Lamezia, messa in onore di San Giovanni XXIII patrono dell'Esercito Italiano al Santuario di Cardolo

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Lamezia Terme - Ogni anno l’11 ottobre ricorre la Festa liturgica di San Giovanni XXIII, "Il Papa buono", che da diversi anni è stato proclamato Santo Patrono dell'Esercito Italiano; per questa ricorrenza è stata celebrata la santa messa presso il Santuario Diocesano San Giovanni Paolo II di Cardolo, presieduta dal Vescovo della Diocesi Mileto-Nicotera-Tropea, Mons. Attilio Nostro e concelebrata dal Rettore Don Antonio Fiozzo.  

​Alla celebrazione hanno partecipato le autorità civili e militari del catanzarese: il vice prefetto Dott. Vito Turco, il Direttore Vicario dell’Ufficio Scolastico Regionale Dott. Vito Primerano, il neo Sindaco di Serrastretta Antonio Muraca, il Colonnello Frisone, Comandante del CME “Calabria” e i suoi Ufficiali, Sottoufficiali e il personale civile, il quale ha sostenuto e reso possibile l’avvenimento religioso invitando tutti i Comandanti dei reparti dell’E.I. e dello Forze dell’Ordine dislocati sul territorio calabro: il Comandante della Guardia di Finanza Gen. B. Geremia, il Comandante del 2° Reggimento Aves - Sirio Col. Fabio Bianchi, il Magg. Francesco Alfieri del 1°Reggimento Bersaglieri di Cosenza, il Comandante Provinciale del Carabinieri Col. Antonio Montanaro, il Ten. Col. Giuseppe Adducci della Base Logistica Camigliatello Silano, il Ten. Col. Sergio Molinari del Comando Gruppo Carabinieri di Lamezia Terme, il Ten. di Vascello Carlo Augusto Cipollone della Capitaneria di Porto di Soverato, il Presidente della C.R.I. Cap. Rocco Maiuolo. 

Prima dell’inizio della celebrazione eucaristica il Colonnello Frisone, Comandante del CME “Calabria” ha rivolto parole di riconoscenza a Monsignor Attilio Nostro, vescovo di Nicotera-Mileto-Tropea, ha poi salutato tutti i partecipanti alla celebrazione con altrettanta gratitudine. Nei suoi saluti, il Colonnello Frisone, ha voluto richiamare ai presenti lo spessore umano e spirituale del Patrono dell’E.I., esaltando del “Papa Buono” quelle azioni di solidarietà fraterna compiute nei confronti dei militari quando, da Sergente di Sanità, curò le ferite dei loro corpi e poi - da Cappellano militare – quelle dell’anima. 

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Il Vescovo, Mons. Attilio Nostro, di Papa Giovanni XXIII, invece, durante la sua arricchente omelia, ha sottolineato gli aspetti più profondi dell’umile e mite animo del loro celeste Patrono: quando si trovava nel Seminario romano, spiccavano agli occhi di tutti le caratteristiche della personalità semplice e genuina di Angelo Roncalli, tipiche dei contadini. “Come ogni contadino grato per il dono del giorno trascorso - se pur vissuto tra le fatiche e le difficoltà affrontate -, così anche lo studente e futuro Papa chiudeva la giornata con la preghiera serale con spirito di gratitudine attraverso la preghiera del “Nunc di mittis”, che nella liturgia delle ore si usa nella compieta (la compieta è la preghiera ultima delle ore canoniche dell'ufficio divino, con cui si conclude la preghiera della giornata liturgica, a compieta, al termine di qualcosa).

Si tratta del Cantico di Simeone: esso fa pensare non solo al giorno che finisce, ma anche alla morte e al suo dopo: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo serva vada in pace” (Lc 2,29). È fonte di sapienza pensare alla morte: finisce un giorno, finirà la vita, ma non questa luce che ci illumina, questa vita di cui possiamo vivere: la vita di Dio. E da qui che si comprende il valore e la ricchezza del giorno visto come un dono e come tale va vissuto come se fosse ultimo, ma anche e soprattutto con “entusiasmo”, cioè sotto l’ispirazione del soffio divino, quindi alla presenza di Dio. Infatti, - ha affermato il vescovo – “la parola entusiasmo, in greco “enthus o en-theos”, significa “avere Dio dentro”, essere invasato, essere ispirato da una forza esterna irresistibile... Ed era ciò che faceva il “Papa Buono”, che viveva “ogni giorno” con questa consapevolezza e responsabilità, rendendo ogni giorno della sua vita un dono di pace e di fraternità a quanti avevano modo di incontrarlo”. Con queste parole, Sua Ecc.za Mons. Attilio Nostro, ha esortato tutti i partecipanti a tenere presente questo insegnamento di San Giovanni XXIII, così ricco di genuina e ispirata sapienza, per far sì che i nostri giorni siano un dono da vivere da offrire nella prospettiva della vita che Dio ci offre nel presente e nel suo “oggi eterno”.  Al termine della celebrazione, Sua Ecc.za si è trattenuto con il Rettore, i Comandanti, con tutte le autorità presenti e i fedeli della Parrocchia per fare conoscenza e lo scambio dei saluti finali.

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