Lamezia, progetto “Formazione della cultura alla legalità” al liceo ‘Galilei’

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Lamezia Terme - Nell’ambito del progetto “Formazione della cultura alla legalità”, che nasce da un protocollo d’intesa tra Arma dei carabinieri e MIUR con lo scopo di accrescere nei giovani la cultura della legalità e la consapevolezza dell’importanza della sicurezza, favorendo la conoscenza e il rispetto delle regole,  il comandante della Compagnia carabinieri di Lamezia Terme, maggiore Christian Bruscia, coadiuvato dal maresciallo Ordinario Cosimo Rizzello, hanno incontrato gli studenti delle seconde classi del Liceo Statale Galileo Galilei, diretto dalla dirigente Teresa Goffredo per approfondire una tematica di attualità che tocca i giovani sempre più da vicino: il cyberbullismo.

La professoressa Pascuzzi, referente del percorso sulla legalità del Liceo, ha dato inizio all’incontro sostenendo come l’avvento delle tecnologie telematiche abbia avuto un impatto significativo sui diritti dei cittadini, estendendoli nel mondo digitale e ha affermato che “Al pari del mondo reale anche quello digitale presenta il rischio di abusi e comportamenti illeciti alcuni anche molto gravi. Perché un errore diffuso è quello di considerare il mondo virtuale una zona franca dove tutto è lecito o privo di conseguenze. Ma ovviamente è un errore che deve essere smascherato”.

Il maggiore Bruscia è intervenuto illustrando i nuovi reati informatici: dalla diffamazione informatica alla diffusione illecita di immagini o video, evidenziando come ai giovani di oggi va insegnato ad avere rispetto della privacy online e di essere riservati con le proprie immagini e quelle degli altri. I ragazzi - ha continuato il maggiore - spesso non hanno un'adeguata consapevolezza di quanto i dispetti online, le prese in giro possano avere effetti dolorosi sugli altri, tanto che si arriva a parlare di “violenza morale”. 

Il maresciallo Rizzello, invece, attraverso anche la presentazione di slides e video ha dato una definizione di cyberbullismo sia dal punto di vista psicologico che propriamente penale. Tra le testimonianze importanti ed esperienze di vita presentate dall’arma dei Carabinieri, quella di Carolina Picchio, ha colpito molto la sensibilità dei ragazzi. Carolina, la prima vittima riconosciuta del cyberbullismo, era una ragazzina, forte, brillante, sportiva, ma non ha retto alla crudeltà di quegli insulti ricevuti per un video che la ritraeva ubriaca e mentre alcuni dei ragazzi facevano dei gesti allusivi approfittando del suo stato di incoscienza. Prima di lanciarsi nel vuoto aveva scritto poche righe: “Le parole fanno più male delle botte. Ma a voi non fanno male? Siete così insensibili?”. 

L’evento ha suscitato molto interesse da parte dei ragazzi, che hanno partecipato attivamente ponendo domande che hanno permesso ai militari dell’arma di dare consigli su come tutelarsi in caso si diventi vittimi della rete e di come collaborare con le Forze dell’Ordine.  La professoressa Pascuzzi, in chiusura di incontro, ha ricordato come sia fondamentale che i ragazzi vulnerabili, oggetto di atti di cyberbullismo, confidino nell’aiuto delle proprie famiglie, dei propri insegnanti e delle Forze dell’Ordine per superare uno scoglio che può sembrare invalicabile, ma che con grande sinergia si può superare: “Nessuno può farci sentire inferiore senza il nostro consenso. Se qualcuno ci minaccia online, bisogna parlarne”.

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