Lamezia: Randagismo, problema irrisolto in città

cani-randag-parco-fluviale-bis.jpg

Lamezia Terme – Il problema del randagismo, di cui ci siamo occupati diverse volte, è molto sentito tra i cittadini e, soprattutto nel periodo estivo, abbiamo ricevuto in redazione moltissime segnalazioni e lamentele riguardo a questo problema. È da tempo che cerchiamo delle risposte in merito, per capire perché non c’è un intervento deciso per risolvere la questione, o almeno, per ovviare, trovando una soluzione alternativa. Abbiamo contattato gli organi predisposti ad occuparsene, e la situazione è palese per chi ne ha la competenza, ma, altrettanto palese, è che esistono dei problemi evidenti che rallentano la risoluzione.

L’accalappiamento dei cani è di competenza dell’Asp e, in particolare, del servizio veterinario, che però ha il compito di intervenire successivamente alle disposizioni dell’Amministrazione Comunale. La procedura infatti, prevede che la segnalazione debba essere filtrata dal Comune, perché proprietario e responsabile dei cani. Solo dopo la segnalazione l’amministrazione comunale la trasmette al comando dei vigili urbani e all’Asp, che però prima dovrà necessariamente effettuare dei controlli specifici sul cane. È necessario infatti, sempre su richiesta del comune, che il veterinario dell’Asp verifichi e valuti se si tratta di un effettivo caso di randagismo, e se il cane è pericoloso. Un discorso però molto soggettivo, perché la pericolosità di un cane non è riscontrabile con un controllo repentino: “I veterinari specializzati nel comportamento – ci spiegano – effettuano le loro valutazioni solo dopo mesi di osservazioni”.

Sarà solo dopo la valutazione del veterinario dell’azienda sanitaria, che l’amministrazione deciderà se e quando intervenire. Il responsabile del servizio veterinario dell’Asp lametina, il dottor Giuseppe Caparello, ci ha spiegato che quest’anno degli accalappiamenti dei cani permessi dall’amministrazione, solo quattro riguardano cani randagi; mentre il resto sono cani feriti, incidentati, o potenzialmente pericolosi perché hanno aggredito persone o altri cani. “Il vero problema, che impedisce all’amministrazione l’accalappiamento – ci dice – è la capienza del canile comunale”. Lo stesso ci viene confermato dal responsabile comunale, l’ingegnere Nicotera: “In generale non abbiamo la disponibilità di ospitare tutti i cani che ci vengono segnalati.

Il canile comunale ha la capacità di ospitarne in numero limitato. Interveniamo quindi, quando ci rendiamo conto che il cane in questione è effettivamente pericoloso, e quindi comporterebbe problemi alla cittadinanza”. Il problema principale dello stallo nell’accalappiamento sarebbe quindi l’esubero di posti all’interno del canile comunale, nato per ospitare 150 cani, ma che negli anni è arrivato ad ospitarne quasi 600. Le difficoltà sono evidenti, ma nonostante questo, i responsabili della Multiservizi, la società che lo ha in gestione, ci hanno riferito che il loro compito è esclusivamente quello di custodire ed accudire i cani solo dopo la fase dell’accalappiamento. All’interno del canile, comunque, i cani sono tutti microchippati e quasi tutti sono sterilizzati. Per quanto riguarda quest’ultimo punto il dottor Caparello ci ha confermato che è di loro competenza, che ha provveduto a sterilizzarne circa il 90%, ma che, comunque, sta continuando per arrivare al cento per cento. La capienza del canile comunale è quindi il reale problema; e la selezione viene effettuata perché c’è un esubero reale di posti. “Gli ampliamenti sono stai effettuati – ci hanno spiegato – ma sono sempre provvisori e non definitivi”. Una soluzione a questo problema potrebbe trovarsi grazie alla nuova ordinanza regionale, che porta la data di dicembre 2012. Secondo le nuove disposizioni, infatti, che però non sono state ancora rese effettive, sarà creato un canile sanitario provinciale, che avrà la capacità e la possibilità di accogliere tutti i cani della provincia catanzarese. Dopo due mesi di stazionamento in quello provinciale, i cani, dopo essere stati identificati, sterilizzati e vaccinati, saranno trasferiti nelle oasi o nei rifugi comunali.

Il problema del randagismo si ripresenta ciclicamente nel territorio lametino e interessa diversi quartieri, in particolare ultimamente, quello di Savutano e quello di Sant’Eufemia, anche se le segnalazioni arrivano da diverse parti della città. In generale i cani si stabiliscono dove sanno di poter trovare del cibo, in particolare dove esistono dei cassonetti dei rifiuti, facile preda dei cani affamati. È il caso di via Indipendenza, dove i cani spesso stazionano in mezzo alla carreggiata, diventando un pericolo per loro e per gli automobilisti. Un altro problema è il fatto che i cani continuano a riprodursi in maniera incontrollata. La questione è che per quanto riguarda i gatti, la normativa vigente prevede l’accalappiamento, la sterilizzazione e poi la rimessa in libertà dell’animale. Il gatto quindi torna ad essere libero però sterilizzato. Per i cani invece, ciò non è previsto. Se catturato il cane sarà sterilizzato e custodito nel canile sanitario. Un’opzione proposta dall’Asp veterinaria lametina è stata quella di “creare” un cane di quartiere: sterilizzare un cane, rimetterlo in libertà, ma dandolo in custodia ad un gruppo di cittadini di un determinato quartiere, che così facendo, decidono di occuparsene, evitandone il randagismo.

Il problema va sicuramente gestito opportunamente e al più presto, anche perché in città si sta diffondendo un modo alquanto macabro e discutibile per ovviare al fenomeno del randagismo: l’avvelenamento dei cani e gatti con il cibo. È di qualche giorno fa, infatti, la notizia di questa triste pratica messa in atto da qualcuno che non ha trovato altra soluzione per questo problema che avvelenare i cani e i gatti mischiando a della carne alcune dosi di veleno. Il fenomeno del randagismo esiste e andrebbe gestito, ma in maniera adeguata.

 Claudia Strangis

 

cani-randagi.jpg

cani-randagi-piazza-italia-lamezia.jpg

Randagi-palasport1-2013.jpg

randagi-cani.jpg

© RIPRODUZIONE RISERVATA