Lamezia, nell’incontro al “De Fazio” il ricordo di Sciascia nelle parole del nipote Vito 

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Lamezia Terme – “Ho avuto un rapporto molto stretto con mio nonno. Amava i nipoti. Gli piaceva stare con noi, parlare e narrare storie. Ma era molto attento alle regole”. Il nonno in questione è il grande scrittore siciliano Leonardo Sciascia. A ricordarlo, è il nipote Vito Catalano (figlio di Annamaria), anche lui scrittore e docente all’Università di Varsavia, nel convegno “Di verità e d’amore: l’utopia di Leonardo Sciascia nel trentennale della morte”, organizzato dall’Ite “De Fazio” in collaborazione con Uniter, l’Università della terza età. In sala, anche alcune classi dei licei “Galilei” e “Fiorentino” e dell’Istituto “Einaudi”. 

“La letteratura – aggiunge Catalano - era per mio nonno lo strumento affinché gli uomini apprendessero a essere uomini. I libri erano l’elemento fondante della sua vita. E l’ossessione per la giustizia è in tutte le sue pagine”. Il racconto del nipote di Sciascia si arricchisce di altri aneddoti, a testimonianza di come lo scrittore di Racalmuto, nonostante la fama, non fosse affatto una persona altezzosa: “La sua casa era meta continua di visitatori di vario genere. Mio nonno era affabile con tutti allo stesso modo. Non faceva distinzioni tra un ministro e un contadino”. Quindi, Catalano, rispondendo alle domande degli studenti, parla del legame tra l’opera di Sciascia e quella di un altro siciliano illustre: Giovanni Verga. “Entrambi danno conto della realtà che vedono. Ma, per mio nonno, a differenza dei personaggi di Verga, bisogna provare a cambiare la propria condizione”.  

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A dare il benvenuto a Catalano e agli altri ospiti: la presidente Uniter Costanza Falvo D’Urso, la blogger lametina Ippolita Luzzo e il critico letterario Giuseppe Giglio, è la dirigente scolastica Simona Blandino. Che accosta Sciascia alla cantautrice Rosa Balistreri: “Entrambi, orgogliosi della propria sicilianità, dimostrano in ambiti diversi che la cultura non ha confini. È attitudine allo sguardo alto”. Falvo D’Urso, citando la frase di Catone il censore ‘rem tene verba sequentur’, invita i ragazzi a “studiare e possedere i contenuti”. Ma questo non basta. Secondo la presidente Uniter, infatti, “come diceva Aristotele, poi è necessario avere la capacità di esprimere i contenuti con un linguaggio che altri possano comprendere”. Luzzo analizza l’ultimo libro di Sciascia “Una storia semplice”, mettendone in risalto l’importanza: “In questo volume, lo scrittore si interroga su due cose cruciali: verità e manipolazione”.

Continua a tracciare il profilo di Sciascia, evidenziandone le qualità, il critico letterario Giglio: “In Sciascia, si mescolano facilmente la narrazione, il saggismo e la gioia della scrittura. C’è una coincidenza perfetta tra vita e scrittura. Nella letteratura, per lui, il disordine della realtà prende ordine”. Anche da Giglio, un riferimento al rapporto tra Sciascia e l’opera di due mostri sacri della letteratura italiana del primo Novecento: Giovanni Verga e Luigi Pirandello: “Sciascia, che non sopportava la rassegnazione di fondo di Verga, considerava Pirandello il suo padre letterario e spirituale per eccellenza”. 

Giuseppe Maviglia

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