Lamezia, raid vandalico alla scuola Don Saverio Gatti

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di Virna Ciriaco

Lamezia Terme, 21 febbraio – La scuola "Don Saverio Gatti", questa mattina, si presenta come un vero e proprio campo di battaglia dove regnano la devastazione e la distruzione. Un luogo simbolo del riscatto culturale e sociale di un quartiere, da sempre considerato borderline, oggi si ritrova ferito di una violenza fuori dal comune. Proprio questa notte, infatti,  alcuni vandali si sono introdotti nella scuola con l’intento di mandare un segnale forte. E non è certo un caso, dato che proprio dalla scuola “Gatti”, il prossimo 29 febbraio, partirà la manifestazione “Il giorno che non c’è la ‘Ndrangheta”. Una manifestazione a favore della legalità in un’area  da sempre considerata a rischio. Ad organizzare l'evento ci ha pensato la Progetto Sud di don Giacomo Panizza, assieme ala Cgil Catanzaro-Lamezia guidata da Giuseppe Valentino, con il sostegno di diverse altre associazioni. E sempre nel pomerggio del 29, l'Arci ha organizzato un momento ludico-ricreativo denominato “A piccoli passi” con i bambini della scuola primaria dell’Istituto "Gatti".

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Un raid vandalico, si diceva, che non può essere circoscritto al solo ambito scolastico ma che, probabilmente, ha delle connotazioni che vanno in aperto contrasto con l’opera di educazione in un quartiere difficile. Come a voler smentire lo slogan della manifestazione, “Il giorno che non c’è la ‘Ndrangheta”, con un atto di forza in cui s’ afferma l’esatto contrario. Sconvolta e amareggiata la dirigente Maria Giovanna Costanzo che ha dichiarato: “Chi distrugge la scuola, cancella il passato, il presente ed il futuro della comunità locale”. Nelle aule della scuola è come se fosse passato uno tsunami e, per almeno due giorni, le lezioni saranno sospese, “ma certamente - aggiunge - appena potremo riprenderemo il nostro lavoro. Questi atti vandalici sono da condannare con fermezza e con la stessa determinazione di sempre noi riprenderemo le nostre attività”.  Un raid che ha lasciato banchi, sedie, lavagne distrutte, porte divelte, vetri infranti e, persino, del sangue lasciato in uno dei lavandini. Una sfida. Dove chi ha compiuto tale gesto si sente così imprendibile da non preoccuparsi di lasciare tracce evidenti e riconducibili alla propria persona. Un atto di forza in un luogo simbolo del riscatto sociale del quartiere. Dove i genitori attoniti, questa mattina, hanno scosso la testa e sono andati via senza domandare oltre. Una rassegnazione che è l’esatto contrario della manifestazione voluta da don Giacomo e che comunque ci sarà giorno 29, probabilmente con maggiore forza, determinazione e voglia di farcela, nonostante tutto.

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