgico e compimento di un cammino che ha dovuto attraversare tempi molto difficili. Un cammino simile a quello del popolo del Ebraico, portato tangibilmente da Dio dalla schiavitù alla libertà.

“E’ il Signore che passa, che offre la sua salvezza, e salva i più poveri, gli ultimi - sottolinea ancora Schillaci nell’omelia - Noi non siamo qui oggi per vivere una forma vuota ma un evento che incide nella nostra esistenza. Questi tempi difficili sono utili per meditare e ripensare al significato che ha la Pasqua per noi. Non poter aver parte all’eucarestia è l’occasione per contemplarne il mistero, il memoriale di un Amore gratuito e generoso che non si esaurisce mai. Non chiudiamoci nei nostri interessi o nelle nostre paure, apriamo tutta la nostra vita all’Amore di Cristo, un amore unico e straordinario nelle sue manifestazioni, ma un amore umile. Chi ama veramente serve. E’ un gesto che gli Apostoli inizialmente non comprendono, e anche noi siamo lenti a capire, specie nella prova. Chiediamo ora di essere capaci di amare coloro che nessuno ama, di essere segno d’Amore credibile per tutti i poveri della terra, in questo tempo di pandemia. E di saper celebrare l’eucarestia nella Verità.” Un messaggio chiaro e solidale che raggiunge il cuore di tutti, ricreando nonostante il vuoto fra i banchi un senso autentico di comunità.

Giulia De Sensi

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