Lamezia, prevenzione e informazione: all'istituto Perri-Pitagora progetto-mostra “La vita in gioco” sull’azzardo patologico

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Lamezia Terme - Nasce con lo scopo di prevenire e informare sulle dipendenze da gioco d’azzardo il progetto “La vita in gioco”, con mostra itinerante “Azzardo: non chiamiamolo gioco” allestita presso l’Istituto Comprensivo Perri-Pitagora, per un’iniziativa voluta dal Movimento Vivere In, rappresentato dalla professoressa Maria Rita Di Cello, in collaborazione con la cooperativa sociale Zarapoti, rappresentata dal presidente Ampelio Anfossi, e con il Serd dell’Asp provinciale, rappresentato dalla direttrice Giulia Audino e dalla psicologa responsabile per Lamezia Maria Rita Notaro. Partecipi dei quattro incontri che hanno coinvolto i ragazzi – particolarmente gli alunni della III F, III G e III E – anche gli insegnanti, in particolare la professoressa Ivana Giannini, e altre realtà attive sul territorio come l’associazione Meter. Dopo i saluti del dirigente Giuseppe De Vita e gli interventi delle personalità intervenute, dedicati alla presentazione dei rispettivi enti d’appartenenza, protagonisti del progetto proprio i ragazzi, che divisi in tre gruppi con a capo i rappresentanti Fabio Rizzuto, Alice Giampà e Valeria Mercuri, hanno presentato il proprio istituto, e poi il progetto, concretizzato in una serie d’interviste video poste a compagni ed insegnanti sul tema del gioco d’azzardo e in un questionario elaborato dalla cooperativa Zarapodi, i cui esiti in termini percentuali sono stati esposti alla platea.

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Dal questionario è emerso in realtà un dato piuttosto rassicurante sui ragazzi, appartenenti alla cerchia dell’Istituto, fra i quali il 100% dichiara di non conoscere nessuno che sia dipendente dal gioco d’azzardo patologico, e il 29% dichiara di giocare solo qualche volta con i familiari, il 50% giocando meno di 5 euro e il restante 50% nessuna somma.

Ben il 92% non si sente a rischio, mentre solo l’8% dichiara che non lo sa. Segno anche dell’impatto positivo di progetti come questo, che si tiene nell’istituto per il secondo anno. Peccato che i dati generali, riferiti dalla dottoressa Audino, siano molto più allarmanti: “Sono sempre di più i giovanissimi che si rivolgono al nostro servizio”, dichiara la direttrice, riferendo 2000 utenti totali per il Serd provinciale, distribuiti fra Catanzaro, Lamezia e Soverato e inclusivi di tutte le dipendenze da sostanza e non sostanza, e più di 200 accessi giornalieri su Catanzaro per il controllo della terapia farmacologica. Importante quindi prevenire, come spiegano la dottoressa Notaro e il presidente Anfossi, che opera con la cooperativa attraverso un’unità mobile, per rilevare i casi di disagio sul territorio provinciale. Casi che in forma del tutto anonima e gratuita possono poi rivolgersi al Serd, maturando consapevolezza di un problema sempre più diffuso. 

Giulia De Sensi

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