Lamezia, Reale: "Io soggetto a rischio chiedo risposte chiare sulla campagna vaccinazioni in Calabria"

Italo-Realeok_33324_bc962_412b5_52a0b_87656.jpgLamezia Terme - Partendo da un vissuto personale, Italo Reale chiede chiarezza e organizzazione nella campagna vaccinazioni Covid in Calabria: "Il 2 febbraio - racconta - dovrò essere a Roma per un controllo medico che non posso più rinviare. Alcune patologie con cui convivo da diversi anni mi qualificano come persona particolarmente a rischio e non credo di essere troppo pessimista se ritengo che difficilmente supererei le conseguenze del Covid. Conosco il valore etico dell’uguaglianza e non chiedo che si ponga attenzione particolare al mio problema (che è uguale a quello di molti) ma debbo rilevare che, alla data di ieri, la percentuale dei vaccini utilizzati in Calabria è del 43,3 % che vuol dire che ad oggi, sabato 16 gennaio, in frigorifero sono conservati, quindi non utilizzate, circa 20 mila dosi. In altre parole, sono accantonate 20 mila occasioni per ridurre il contagio, per impedire altri malati e probabilmente altre vittime. Non si tratta quindi solo di numeri ma di un comportamento che richiama una incapacità irresponsabile che fa male quando pensiamo agli amici che sono stati in pericolo di vita ed a quelli che hanno perso persone care. Le altre due grandi Regioni del Sud hanno tutt’altri numeri (fantastica Campania) a dimostrazione che non è conseguenza di una atavica arretratezza ma dell’incapacità della Calabria (la Regione si riteneva competente sino a qualche giorno fa sul piano vaccini) e di scelte sbagliate del Governo".

"Per iniziare - prosegue Reale - dall’inconcludenza è certificata sullo stesso piano approvato dal Commissario che a pag.4 afferma” la stesura ha previsto solo parzialmente il coinvolgimento di operatori del sistema sanitario regionale” e poi aggiunge che per il proseguo si procederà invece a chiamare altre figure professionali. E’ chiaro che il piano è stato redatto a tavolino (ed in una notte) dalla Regione perché contiene soprattutto affermazioni già presenti nelle circolari ministeriali e di altre Regioni ed i pochi riferimenti locali cono così scontati fa essere banali. La cosa però che lascia interdetti e che non abbiamo notizia che sia stata attivata l’acquisizione di quei dati sul territorio che sono necessari per una vaccinazione diffusa che, speriamo, potrebbe partire nel mese febbraio con l’arrivo dei quei vaccini che dovrebbero avere condizioni di conservazione più semplici. Naturalmente vi sono persone responsabili all’interno della struttura sanitaria che stanno già lavorando a delle soluzioni ma la sfida al Covid si vince se su tutta la Regione si riesce ad intervenire con uguale efficacia. In altre parole - afferma ancora - chi si sta preoccupando di come e quando vaccinare i medici di famiglia (che sono una delle strade più immediata per allargare), di verificare se i loro studi professionale sono in grado di affrontare una sfida globale ? Chi sta chiedendo ai Sindaci il reperimento di luoghi dove realizzare aree di vaccinazioni? Chi sta valutando il personale necessario ad una campagna di massa? Chi si sta chiedendo se in alcuni comuni montani non sia il caso di inviare delle unità mobili e chi sta lavorando perché le strutture di organizzazione e di contatto con il pubblico siano in grado di organizzare il flusso di cittadini e di dati".

"In altre parole, chi sta lavorando perché il piano della prossima fase sia una programmazione effettiva sostenuta da dati che propongono delle alternative e delle soluzioni concrete. Riterrei cortese , da parte del Commissario, dare una risposta e magari confrontarsi con chi, all’interno ed all’esterno delle strutture si occupa di sanità partendo anche dalle sofferenze che provoca la malattia. Non solo ,ma nel decreto si intravede anche una “manovra da basso impero” per sostenere un dirigente che a , mio avviso, non è stato all’altezza dei problemi. Infatti - prosegue - a pag.6 del decreto si legge: “Preso atto che il contenuto del Piano allegato è stato condiviso con il dr Antonio Belcastro, già delegato del Presidente della Giunta Regionale”.

"Come è possibile, se il Governo ha riconosciuto al Commissario l’autorità sull’emergenza covid, che si possa fare intravedere la volontà di trovare un ruolo ad un dirigente regionale che non lo ha più in quanto era soggetto attuatore di una competenza che lo Stato ha rivendicato . Debbo dire che la vicenda mi ricorda quella di un certo commissario dell’Esac che era attaccato al suo incarico come una cozza allo scoglio. Ora mi pare evidente che Longo non sa a quale santo votarsi ma questo non gli consente, in modo surrettizio, di affidare incarichi che sono della Regione o di raccomandare chi ha avuto la responsabilità della falsa partenza nella prima fase della vaccinazione. Non so - conclude - se martedì avremo un Governo che finalmente deciderà di porre attenzione alla Calabria, forse, nel frattempo il Commissario Longo, potrebbe iniziare a valorizzare persone che, sul campo, hanno dimostrato di saperci fare".

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